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La Camera approva la legge che istituisce premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno

«La responsabilità di coltivare le radici culturali della nostra identità nazionale e rinnovarle, in una condizione di grandi mutamenti come quelli che caratterizzano questa prima parte del terzo millennio, per noi, e’ di straordinaria importanza …

Non solo conservare, ma innovare; non solo condividere il sapere tra pochi, ma allargare le potenzialità della conoscenza a tutti. Sono questi i motivi che ci hanno portato a sostenere, con convinzione, il provvedimento che istituisce il Premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno approvato oggi dalla Camera», sottolinea in una nota Flavia Piccoli Nardelli, vice presidente della Commissione Cultura della Camera.

fondiarchivistici1La legge, che istituisce il Premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno (1889-1921), prevede una Borsa di studi ripartita in due anni di 40.000 euro da assegnare per concorso a un ricercatore di storia contemporanea e di scienza politica e lo stanziamento di un contributo straordinario per la Biblioteca e l’Archivio storico della Fondazione. Il premio, che vede come primi firmatari gli On.li Antonio Di Staso (PDL) e Dario Ginefra (PD), è un esempio non frequente di Premio nazionale che nasce e si ispira a valori alti espressi dal Mezzogiorno.

La ricerca storica riguarderà una delle materie: a) il socialismo nel XXI secolo in Italia e nel mondo; b) conflitti sociali e lotte politiche tra passato e futuro; c) socialismo e Mezzogiorno; d) cambiamenti istituzionali regionali e locali avvenuti nel Mezzogiorno d’Italia nel XX secolo e previsioni per il XXI secolo. e) studio del fenomeno della violenza politica, sia verbale che fisica, del suo sviluppo, delle sue forme, degli strumenti per combatterla; f) ideali di giustizia, di solidarietà e pace in Italia e nel mondo.

Pubblichiamo di seguito la dichiarazione di voto dell’on. Flavia Piccoli Nardelli al provvedimento.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1092-B)
Resoconto stenografico

FLAVIA PICCOLI NARDELLI. Grazie, Presidente. Gentile Presidente, cari colleghi, ricordo a me stessa e a quest’Aula, non ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che tutto ricollegano ad una tesi precostituita che prevede solo certezze, che la Fondazione «Giuseppe Di Vagno» è parte del mondo degli istituti culturali italiani, che sono luoghi di elaborazione e divulgazione della nostra cultura umanistica o scientifica e custodiscono un patrimonio di libri e di archivi che sono la vera base culturale su cui poggia il Paese.

Sono realtà di diritto privato e di interesse pubblico che in modo virtuoso hanno saputo coniugare pubblico e privato, in anticipo su quanto ormai è acquisito dalle nostre politiche culturali. Archivi, biblioteche, formazione, ricerca nazionale ed internazionale, creazione di reti sul territorio, investimento sul digitale, costituiscono i punti di forza di questo mondo, legato spesso alla parte migliore delle culture politiche del nostro Paese.

È un’occasione positiva quella che oggi ci vede approvare un sostegno per il potenziamento della biblioteca e dell’archivio storico della Fondazione «Giuseppe Di Vagno», perché le condizioni in cui si svolgono gli studi, negli archivi e nelle biblioteche italiane, richiamano la nostra attenzione sulle fonti storiche relative alla storia del Novecento, di cui fra qualche anno si potrà o non si potrà più disporre.

divagnoOggi il quadro complessivo di versamenti, depositi, doni, acquisizioni, che devono formare una base dati facilmente interrogabile da parte degli studiosi di storia contemporanea, ci restituisce nel nostro Paese un’immagine piuttosto irregolare ed eterogenea, a macchia di leopardo, soprattutto nel Sud.

Garantire conservazione e consultazione; è questo il compito che la Fondazione «Giuseppe Di Vagno» svolge in Puglia per una significativa parte di archivi, che vanno da quello di Giuseppe Di Vagno, ucciso nel settembre del 1921 a Mola di Bari da una squadra fascista e onorato da questo Parlamento nella seduta del 4 novembre 1921 dal Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi, fino all’archivio storico del socialismo in Puglia, che via via ha assunto la fisionomia di archivio della memoria democratica pugliese.

Si tratta di oltre 55 fondi di esponenti della politica, non solo pugliesi e non solo socialisti, la maggior parte già inventariati e pubblicati. Tra questi il più recente è quello di Beppe Patrono, un intellettuale politico di origine azionista e socialista che ha attraversato la Resistenza e il secondo dopoguerra fino agli anni Novanta e che ha frequentato da Salvemini a Capitini, da Ernesto Rossi a Ferruccio Parri, da Giorgio Spini a tutti i più grandi intellettuali del secondo dopoguerra.

