Nel question time svoltosi alla Camera di mercoledì 22 ottobre i parlamentari della Commissione cultura del Partito Democratico hanno chiesto al ministro Franceschini di spiegare quali siano le modalità, i tempi e le modalità della riforma in atto per la riorganizzazione del Ministero per i beni, le attività culturali e il turismo.
Testo dell’interrogazione al ministro Franceschini
Al Ministro per i beni, le attività culturali e il turismo. — Per sapere – premesso che:
nel rispetto delle misure previste dall’articolo 2, comma 10, del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, nonché dall’articolo 16, comma 4, del decreto-legge n. 66 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, risulta approvato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
si apprende positivamente – da recenti dichiarazioni del Ministro interrogato – che tale riorganizzazione, nata da esigenze di spending review, è stata l’opportunità per intervenire e porre rimedio ad alcuni problemi riconosciuti ed evidenziati dagli addetti ai lavori nell’ultimo decennio, quali: l’assoluta mancanza di integrazione tra i due ambiti di intervento del Ministero, la cultura e il turismo; l’eccessiva moltiplicazione delle linee di comando e le numerose duplicazioni tra centro e periferia e i frequenti conflitti tra direzioni regionali e soprintendenze; il congestionamento dell’amministrazione centrale, ingessata anche dai tagli operati negli ultimi anni; la cronica carenza di autonomia dei musei italiani, che ne limitano grandemente le potenzialità; il ritardo del Ministero nelle politiche di innovazione e di formazione;
la riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ai fini di maggiore efficienza e funzionalità è senza dubbio utile e perciò deve essere attivata nella massima chiarezza dei principi che la ispirano –:
quali siano i principi ispiratori dell’intervento e in che tempi il Ministro interrogato intenda attuare l’annunciata riforma dell’organizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
(3-01108 ) Maria Coscia, Piccoli Nardelli, Ascani, Blazina, Bossa, Carocci, Coccia, Crimì, D’ottavio, Ghizzoni, Malisani, Malpezzi, Manzi, Narduolo, Orfini, Pes, Rampi, Rocchi, Paolo Rossi, Sgambato, Ventricelli, Martella, Rosato E De Maria.
Question time
Seduta del 22 ottobre 2014
Illustrazione di Roberto Rampi
Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo appreso positivamente della volontà e dell’attività in corso nella revisione dell’organizzazione del Ministero, che nasce da esigenze di revisione della spesa positiva e necessaria. Si sta, in realtà, intervenendo in maniera più organica sul Ministero per renderlo più efficiente e più efficace e per far funzionare meglio i diversi livelli anche nella direzione dell’autonomia delle diverse realtà territoriali. Ci interessa capire meglio quali sono queste modalità, quali sono i tempi e come si sta svolgendo questo intervento.
Risposta del Ministro Dario Franceschini
Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, come ricordava l’onorevole Rampi, la riorganizzazione del Ministero parte dalle esigenze imposte dalla spending review di ridurre di un certo numero i dirigenti di prima e di seconda fascia. La valutazione che abbiamo fatto, poiché negli anni precedenti è stato svolto un lavoro di studio molto approfondito, è stata di utilizzare questa occasione non semplicemente per una riduzione aritmetica, ma per intervenire profondamente nella struttura del Ministero. Il DPCM è già stato approvato dal Consiglio dei ministri, è già stato firmato ed è in questo momento nella fase di registrazione della Corte dei conti; io ritengo che all’inizio di novembre le norme potranno essere operative e si potrà avviare la fase applicativa.
La riforma – in tre minuti, devo essere necessariamente sintetico – interviene profondamente nella riorganizzazione del Ministero e, per esempio, nella diminuzione del ruolo dei direttori regionali, che sono spesso stati criticati come luogo di sovrapposizione con i poteri delle soprintendenze, ma il cuore della riforma interviene profondamente in una cosa che è stata discussa per molti anni in Italia: la distinzione tra tutela e valorizzazione.
Noi siamo un Paese che ha un grande patrimonio di conoscenza, di professionalità e di legislazione nel settore della tutela del patrimonio che va salvaguardato; abbiamo avuto una scarsa capacità di investire nella valorizzazione dei nostri beni monumentali, dei nostri musei, di questo patrimonio incredibile che abbiamo, anche quello di proprietà dello Stato.
La riforma divide queste due funzioni: le soprintendenze da oggi in poi si occuperanno soltanto di tutela del territorio e lo faranno anche legandosi il più possibile con le università e il CNR, cioè con la parte formativa. Io penso un po’ al modello dei policlinici universitari, dove c’è un ospedale e una facoltà di medicina e si uniscono le due esperienze. Questo per quanto riguarda le soprintendenze. Non si occuperanno più di musei, perché oggi le soprintendenze gestiscono i musei, anche i grandi musei italiani, attraverso dei semplici funzionari alle dipendenze gerarchiche del soprintendente.
I musei avranno una filiera distinta dalla direzione generale dei musei, ai poli museali regionali, ai musei che avranno, intanto cominciando dai venti più grandi, un’autonomia contabile e amministrativa, con la possibilità di nominare dei direttori presi attraverso delle procedure di selezione pubblica che ne garantiscano la professionalità e investiranno molto sulla valorizzazione del nostro patrimonio.
Questo è il cuore della riforma, che naturalmente comporta una fase applicativa difficile, perché va costruita l’autonomia dei musei, vanno introdotti dei principi contabili. Ad oggi, di un museo statale non è nemmeno possibile conoscere esattamente il bilancio, perché le funzioni e il personale sono assolutamente confusi o mescolati con quelli della soprintendenza.
Io credo che questa operazione potrà portare a due benefici: maggiori risorse professionali e di tempo delle soprintendenze per le loro funzioni di tutela svolte in modo moderno e, finalmente, un investimento di valorizzazione sullo straordinario patrimonio dei musei e dei monumenti dello Stato che abbiamo nelle nostre mani.
Replica di Maria Coscia
Signor Presidente, noi prendiamo atto con soddisfazione della risposta, perché come lei già sottolineava non c’è dubbio che nel nostro Paese dobbiamo fare dei passi avanti molto più decisi proprio nella direzione della valorizzazione del nostro straordinario patrimonio che ci viene riconosciuto in tutto il mondo, a partire appunto dai musei, che per essere competitivi hanno bisogno di sviluppare un’autonomia riconosciuta dallo Stato, insieme a risorse economiche e professionali adeguate.
Così come ci sembra importante anche chiarire le competenze delle soprintendenze, anche attraverso l’unificazione, che è una delle parti previste nella riorganizzazione tra il paesaggio e anche il territorio.
Infatti anche questo, come lei sa, Ministro, è uno dei temi delicati che spesso torna, perché si fa carico alle sovrintendenze di presunti ritardi nella tutela del patrimonio, quando appunto in realtà c’è bisogno di avere una semplificazione, che però nello stesso tempo rispetti la tutela del paesaggio.