BEGIN TYPING YOUR SEARCH ABOVE AND PRESS RETURN TO SEARCH. PRESS ESC TO CANCEL

La Camera approva la risoluzione unitaria su università e ricerca

Alla presenza del Ministro Gaetano Manfredi, la Commissione Cultura della Camera ha approvato la risoluzione unitaria sull’università e la ricerca che impegna il Governo ad adottare tutte le iniziative utili a incrementare gli investimenti nell’università, nella ricerca e nell’istruzione e formazione professionale superiore, in particolare quelle che consentono di non lasciare indietro nessuno studente e nessuna studentessa.

«La Commissione Cultura della Camera si è distinta ancora una volta per responsabilità e spirito di condivisione. La pandemia ha messo in evidenza problemi preesistenti, che vanno affrontati con una prospettiva diversa. La risoluzione approvata all’unanimità è il risultato di un confronto costruttivo con i docenti, i ricercatori e gli studenti delle università italiane portato avanti con successo da tutti i deputati della Commissione» ha dichiarato Flavia Piccoli Nardelli, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Cultura.

Alla conclusione dei lavori della Commissione, il Ministro Manfredi  ha assicurato che: «nei programmi che il Ministero dell’università e della ricerca metterà in campo nel medio e nel lungo termine verranno affrontati tutti i temi indicati dalla risoluzione e sarà dato riscontro alle diverse sollecitazioni della Commissione, che nuovamente ringrazia, anche perché diverse misure del decreto-legge «rilancio», nell’ambito di competenza del Ministero, sono state ispirate anche dall’interlocuzione avuta con essa nelle scorse settimane».

La risoluzione è articolata in tre aree concettuali corrispondenti ad altrettante fasi: una prima fase dell’emergenza, con soluzioni urgenti finalizzate a far sì che il sistema regga; una seconda fase, con soluzioni per garantire la ripresa attraverso l’appostamento di risorse necessarie per ricondurre il Paese alla normalità; e, infine, una terza fase, in cui bisogna avere uno sguardo lungimirante.


 

Misure di sostegno dell’università e della ricerca a contrasto degli effetti dell’epidemia COVID-19.
RISOLUZIONE UNITARIA APPROVATA

La VII Commissione,

premesso che:

la pandemia da COVID-19 sta mettendo e metterà a dura prova il nostro Paese, con pesanti riflessi, molti ancora da valutare nella loro entità e complessità, in campo economico e sociale;

la crisi epidemiologica è una delle più grandi emergenze che la Nazione abbia dovuto affrontare, una crisi che potrebbe mettere in difficoltà anche il sistema universitario e il diritto allo studio;

l’emergenza coronavirus ha determinato la sospensione delle lezioni universitarie in presenza e ha obbligato studenti e professori a spostare sulle piattaforme digitali lo svolgimento della didattica universitaria;

in particolare, il sistema pubblico della formazione superiore e della ricerca si è trovato ad affrontare situazioni imprevedibili fino a poche settimane fa, sia con la sospensione di tutte le attività in presenza, sia, adesso, con la fase di ripartenza parziale e graduale delle attività con tutte le cautele richieste dalla necessità di evitare ogni ulteriore occasione di diffusione del virus sulla base di dettagliati protocolli di comportamento e di sanificare preventivamente e attentamente tutti gli ambienti di lavoro;

le università hanno saputo rispondere nella maggior parte dei casi in maniera adeguata in relazione alla didattica a distanza;

il sistema universitario ha, peraltro, mostrato un’eccezionale capacità di impegno nell’affrontare l’emergenza, come dimostra l’immediato e non facile trasferimento di quasi tutte le attività didattiche (lezioni, esercitazioni, esami) di università, accademie di belle arti e conservatori di musica in modalità a distanza con l’uso di tecnologie informatiche, telematiche e della comunicazione, spesso messe a punto ad hoc da docenti e tecnici in brevissimo tempo, in modo da non far perdere agli studenti settimane e mesi di studio, vista l’impossibilità di frequentare di persona le strutture formative;

