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Flavia Piccoli Nardelli è intervenuta alla Camera nel dibattito sul disegno di legge “per il rinnovo dei contratti pubblici” per sostenere l’ordine del giorno n. 9/1898/116, bocciato dalla maggioranza Lega-M5S, che avrebbe voluto impegnare il governo a investire parte dei fondi destinati alla videosorveglianza delle scuole in misure di sostegno per gli insegnanti afflitti da stress da lavoro-correlato: “burnout”.

L’insegnamento è un lavoro duro, non solo fisicamente, ma è considerato tra le professioni più predisposte allo sviluppo di problemi di salute mentale, malattie fisiche o sintomi comportamentali. Un disagio sempre più diffuso, tanto da comportare l’inserimento di tale professione, da parte degli studiosi di settore, tra le helping professions da tenere sotto osservazione.

PiccoliNardelli odg videosorvegnianza AC 1898-A

Di seguito la versione integrale dell’intervento di Flavia Piccoli Nardelli.

Camera dei deputati – XVIII Legislatiura
Seduta 190 di giovedì 13-06-2019
Disegno di legge: S. 1248 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici (Approvato dal Senato) (A.C.1898)

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Presidente, come la collega che mi ha preceduto, anch’io intervengo su un ordine del giorno relativo all’articolo 5-septies, quindi quello che crea un fondo che deve assicurare il finanziamento per i sistemi di videosorveglianza a tutela dei minori e degli anziani di cui già più volte si è parlato in quest’Aula, e che naturalmente va a sostenere un provvedimento che è ancora in discussione al Senato, dove sta subendo delle modifiche. Lo dico perché il fondo è naturalmente frutto di una preoccupazione, quella che i comuni si trovino poi di fronte a un’emergenza nel caso di approvazione della legge di cui nel frattempo si sta modificando il testo, e si trovino a dover finanziare con fondi propri un dispositivo di legge che manchi di copertura.

Quello che noi vorremmo sottolineare è che questi 160 milioni – perché sono 160 milioni – andranno in telecamere, Presidente, e in strumenti per conservare le registrazioni di quanto negli asili, nelle scuole di educazione primaria e nelle case per anziani verrà registrato. Ma noi, come molti di voi, ci siamo spesso chiesti perché si interviene dopo mesi di registrazioni. Certo, vogliamo naturalmente che si arrivi a testimoniare la colpevolezza di chi si macchia di maltrattamenti, ma perché non intervenire subito? A noi preme che questi bambini non vengano vessati, preme che non siano tartassati, allora perché non intervenire utilizzando tutti quegli strumenti che una comunità educante ci consente di utilizzare? Ciò perché nell’ordine del giorno che noi abbiamo presentato si tiene conto di un principio basilare, cioè che non serve in questi casi solo la repressione, ma serve soprattutto la prevenzione, e per prevenire voi sapete tutti che non bastano certo le telecamere, che hanno un effetto demagogico immediato ma che non servono a far sì che si possa intervenire per eliminare o per affrontare meglio il problema; laddove si interviene invece preparando, formando continuamente il personale, aggiornandolo, lavorando in équipe, con quelle équipe psicopedagogiche che sono già previste sullo 0-6 anni e favorendo la collaborazione con le famiglie per quel patto di corresponsabilità educativa a cui noi crediamo fortemente.

L’intervento dell’ordine del giorno è soprattutto su un fenomeno, che è un fenomeno particolarmente grave, quello del burnout. Voi sapete che burnout significa scoppiato, incendiato, bruciato, ed è un fenomeno in crescita notevole nelle nostre scuole, per vari motivi, perché gli insegnanti vengono sottoposti a una pressione che diventa sempre maggiore per la peculiarità del rapporto con gli studenti, con i genitori, con classi che sono numerose, con situazioni di precariato, con conflittualità che si aprono all’interno della scuola, con la necessità costante di aggiornamento, che si aggiungono poi a una trasformazione della società e di uno stile di vita che è sempre più multietnica, multiculturale, e quindi costringe anche a una crescita degli insegnanti continua, ma anche per il continuo evolversi della percezione dei valori sociali di riferimento, con l’inserimento di alunni disabili, con la delega educativa da parte delle famiglie, col susseguirsi continuo di riforme e di evoluzione scientifica con Internet e informatica.

Quindi, Presidente e colleghi, il problema è di una società che oggi si affida sempre di più ad alcune istituzioni, come quella della scuola, e ad alcune categorie, come quella degli insegnanti, e il ruolo dell’insegnante continua ad essere quello fondamentale per l’individuo, per il bambino, o per il gruppo classe. L’insegnante ha a che fare con l’uno e con l’altro, per questo ha bisogno di una formazione iniziale e di una formazione continua, in itinere, in cui il gruppo classe diventa fondamentale, va affrontato con gli strumenti adeguati. Ecco perché noi chiediamo che queste risorse che sono state trovate per strumenti diventino risorse che invece vengono investite sul personale umano che deve affrontare questi temi, su quel mondo della scuola che deve essere in grado di risolvere da solo o con l’aiuto di tutti noi i problemi più gravi che si trova davanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).