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“La nuova Europa riparte da te”

Si è svolto ad Arco (Trento) l’incontro “La nuova Europa riparte da te”, un’interessante iniziativa nazionale di formazione e dibattito sui temi della nuova Europa che, dopo il voto europeo, ha evidenziato la necessità di cambiare rapidamente verso alle politiche del vecchio continente, un nuovo orizzonte strategico per la crescita ed anche per l’autonomia del nostro Paese.

europa-riparte-da-teAlle due giornate del seminario, promosso dall’Associazione TrentinoEuropa con il patrocinio ufficiale del gruppo parlamentare del Partito Democratico, hanno preso parte parlamentari europei e nazionali, esperti ed accademici, amministratori provinciali, tra i quali: il viceministro all’economia Enrico Morando, molti parlamentari europei e nazionali come Simona Bonafè, Isabella Demonte, Brando Benifei, Marco Di Maio, Lia Quartapelle, Giorgio Tonini, Michele Nicoletti, Chiara Braga, Alessia Rotta, gli Assessori provinciali Sara Ferrari ed Alessandro Olivi, il Sindaco di Trento Alessandro Andreatta, l’economista Luigi Marattin, del membro della Direzione Nazionale e presidente di TrentinoEuropa Elisa Filippi e molti altri.

Pubblichiamo di seguito l’intervento di Flavia Piccoli Nardelli, vicepresidente della Commissione Cultura alla Camera.

“La nuova Europa riparte da te”
Arco, 13-14 Settembre 2014
Intervento dell’On. Flavia Piccoli Nardelli

Cari Amici, ringrazio Elisa Filippi per l’invito a partecipare a questa Tavola rotonda. Invito che ho accettato con molto piacere, perché incrocia temi attualissimi che seguo come Segretario della Commissione Cultura della Camera dei Deputati e che sono stati discussi nelle giornate del 3 e del 4 settembre a Bruxelles dalla Commissione Cultura europea.

In quell’incontro, previsto nell’agenda del semestre europeo di Presidenza italiana e presieduto da Silvia Costa, sono stati ascoltati Dario Franceschini, ministro italiano dei Beni Culturali e del Turismo, e Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica.

È evidente che la Presidenza italiana intende avere un ruolo particolarmente importante in una materia così cruciale per il nostro Paese.

Sul futuro della politica culturale europea ci sono state nel corso della passata legislatura diverse risoluzioni da parte del Parlamento europeo di cui dobbiamo tener conto: per aumentare gli stanziamenti di bilancio alla cultura, per digitalizzare il patrimonio culturale, per ridurre l’iva sui prodotti culturali, per stabilire l’eccezione culturale nei rapporti commerciali con l’estero, per eliminare gli ostacoli alla libera circolazione in Europa degli autori e dei prodotti artistici e culturali.
Sono tutti elementi che devono essere completati nei nuovi programmi delle politiche comunitarie.

Le posizioni nazionali e politiche sono ancora oggi divise fra chi vuol ridurre al minimo le competenze dell’Unione in campo culturale e chi spinge perché l’Europa si assuma ruoli strategici sul patrimonio e le attività culturali europee.

Di particolare importanza, quindi, capire quali sono le prospettive italiane per quanto riguarda, da un lato, l’istruzione e la formazione, e dall’altro la grande partita del patrimonio culturale italiano.

Al riguardo molto è stato fatto, basti pensare alla battaglia portata avanti perché la cultura fosse pienamente presente nella nuova programmazione finanziaria pluriennale 2014-2020, non solo nel programma specifico “Europa Creativa”, ma anche nell’ambito delle altre politiche, dalla ricerca alla coesione, dallo sviluppo rurale a Erasmus Plus a COSME.

Con il solo programma Horizon 2020 ci sono a disposizione 78,6 miliardi di euro dedicati alla ricerca, all’eccellenza nella scienza, alla cultura e alle scienze sociali, suddivisi sui prossimi sette anni. Un budget che è aumentato del 30% rispetto a quello stanziato nel settennato precedente e che ha lo scopo di fornire a ricercatori e aziende i capitali necessari a fare ricerca e a produrre innovazione.

In particolare il programma Europa Creativa assicura l’impegno europeo per rendere la cultura presente nella nuova programmazione finanziaria 2014-2020, anche nell’ambito di tutte le altre politiche comunitarie.

Per l’Italia si tratta di una opportunità preziosa per ridare slancio ad un settore in difficoltà. La crisi economica ha di fatto ridotto i fondi per la ricerca delle aziende, grandi e piccole. Mentre i tagli alla spesa pubblica hanno depotenziato il settore universitario e culturale.

