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In difesa dell’arte. La protezione del patrimonio artistico

Dedicato a Khaled al Asaad (direttore del sito archeologico di Palmira) e ai direttori museali, ai funzionari, alle donne e agli uomini che hanno contribuito e contribuiscono a salvaguardare il patrimonio culturale, il volume scritto da Patrizia Dragoni e Caterina Paparello è di grande interesse.

Ricostruisce il contesto nazionale e internazionale in cui maturarono le “linee guida per la salvaguardia del patrimonio culturale in caso di conflitto armato”delineate fra il 1937 e il 1939 e le azioni di prevenzione pensate nei nostri territori in difesa di beni culturali mobili e immobili.

Riporta il lavoro svolto dalle Soprintendenze per la salvaguardia dai danni bellici. Indagato anche attraverso l’analisi delle Circolari emesse dal Ministero dell’Istruzione, che sono ricche di considerazioni sulle tipologie di danno e sui monumenti più esposti ai pericoli, anche in base alla loro posizione nelle città e sono puntuali nel segnalare le operazioni da mettere in campo.

Illustra, poi, nei particolari, il lavoro dei tre Soprintendenti che guidarono le azioni di salvaguardia nei territori a loro affidati delle Marche, (compresa l’area di Zara e della Dalmazia all’epoca soggetta alla tutela della soprintendenza marchigiana) e dell’Umbria.

Tre uomini appassionati che si dedicarono completamente all’ azione di tutela: Guglielmo Pacchioni, Pasquale Rotondi e Achille Bertini Calosso.

La cui opera viene minuziosamente ricostruita nel volume che trae la sua particolarità anche dall’accurata indagine di archivio, svolta presso numerosi istituti: l’Archivio Centrale dello Stato, l’Archivio di Stato di Ancona, quello della Galleria Nazionale dell’Umbria, fino a quello dell’Opera del Duomo di Orvieto, solo per citarne alcuni.

Il testo analizza, inoltre, il ruolo dei membri del Kunstschutz (contingente tedesco per la protezione dell’arte) prima, e in seguito degli ufficiali americani della Monuments and Fine Arts & Archives Sub- Commission (contingente americano per la protezione dell’arte), che, in collaborazione con le autorità italiane, lavorarono al ripristino dei monumenti danneggiati e al recupero degli oggetti trafugati.

Il testo, attraverso la citazione di Lutz Klinkhammer, ricorda che “La guerra in Italia assomigliò per ambedue le parti coinvolte nel conflitto ad un combattimento che si svolge in un gigantesco museo”.

A seguito del terremoto del 24 agosto scorso che ha colpito anche i territori di Marche e Umbria, questo testo si presta a nuove riflessioni. Oggi come ieri si raccolgono le pietre, si recuperano le opere d’arte sepolte dai crolli, si ricercano le carte degli archivi e si lavora perché si mettano al più presto in sicurezza e tornino fruibili i luoghi di arte e cultura.

Un lavoro importante perché domani queste pietre, e queste opere d’arte verranno riposizionate e torneranno a ripopolare i territori di cui sono espressione.

A coadiuvare i tecnici del Ministero, nel difficile lavoro di messa in sicurezza e recupero dei beni culturali a seguito del sisma, sono intervenuti, per la prima volta, “i caschi blu della cultura”.Task force fortemente voluta dal nostro Paese dopo le distruzioni nel sito archeologico di Palmira in Siria.

Il volume termina con la constatazione che le distruzioni del secondo conflitto mondiale contribuirono alla definizione della Convenzione dell’Aja(1954), che afferma, per la prima volta e in maniera condivisa, nel primo capoverso “I gravi danni arrecati ai beni culturali, a qualsiasi popolo essi appartengano, sono un danno al patrimonio culturale dell’umanità intera, essendo un dato di fatto che ogni popolo apporta il suo contributo alla cultura mondiale”.

È stata necessaria una guerra devastante perché si potesse iniziare a ragionare in termini di “patrimonio culturale dell’umanità”, principio che oggi ben conosciamo, e che condividiamo a tal punto da percepire ogni perdita culturale come nostra.

È un testo, dunque, di estremo interesse per la storia della tutela nel nostro Paese, per la storia, il significato del patrimonio culturale mondiale e per gli spunti di riflessione che offre validi ieri come oggi.