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I musei italiani ancora troppo poco social

I musei italiani non usano i social media per creare una relazione bi-direzionale con il pubblico, sia a causa della mancanza di competenze professionali specializzate sia perché privilegiano la comunicazione tradizionale. È quanto emerge da “#SOCIALMUSEUMS. Social media e cultura fra post e tweet”, il decimo Rapporto dell’associazione Civita incentrato sul rapporto fra istituzioni culturali e social media. Secondo l’indagine, condotta insieme con Unicab, l’utilizzo delle piattaforme social, come mezzo per entrare in relazione con i propri pubblici o per attrarre visitatori, non costituisce ancora, per i musei italiani, un obiettivo strategico e rilevante. Alla base di tale scelta c’è una scarsa conoscenza delle effettive potenzialità dei social, dovuta alla poca esperienza e alla difficoltà di associare una piattaforma ad obiettivi specifici. Fanno eccezione i musei d’arte contemporanea, capaci, al contrario, di richiamare non solo i giovani “nativi digitali”, ma anche un pubblico più trasversale e meno assiduo. Ma il linguaggio impiegato nella comunicazione dei musei sui social media spesso non è inclusivo e risulta inadatto a un’audience digitale. Dai risultati della ricerca – curata da Luca De Biase, fondatore e caporedattore di Nòva, e Pietro Antonio Valentino, vicepresidente del comitato scientifico di Civita – emergono, inoltre, due ostacoli che limitano la comunicazione sui social da parte delle istituzioni museali: i vincoli normativi, come quello che riguarda l’utilizzo delle immagini delle opere d’arte sui canali digitali, e le difficoltà finanziarie che non consentono l’acquisizione di professionalità specializzate all’interno dei musei.

(Fonte L’Unità 31 marzo 2016)