Attrarre fondi europei significa creare posti di lavoro e produrre ricchezza. Ma c’è di più, una rete di ricerca ben strutturata ha la capacità di trattenere le eccellenze italiane ed attrarre quelle che dall’esterno ancora vedono l’Italia come un luogo di cultura privilegiato. Questo significa sviluppo.

Dobbiamo consolidare e rilanciare questi risultati, come dimostra il documento intitolato “Europa: un nuovo inizio” che precisa il quadro strategico che si intende perseguire in questi sei mesi.

L’attenzione principale è posta al rilancio dell’economia, alla creazione di nuove opportunità occupazionali, con uno sguardo privilegiato ai giovani e alle professioni del settore culturale e creativo, della green economy o dell’economia sociale, alla ricerca e all’innovazione, alla modernizzazione dell’economia attraverso internet, le tecnologie e la comunicazione digitale, unitamente al Mercato Unico per le comunicazioni elettroniche, elementi indispensabili per innescare una crescita sostenibile e inclusiva.

In un’ottica di revisione della strategia Europa 2020, è necessario proporre una discussione politica sul futuro ruolo dell’istruzione e della formazione nelle agende nazionali ed europee per la crescita, evidenziando l’impatto degli investimenti in tali ambiti sull’economia, sulla competitività e per la creazione di posti di lavoro. In questo quadro, si dovrà puntare su istruzione e formazione professionale, sull’interrelazione tra istruzione e occupazione e sull’educazione all’imprenditorialità.

Il ministro Giannini ha dichiarato che l’attuale quadro di crisi strutturale potrà essere superato solo con investimenti significativi in termini non solo finanziari ma anche culturali. Si impone un rinnovamento profondo dei sistemi di istruzione e di ricerca. Il rinnovamento dovrà considerarsi la parola chiave del programma del semestre sviluppando l’azione comunitaria su due binari: cooperazione e competizione.

Inoltre, si intende lavorare sul ruolo dell’istruzione nell’era digitale, per valutare i progressi compiuti nell’agenda dell’UE “Opening up Education” e per richiamare l’attenzione sul valore che ha nel promuovere una cittadinanza consapevole. Grande attenzione anche verrà data alla formazione a livello di dottorato ed a quello degli insegnanti. La generazione Erasmus dovrà ampliarsi estendendosi a tutti i giovani europei, accrescendo competenze specifiche, linguistiche e culturali, fondamentali per il miglioramento globale delle competenze dello studente europee.

Il valore trasversale della cultura e della creatività verrà sostenuto in tutte le politiche dell’UE.

Il ministro Franceschini, da parte sua, ha precisato che tra i principali obiettivi del semestre c’è poi quello di portare la cultura ed il patrimonio culturale al centro delle politiche di governo nella prospettiva della sua integrazione nel processo di revisione della Strategia Europa 2020, come fattori fondamentali di crescita economica sostenibile e inclusiva.

Il crescente utilizzo di internet offre scenari nuovi e stimolanti. Il dibattito europeo per la digitalizzazione e l’accesso in rete al patrimonio culturale sono il nuovo banco di prova per tutti noi. Occorre infatti sviluppare ulteriormente la rete di contatti che esiste tra il settore del patrimonio culturale e quello delle infrastrutture digitali, organizzando ricerca e sviluppo futuro in comune.

Tutte quelle iniziative europee che si propongono di armonizzare i diversi programmi di ricerca sul patrimonio culturale digitale, sono per noi di grande interesse.

È infatti essenziale per la ricerca nel campo del patrimonio culturale poter contare su infrastrutture digitali che supportino una massa critica di contenuti tali da offrire strumenti e servizi integrati.

È su questo sviluppo di grandi reti per la ricerca che si concentra il work programme di Horizon 2020, che intende così migliorare la competitività dell’Unione e favorire il trasferimento di conoscenze alla società ed all’economia.

Questa è l’importante opportunità che il futuro promette per la crescita delle comunità di utenti dei beni culturali.

Il programma Horizon 2020 concentra le risorse su tre assets principali: Excellent Science, in grado di garantire l’accessibilità alle infrastrutture di ricerca (tra cui le e-infrastrutture) per tutti i ricercatori in Europa e non solo;

Industrial Leadership, che punta a rendere l’Europa un luogo più attraente per nuovi investimenti nel campo della ricerca e dell’innovazione e Social Challenge che riflette gli obiettivi stabiliti nella strategia Europa 2020 per l’occupazione, l’istruzione, la ricerca e l’innovazione e l’integrazione sociale.

