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I monuments men dell’Unesco parleranno italiano

Trenta specialisti sotto egida Unesco, affiancati da altri trenta civili (archeologi, storici dell’arte, linguisti, restauratori dell’Istituto Centrale del Restauro di Firenze). Cinquantatré Paesi, lo scorso ottobre, votarono per acclamazione la proposta partita dal premier italiano, Matteo Renzi, e dal ministro Enrico Franceschini. Perché «a Nation stays alive when its Culture stays alive» (una nazione è viva quando è viva la sua cultura) come recita lo slogan dei Caschi Blu della Cultura che nel loro stemma, per così dire, avranno proprio questa iscrizione: «Unite For Heritage».Ora si entra nel vivo. L’accordo fra la grande potenza culturale chiamata Italia e l’Unesco per la nascita del nuovo centro di formazione internazionale sarà firmato domani, a Roma, dal sindaco di Torino Piero Fassino. Perché è a Torino, nel campus di corso Unità d’Italia, che la task force si allenerà, curva sulle carte dei siti più a rischio del pianeta. Obiettivo la salvaguardia del patrimonio artistico e culturale dell’umanità.  Interverremo, su precisa chiamata dell’Onu, in casi di catastrofi naturali (terremoti, inondazioni) o per mappare i danni conseguenti a un conflitto, quando la polvere degli scontri si sarà posata. O faremo opera di prevenzione, come già si progetta di fare in Libia per tenere lontane le zanne dei contrabbandieri dell’Isis (che rubano i reperti per venderli a certe facce toste in Svizzera che gestiscono il business) dai centri archeologici della costa. Un compito complesso per il quale i Carabinieri e il personale civile si stanno preparando, forti dell’esperienza che noi italiani ci siamo fatti sul campo.

(fonte Il Giornale 14 febbraio 2016)