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Cultura presidio, non fortino élitario

Pubblichiamo per gentile concessione dell’autore l’articolo di Fabrizio Coscia, pubblicato su Il Mattino, martedì 19 aprile 2016

Per illustrare lo stato delle cose della cultura italiana l’editore Giuseppe Laterza rievoca il celebre sketch di Walter Chiari sul Sarchiapone: qualcosa di vagamente minaccioso che tutti fingono di conoscere ma che nessuno sa bene cosa sia davvero.

«È arrivato il momento», dice, «di smascherare il Sarchiapone, di renderlo Manifesto e alla portata di tutti nel segno della condivisione». Ed è con questo intento – allo stesso tempo chiarificatore, divulgativo e partecipativo – che Laterza ha organizzato un incontro senza precedenti, ieri, con una settantina di esponenti del mondo della cultura – dalla filiera editoriale al teatro, dalla musica ai musei, dalla scuola all’arte contemporanea, dalla scienza al cinema, alla tv – con il ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini. Tra i partecipanti: Flavia Nardelli Piccoli, presidente della commissione Cultura, scienze e istruzione della Camera; Tinni Andreatta, direttrice di Rai Fiction; Paolo Baratta, direttore della Biennale di Venezia; Andrea Carandini, responsabile Fai; Michele Dall’Ongaro, direttore dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia; Tullio De Mauro, per la Fondazione Bellonci -Premio Strega, Fiorenzo Galli; direttore del Museo Nazionale della Scienza di Milano; l’editore Antonio Sellerio Giampaolo Letta di Medusa Film; l’editore Stefano Mauri per il Gruppo Mauri Spagnol; Giovanna Melandri; presidente della Fondazione Maxxi, Domenico Procacci della Fandango; Rosanna Purchia, sovrintendente San Carlo; Gabriele Russo del teatro Bellini di Napoli; Marino Sinibaldi direttore di Radio Rai3, e tanti altri.

Qual è il bilancio di questo incontro? Se dovesse scegliere una parola chiave che sintetizzi questa esperienza quale sceglierebbe?

«La parola-chiave è stata pronunciata da uno dei tanti partecipanti, il regista Elio De Capitani, il quale ha parlato del teatro come un presidio della cultura sul territorio. Ecco, credo che la parola “presidio”, utilizzata spesso anche per le biblioteche e i libri, possa accomunare le diverse anime della cultura italiana presenti ieri. Dovremmo partire da questo termine, e chiederci, ad esempio, quali debbano essere i criteri – pubblici, di mercato, entrambi – con cui gestire un presidio. Si è parlato di questo, come della necessità di un’amministrazione pubblica competente sulla cultura. Così come si è affrontato il tema cruciale di come far interagire il mondo della cultura con la scuola, dove si forma il nostro pubblico».

Che tipo di pubblico ha di fronte oggi il mondo della cultura?

«È un pubblico, come ha sottolineato il ministro Franceschini, sempre più onnivoro, così come i luoghi di cultura sono sempre più promiscui, ed è con questa eterogeneità e con questa contaminazione che dobbiamo confrontarci».

Sono emerse proposte operative?

«Non è stato un confronto mirato a delle proposte né tanto meno a delle richieste da avanzare al ministro, che ha dimostrato una grande disponibilità all’ascolto. Ciò che è emerso è stato soprattutto la constatazione che non si può più restare rinchiusi nel nostro fortino élitario, né tanto meno nelle nostre corporazioni. Perché se è vero che uno dei mali principali della cultura italiana sia il corporativismo, dall’incontro di ieri è nata la disponibilità a creare una rete di persone che operano con comuni finalità culturali. E soprattutto una disponibilità a proseguire questo progetto di condivisione. Per questo abbiamo già fissato il prossimo appuntamento in autunno al Museo delle Scienze di Milano».

Nonostante la continua offerta di eventi su tutto il territorio nazionale, continuiamo a essere tra gli ultimi in Europa per consumi culturali. È una contraddizione che rende discutibile una politica culturale basata sugli eventi?

«Sono fermamente convinto dell’utilità degli eventi, che spesso vengono guardati invece con supponenza, come qualcosa di pop. Lo ha ribadito anche il ministro nel suo discorso finale: l’evento serve a conquistare un pubblico occasionale. Se si organizza la notte dei teatri, ad esempio, c’è una buona possibilità che a teatro ci vada qualcuno che generalmente non ci va, e che possa poi continuare ad andarci. È in questa direzione che deve funzionare l’evento, senza naturalmente rinunciare a tutto il resto».

A proposito di eventi, la casa editrice Laterza ha inaugurato un ciclo di lezioni di storia all’auditorium di Roma: una formula che si sta pensando di portare anche a Napoli.

«Siamo in fase organizzativa. Abbiamo contattato alcuni grandi teatri di Napoli dove si svolgerà un ciclo di nove lezioni di storia, tenute da grandi storici, che soprattutto sappiano parlare a un vasto pubblico, su temi di ampia portata. Dovremmo partire tra fine anno e inizio 2017».