L’archivio della Fondazione Di Vagno è nella rete Archivi del Novecento, che dal 1991 raccoglie gli archivi di oltre ottanta istituti culturali italiani, con oltre 750 fondi archivistici descritti, di cui 280 circa con inventario analitico.

Il progetto, che è nato come progetto culturale prima che informatico, nel corso degli anni, ha collegato e integrato la documentazione archivistica conservata in luoghi diversi del nostro Paese, favorendo le complementarietà, le intersecazioni, al fine di costruire un grande archivio virtuale della storia, della cultura e della politica italiana, su un arco cronologico ben definito, che è quello del Novecento. Un patrimonio che può presentarsi alla fine degli ordinamenti e delle inventariazioni come un corpus unitario, sul quale poter comporre itinerari di ricerca sulle fonti primarie, permettendo, quindi, da un lato, l’ordinamento della ricerca, dall’altro, la connessione in rete tra archivi collocati in tutto il territorio nazionale.

Va ricordato, d’altra parte, che anche la biblioteca della Fondazione Di Vagno conta oltre 11 mila volumi con sezioni di storia dell’Italia, di politica economica, lavoro e sindacati, socialismo e comunismo, diritto e amministrazione pubblica. Di particolare significato è la serie di periodici: 200 testate tra quelle attive e spente. La biblioteca fa parte del sistema bibliotecario nazionale, ha immesso in rete il 60 per cento del proprio patrimonio, aderisce al sistema SBN, attraverso il polo bibliotecario della provincia di Bari. Fra le attività degli istituti culturali, ultima per importanza è il sostegno alla ricerca attraverso borse di studio che contribuiscono a dare respiro alla cultura umanistica, oggi fortemente impoverita. L’istituzione del Premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno, rivolto a giovani studiosi, ha come oggetto il socialismo, i cambiamenti politici e istituzionali del Mezzogiorno, i conflitti sociali e le lotte politiche, lo studio del fenomeno della violenza politica. Incentivare e promuovere nuove ricerche da parte di giovani studiosi, sarà un segnale importante per il mondo della ricerca.

L’integrazione in reti di biblioteche e archivi e di sostegno alla ricerca sono, dunque, parte importante della politica culturale delle istituzioni tutelate dal Ministero per i beni e le attività culturali in base alla legge n. 534 del 1996. Fanno parte di una tabella triennale, come sanno i nostri colleghi del MoVimento 5 Stelle, normata da regole certe e controlli puntuali, che tengono conto del patrimonio posseduto, dell’apertura al pubblico, del lavoro di riordino e digitalizzazione, delle ricerche promosse, di borse di studio e di partecipazione a progetti di ricerca nazionali e internazionali.

La Fondazione Di Vagno fa parte anche dell’Associazione degli istituti culturali italiani. Riprendo, concludendo il mio intervento, quanto ha detto il presidente della associazione, il professor Valdo Spini, ricevuto ieri al Quirinale dal Capo dello Stato, quando ha sostenuto che gli istituti rappresentano una ricchezza straordinaria e rispecchiano fedelmente il pluralismo e la stratificazione culturale italiana, offrendo servizi di pubblica utilità e contribuendo, in modo significativo, alla formazione dei giovani in un momento di drammatica crisi dell’occupazione giovanile.

Ciò nonostante, la diminuzione dei finanziamenti pubblici e soprattutto il ritardo nella loro attribuzione, sommati alla mancanza di una possibilità di defiscalizzazione dei contributi privati – e lo sappiamo, avendo approvato l’art bonus e sapendo che questo è un vulnus all’interno di quella che è la possibilità di spenderlo sul patrimonio culturale del nostro Paese – sono tutti elementi che rendono la vita degli istituti e delle fondazioni culturali precaria e difficile.

Ma la responsabilità di coltivare le radici culturali della nostra identità nazionale e rinnovarle, in una condizione di grandi mutamenti, come quelli che caratterizzano questa prima parte del terzo millennio, per noi, è di straordinaria importanza. Non solo conservare, ma innovare, non solo condividere il sapere tra pochi, ma allargare le potenzialità della conoscenza a tutti. Sono tutti motivi questi che ci portano a sostenere, con convinzione, questo provvedimento e il lavoro della Fondazione Di Vagno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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