(8 aprile 2014) Il comparto culturale genera una fetta di Pil stimata intorno al 15 %. Uscire dalla crisi significa in primo luogo capire come essa è nata e le conseguenze in termini di risorse ridotte per tutto il mondo della cultura: meno 20 % di finanziamenti pubblici; meno 30 % di finanziamenti privati; meno 35 % di contributi da parte delle fondazioni bancarie.
E questo attiene ai Beni culturali, ma anche alla ricerca, alla scuola, all’università. L’ultimo punto del volume di Fabio Donato “La crisi sprecata. Per una riforma dei modelli di governante e di management del patrimonio culturale italiano” (Aracne, 2014, pagg. 188) affronta ciò che la crisi permette di mettere in moto e quello che si necessita per farlo: una nuova governante, nuove progettualità e concentrarsi sull’ Europa, i territori e il digitale.
Nel volume di Donato vi è un’analisi puntualissima sui meccanismi che oggi regolano la gestione dei beni culturali (dai modelli virtuosi ad alcune storture). Nel quarto e ultimo capitolo elenca alcune proposte: lo sviluppo di sistemi manageriali, coerenti con le caratteristiche del nostro patrimonio culturale; un approccio più partecipato con i cittadini; l’incremento di forme di partenariato tra soggetti pubblici e privati. E ancora: creare sistemi territoriali integrati e modelli gestionali a rete. Una delle nostre ricchezze è proprio il museo diffuso sul territorio che va valorizzato.