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Agroalimentare, città bio e Art Bonus

Ringraziamo l’onorevole Silvia Fregolent e il quotidiano l’Unità per aver concesso la riproduzione del suo articolo, pubblicato venerdì 22 gennaio 2016. Ecco il testo:

Nel nostro paese cultura non indica soltanto opere artistiche, archeologiche o architettoniche ma anche paesaggio, artigianato e prodotti agroalimentari di qualità. Si tratta di un nuovo approccio di tutela e valorizzazione delle ricchezze territoriali capace di coniugare tutte queste componenti in un sistema di offerte in grado di produrre opportunità di crescita economica, occupazionale e sociale.

Sta qui l’idea che l’associazione nazionale delle Città del Bio, con il suo presidente Antonio Ferrentino, ha voluto rilanciare lunedì scorso 18 gennaio a Torino attraverso il convegno “Art bonus, mecenati di oggi per l’Italia di domani” dove amministratori pubblici, rappresentanti delle istituzioni culturali e le imprese coinvolte hanno rimarcato l’idea che gli incentivi per le sovvenzioni private, introdotte dalla Legge numero 106 del 2014, non siano dettate solo da un criterio di vantaggio fiscale ma abbia una motivazione anche educativa, più profonda e ampia.

Garantire una corretta e continua manutenzione, restauro e fruizione delle molteplici opere d’arte, di ogni tipologia, presenti in tutte le regioni, è infatti soltanto un aspetto, seppur fondamentale, del nostro sistema culturale.

Gli straordinari paesaggi agricoli ed ambientali modellati da una millenaria interazione sostenibile fra uomo e natura in cui l’evoluzione è avvenuta in un costante rispetto del patrimonio di biodiversità animale e vegetale, le molteplici produzioni tipiche del settore agroalimentare e dell’artigianato di qualità che sono vanto e traino del Made in Italy nel mondo, sono essi stessi i risultati inconfutabili di un contesto culturale unico capace di tramandare mestieri, saperi e modalità di fabbricazione tradizionali integrandoli via via con le innovazioni migliorative che la modernità ed il progresso ha potuto offrire.

E le Città del Bio, con i loro modelli di crescita legati alla promozione integrata di questi patrimoni e di una ricerca mirata del recupero di tecniche di produzione rispettose della salute e dell’ambiente, hanno fatto delle loro specificità un volano di opportunità e progresso; azioni virtuose che devono essere però accompagnate da efficaci politiche pubbliche.

Nel corso del dibattito è quindi emersa la necessità, sollevata in particolare dalle imprese e dagli amministratori dei piccoli comuni (le realtà demografiche minori sono ancora oggi elemento caratterizzante di vitalità, salvaguardia del territorio e tutela delle peculiarità presenti) di promuovere ulteriori modelli di mecenatismo coniugati quindi con una idea di “cultura” più ampia rispetto al passato e capace di rappresentare finalmente un elemento fondante e distintivo di una rinnovata politica di sviluppo.

La legge di Stabilità 2016 ha già introdotto alcuni strumenti normativi che vanno in questa direzione. Mi riferisco alle norme sulla cosiddetta “Benefit Corporation” che promuove la diffusione di società che abbiano anche l’obiettivo di migliorare l’ambiente naturale e sociale nel quale operano. Le società benefit potranno infatti destinare una parte delle proprie risorse gestionali ed economiche alla conservazione e al recupero di beni artistici ed archeologici o al sostegno di attività culturali e sociali.

Ma anche l’Art Bonus potrebbe essere integrato e migliorato, a partire dall’introduzione di modalità semplificate di interventi da parte dei singoli cittadini per incentivare le piccole donazioni, e dall’ampliamento della platea dei beneficiari per poter coinvolgere anche le opere private di interesse pubblico e la promozione di eventi ed attività di carattere culturale.