Aedon è un quadrimestrale di arti e diritto online (http://www.aedon.mulino.it) diretto da Marco Cammelli. Nell’ultimo numero propone in apertura contributi di Girolamo Sciullo sull’amministrazione del patrimonio culturale alla luce della legge Madia; di Carlo Zoli sui beni culturali come servizi pubblici essenziali; di Giuseppe Piperata su sciopero e musei e prosegue con alcune proposte di riforma, sia sulla tutela del patrimonio archeologico italiano (Luigi Malnati, Maria Grazia Fichera, Sonia Martone), sia sul mercato del libro antico (Geo Magri). Sul tema della valorizzazione e fruizione dei beni culturali scrive Giuseppe Severini (in particolare sull’immateriale dei beni culturali) mentre Annalisa Gualdani affronta il caso della Madonna del Parto di Piero della Francesca. Concludono il numero l’osservatorio “Giudice amministrativo” di Leonardo Zanetti e la sezione dedicata alla documentazione inerente i temi trattati.
Per maggiori dettagli riportiamo di seguito parte dell’editoriale di Lorenzo Casini e ovviamente rimandiamo ai singoli contributi che trovate sul sito indicato.
“La legge sulla riforma della pubblica amministrazione (legge Madia) detta diverse previsioni che riguardano anche il patrimonio culturale, come ad esempio l’introduzione del silenzio-assenso tra pubbliche amministrazioni; il riordino della disciplina della conferenza dei servizi; la riorganizzazione delle amministrazioni periferiche dello Stato. Sono argomenti su cui si è dibattuto molto, troppo spesso senza piena cognizione di causa. L’articolo di Girolamo Sciullo offre una lucida analisi su questi temi, mostrando con equilibrio i pregi e i difetti delle misure introdotte. (…)
Il decreto legge n. 78 del 2015, con un articolo 16 intitolato “Misure urgenti per gli istituti e i luoghi della cultura”, è intervenuto su vari aspetti tra cui la ri-attribuzione all’amministrazione statale di competenze in materia di tutela di beni librari. Su questo profilo si sofferma l’articolo di Geo Magri. La misura prevista dal decreto-legge era necessaria e indispensabile ed era stata chiesta a gran voce dalla maggior parte delle Regioni. È evidente, però, che il ritorno allo Stato di competenze che non erano esercitate dagli anni Settanta richiederà presto un aggiustamento della struttura del Ministero, almeno a livello periferico. (…)
Il decreto legge n. 146 del 2015 è tra le novità più dirompenti, perché ha finalmente inserito in modo esplicito l’apertura al pubblico di istituti e luoghi della cultura tra i servizi pubblici essenziali rientranti nella sfera di applicazione della legge n. 146 del 1990 in materia di esercizio del diritto sciopero. L’articolo di Carlo Zoli e quello di Giuseppe Piperata ricostruiscono accuratamente il contesto e i contenuti del provvedimento, nonché le sue implicazioni sulla disciplina dei servizi pubblici. (…)
La legge di stabilità 2016, infine, ha previsto importanti misure per il patrimonio culturale. Oltre a stanziare oltre 500 milioni per la cultura – cosicché il bilancio del Ministero ha superato i 2 miliardi di euro ed è tornato ai livelli del 2000 – ha investito risorse per gli archivi e le biblioteche e per i musei. Ha stabilizzato il beneficio fiscale dell’artbonus al 65% e a titolo permanente. Ha previsto un concorso straordinario per 500 funzionari, in deroga a tutte le rigide norme in materia di assunzioni, così da colmare almeno la metà delle attuali carenze di organico del Ministero. Ha disposto la fusione di Arcus con Ales. È intervenuta ancora sul percorso di risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche. Ha previsto una revisione della disciplina del 2 per mille per la cultura. Ha introdotto, in risposta agli attentati terroristici di Parigi, una bonus card per i giovani che compiranno 18 anni nel 2016, con 500 euro da spendere per accedere a musei, cinema, teatri, spettacoli dal vivo, nonché per l’acquisto di libri. Si tratta di una inversione netta di tendenza, che conferma la linea di riforma intrapresa dal 2014. Proprio sulla riforma, infine, è opportuno fare il punto, soffermandosi sullo stato dell’arte del processo di riorganizzazione e sui prossimi passi che saranno compiuti. (…)
Procede, inoltre, l’attivazione dei musei autonomi. Completato l’insediamento dei direttori, è iniziata la fase di costituzione giuridica dei nuovi istituti: in via di completamento le nomine degli organi (consiglio di amministrazione; comitato scientifico; collegio dei revisori), dovranno ora essere approvati gli statuti e predisposti i progetti culturali per la messa a gara dei servizi museali. Queste ultime attività saranno svolte anche dai direttori dei poli museali per gli istituti loro assegnati, per i quali è stata anche terminata la procedura che ha portato alla nomina di oltre cento direttori di musei e istituti, selezionati tra funzionari del Ministero a séguito di apposito interpello. Le nuove gare saranno bandite nella Primavera 2016 e saranno gestite da Consip s.p.a., in base a un disciplinare siglato con il Ministero nel mese di dicembre 2015. Tale accordo prevede appunto che il Ministero predisporrà i progetti – stabilendo quali servizi saranno gestiti in house, quali messi a gara e con quali esigenze – mentre Consip elaborerà i bandi e svolgerà il ruolo di centrale di committenza. Nel mese di gennaio 2016, inoltre, saranno emanati nuovi decreti su vigilanza, orario e apertura di musei e luoghi della cultura.
Una discussione a parte merita l’archeologia, sulle cui problematiche si sofferma l’interessante articolo di Luigi Malnati, Maria Grazia Fichera e Sonia Martone. Nella attuazione della riforma, infatti, il settore dei beni archeologici è forse quello che sta suscitando i maggiori problemi. Ciò era prevedibile, come testimoniano gli interventi sia del d.p.c.m. n. 171 del 2014, sia del d.m. 23 dicembre 2014 sui musei, cosicché le aree e i parchi archeologici sono stati sempre più spostati nell’ambito di competenza dei poli museali.
Il 2016 sarà quindi un anno decisivo per vedere i primi effetti della riforma e misurarne l’efficacia. Il Ministero potrà contare sulle risorse stanziate dalla legge di stabilità e sul personale specialistico in arrivo dalle province. Dovranno essere svolte le nuove gare per i servizi museali. Saranno svolte le procedure concorsuali per i 500 funzionari. Dovrà essere affinata la struttura organizzativa, anche per tenere conto delle recuperate competenze in materia di tutela di beni librari. Entrerà in funzione la nuova Scuola del Ministero, su cui sarà costruito un nuovo di sistema di formazione, punto centrale della riforma. In più sono previste rilevanti novità di sistema, che produrranno effetti sul Ministero: i decreti attuativi della legge Madia, la legge in materia di concorrenza (che dovrebbe introdurre semplificazioni nel mercato dell’arte e nella consultazione di archivi e biblioteche) e il nuovo Codice dei contratti pubblici (che dovrebbe auspicabilmente semplificare le norme sui beni culturali, incluse quelle sulla sponsorizzazione).”