Flavia Piccoli Nardelli è la nuova presidente dell’AICI, l’Associazione delle istituzioni di cultura italiane, in una staffetta ideale con il suo predecessore Valdo Spini che ha caldeggiato questa nomina e che assumerà la carica di presidente onorario.
L’Agenzia di Stampa CULT intervista la nuova presidente: c’è l’esigenza «di continuità nella linea di politica culturale dell’Aici, necessità di collegialità nella gestione, di attenzione alla territorialità delle nostre fondazioni, di deleghe mirate per affrontare problemi specifici»
«L’esigenza di continuità nella linea di politica culturale dell’Aici, la necessità di collegialità nella gestione, di attenzione alla territorialità delle nostre fondazioni, di deleghe mirate per affrontare problemi specifici. Sono la base del lavoro che ci aspetta», spiega Piccoli Nardelli ad AgenziaCULT. Nel corso dell’assemblea che ha formalizzato l’elezione di Piccoli Nardelli, c’è stato spazio anche per un saluto del capo di Gabinetto del Ministero della Cultura, Francesco Gilioli, che ha rassicurato i presenti sui contributi in favore delle istituzioni culturali, intervenendo in un buon clima di attenzione alle fondazioni e agli istituti e al ruolo che essi svolgono in campo culturale e sociale.
LE FONDAZIONI E LA CULTURA
Le fondazioni rappresentano, secondo l’ex presidente della Commissione Cultura della Camera, «la memoria della cultura – di tutta la cultura, materiale e immateriale – del nostro Paese. Sta a noi far sì che questo intreccio di memorie diventi un’opportunità straordinaria e non un peso, che questa memoria, tutelata, riordinata e valorizzata, sia resa fruibile per il maggior numero possibile di nostri concittadini. Ma sta a noi anche mantenerla vitale e divulgarla, aprendoci a pubblici nuovi e diversi, garantendo l’assoluto rigore e il metodo scientifico che il nostro lavoro pretende».
L’AVVICENDAMENTO
«Oggi – da un lato – procediamo a un avvicendamento di presidenza, fatto nel segno della continuità; dall’altro lato – ribadiamo e rafforziamo quanto emerso in questo ultimo periodo, frutto in realtà di anni – davvero di molti anni – di riflessioni appassionate sul nostro lavoro, di elaborazione su quanto accade intorno a noi, su come le fondazioni possano interagire tra loro per il bene comune».
DELEGHE
Piccoli Nardelli intende dare un’impronta al suo mandato puntando su una ampia collegialità che coinvolga davvero ogni fondazione che fa parte dell’Aici. «Avremo bisogno di affidare deleghe su alcuni temi specifici di particolare delicatezza – spiega l’ex parlamentare Pd -: per operare per la promozione nel Sud del Paese in favore di nuove Fondazioni anche attraverso il recupero di esperienze già esistenti, vitali e utili per il nostro lavoro. Per portare un impegno specifico sui grandi progetti che sono in campo sulla Lettura e il suo sviluppo e che sono presenti a vario titolo nei nostri statuti. Per lavorare sulla Formazione, tema comune per tutte le nostre fondazioni e oggi vitale per questo Paese. Per proporre il digitale come strumento che ci aiuti a rendere fruibili i nostri patrimoni; infine per affrontare i problemi che sono rimasti in sospeso, come ci ha detto il Presidente Spini, e che vanno ripresi e affrontati con ottiche condivise. Penso, per esempio, al complesso quesito se aderire o non al sistema del Terzo settore».
ISTITUTI CULTURALI COME SPERIMENTATORI E SENSORI
«I nostri istituti – aggiunge Piccoli Nardelli – possono a buon diritto proporsi per un ruolo di sperimentatori, per le loro dimensioni, per la ricchezza dei loro contenuti, per la professionalità con cui sono gestiti, per il loro carattere misto di realtà di diritto privato e di interesse pubblico». La neo presidente crede «diventi importante garantire alle fondazioni un ruolo di ‘sensori’ rispetto ad una realtà in mutamento, perché possono prima e meglio di altri soggetti cogliere rischi ma anche opportunità su quanto avviene nella società e nella cultura che rappresentano e di laboratorio di elaborazione e di progettualità capaci di coniugare passato e futuro».
Non poteva mancare poi un ringraziamento al presidente uscente e futuro presidente onorario Spini per quanto ha fatto in questi anni per l’Aici: «L’ha fatto con l’esperienza che gli viene da una lunga e importante militanza politica, da impegnativi ruoli di governo, con la passione, l’entusiasmo e il rigore di chi della cultura ha fatto una compagna di vita».
SPINI: 250 CONTRATTI CONTRO LA DISOCCUPAZIONE INTELLETTUALE
Il presidente uscente, Valdo Spini, nel corso del suo saluto ha invece rivolto un appello al ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini: «Nell’ambito del Pnrr, abbiamo chiesto 250 contratti di ricerca per giovani post-doc presso le nostre fondazioni e istituti che hanno spazi – biblioteche, archivi e musei – adatti per la formazione. Si tratterebbe di contratti assegnati agli istituti, ma con una convenzione che dia al Mur e alle singole università il controllo sulla loro formazione. Noi – ha sottolineato Spini ad AgenziaCULT – abbiamo capacità produttive e spazi inutilizzati che non sono sufficientemente sfruttati e che potrebbero esserlo con un contributo significativo contro la disoccupazione intellettuale dei giovani».