La digitalizzazione dei contenuti culturali ha ormai sviluppato in generale buone prassi ed ha favorito un’organizzazione del lavoro condivisa mettendo a disposizione degli istituti culturali strumenti efficienti.

La conservazione del digitale invece offre per ora soluzioni frammentate che hanno bisogno di risolvere i problemi specifici di istituzioni diverse che devono adattare infrastrutture tecnologiche e preparare personale competente.

Su questa frontiera dell’interoperabilità tecnica, su quella semantica e sulle barriere legali si gioca la grande partita del futuro per i beni culturali.

Come sappiamo, le digital humanities offrono le migliori sperimentazioni in una contemporaneità nella quale il dialogo tra mondo digitale e mondo analogico è sempre più intenso e significativo.

Le digital humanities sono un settore che in futuro offrirà moltissime opportunità di sviluppo, basti pensare che l’infrastruttura digitale diffusa, i sensori, i dati del restauro, le informazioni sugli oggetti, fanno sì che non ci sia necessità di impiegare dei programmatori ma di utilizzare personale qualificato nel trattare i beni culturali, che abbia competenze specifiche per mettere insieme i dati del restauro, guardare la provenienza e la descrizione, verificare le competenze lessicali con dei livelli di semplificazione del messaggio a seconda di chi legge e sincronizzare le informazioni su diverse lingue.

La presenza di piattaforme digitali di authoring, di pubblicazione di contenuti transmediali e multidevice di facile utilizzo permette di realizzare contenuti originali, aprendo opportunità di valorizzazione di contenuti particolarmente significativi.

I nuovi progetti, Horizon 2020 ed Europa Creativa, ci impongono un mutamento di prospettiva: non più la tutela, il riordino e la valorizzazione del bene culturale, ma ci chiedono di produrre cultura.

È una modifica sostanziale che cambia completamente il quadro di riferimento e che è tutt’altro che indolore. Significa infatti mettere a disposizione i dati dei nostri archivi, delle biblioteche, dei musei, di cui è così ricco il nostro mondo, alle imprese che a vario titolo producono cultura.

L’obiettivo, come sappiamo, non è quello di distribuire risorse, ma di mettere a disposizione il sapere custodito nelle Accademie affinché ne possa beneficiare l’industria creativa tutta. Così come accade negli altri Paesi europei.

Il mondo italiano della cultura è fatto di realtà spesso piccole ed impreparate ad affrontare, senza le dovute strutture e senza adeguate consulenze, i bandi stessi. Troppo spesso in Italia l’aspetto creativo è confuso con quello esecutivo, questo mortifica la progettazione in favore di quello che è maggiormente misurabile sul piano burocratico.

In questo ambito l’obiettivo è di realizzare una strategia e una governance multilivello e più integrata tra Ministeri, le Regioni e gli enti locali per le politiche culturali per un approccio strategico di valorizzazione di beni culturali, industrie culturali e creative e media, anche per ottimizzare l’impiego delle risorse e verificare il raggiungimento degli obiettivi; attrezzare adeguatamente in termini di professionalità, risorse, strumenti e capacità di consulenza strategica i desk nazionali di Europa Creativa e prevedere sportelli/hub regionali; sensibilizzare le banche nazionali ed altri intermediari finanziari a partecipare ai bandi per il Fondo Europeo di garanzia, anche in partenariati innovativi.

Per questo nel decreto “Valore della cultura” al comma 9 dell’art. 8 è stato previsto l’attivazione di un tavolo Miur – Mibact, oggi pienamente operativo, che segua Europa Creativa aiutando le piccole imprese e i diversi attori a coglierne le opportunità.

Per gli ambiti della Commissione cultura ricordiamo che, al momento, le infrastrutture digitali europee di ricerca sui beni culturali sono 3: CLARIN per la linguistica, IPERION-CH sulla storia dell’arte e poi c’è DARIAH, la più importante infrastruttura nel settore delle scienze umane e sociali.

In particolare, DARIAH ha come missione l’allestimento di una rete di strumenti, informazioni, esperti e metodologie per la ricerca nel settore digital humanities. Si propone come l’infrastruttura di supporto per i ricercatori e utilizzatori che lavorano per la fruizione digitale del patrimonio culturale. Mette a disposizione testi, ricerche, buone pratiche e standard metodologici e tecnici, facendo perno sul CNR di Roma che svolge il ruolo di attuatore scientifico.

In conclusione di questo necessariamente breve quadro siamo tutti convinti che la crisi strutturale che attraversa il nostro Paese potrà essere superata solo con investimenti significativi in termini non solo finanziari ma anche culturali rinnovando profondamente oltre i sistemi di istruzione e ricerca anche le infrastrutture che utilizzano.

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