vista la gravità della situazione sanitaria nel Paese, il Governo ha già previsto, con il decreto-legge «Cura Italia», di ovviare alle particolari condizioni di sofferenza in cui versa il Servizio sanitario nazionale (SSN), rendendo tempestivamente disponibili nuovi medici, che potranno, con il conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia – classe LM/41, essere abilitati all’esercizio della professione di medico-chirurgo, previa acquisizione del giudizio di idoneità;

l’articolo 100 del decreto «Cura Italia» prevede la costituzione per l’anno 2020 di un fondo denominato «Fondo per le esigenze emergenziali del sistema dell’Università, delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e degli enti di ricerca», con una dotazione pari a 50 milioni di euro, demandando al Ministro dell’università e della ricerca di individuare i criteri di riparto e di utilizzazione delle risorse tra le università, le istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e gli enti di ricerca ed i collegi universitari di merito accreditati;

il Ministero dell’università e della ricerca è intervenuto da subito per prolungare l’anno accademico 2018/2019, portando la sua scadenza a giugno 2020, per evitare ricadute negative sulla vita universitaria degli studenti e senza far pagare la tassa per il nuovo anno accademico a chi si dovesse laureare nella prossima sessione, oltrepassando quella straordinaria. Si cerca di assicurare, così, la massima regolarità e continuità di tutte le funzioni garantite dal sistema universitario, in modo da avere il minor impatto possibile, legato alla difficile situazione che stiamo vivendo;

in questa emergenza uno degli svantaggi più gravi con cui ci si è dovuti scontrare e che ha rallentato la reazione del Paese è stato quello dell’eccessiva burocrazia: un’inefficienza che ha, ad esempio, causato un gran danno nella capacità di approvvigionamento dei dispositivi sanitari fondamentali per combattere il virus;

il diritto allo studio deve essere garantito e gli studenti devono essere supportati soprattutto per ciò che riguarda le difficoltà a far fronte al pagamento delle tasse universitarie e, per quanto riguarda gli studenti «fuori sede», al pagamento degli affitti delle case; ciò al fine di scongiurare il rischio di un crollo delle immatricolazioni per il prossimo anno accademico;

con riferimento alla ricerca, l’Italia si colloca in fondo alla lista dei Paesi europei, se si considerano le risorse destinate alla ricerca (1,4 per cento del prodotto interno lordo): fondi scarsi e distribuiti senza un piano di sviluppo organico;

per quanto riguarda ricerca e sviluppo, l’orizzonte mostra le imprese impegnate nel ruolo di maggiori investitori e una scarsa collaborazione tra mondo accademico e imprese e appare evidente la necessità di un più efficace coordinamento tra politiche di ricerca, sviluppo e formazione e politiche industriali per potenziare la ricerca, con particolare attenzione per i settori più innovativi;

la ricerca pubblica necessita di una interlocuzione con il sistema produttivo, al fine di mettersi al servizio del Paese, tanto più in un periodo di crisi;

la ricerca pubblica italiana è una ricerca di eccellenza, al punto che si formano ricercatori di elevata qualità, molto apprezzati all’estero,

impegna il Governo:

1) ad adottare tutte le iniziative utili a incrementare gli investimenti nell’università, nella ricerca e nell’istruzione e formazione professionale superiore – settori che rappresentano un sistema integrato di assoluta importanza per far ripartire l’Italia, uno strumento fondamentale di sviluppo culturale, un volano per un periodo di nuovo sviluppo economico e sociale del nostro Paese appena si sarà usciti dall’emergenza coronavirus – in particolare quelle che consentono di non lasciare indietro nessuno studente e nessuna studentessa;

2) a predisporre una valutazione dei maggiori costi sostenuti e da sostenere da parte delle istituzioni pubbliche della formazione superiore e della ricerca nella fase dell’emergenza e nelle successive, in modo da poter quantificare le risorse finanziarie aggiuntive da fornire loro tramite un congruo aumento del fondo di finanziamento ordinario delle università (FFO) e degli enti pubblici di ricerca (FOE), nonché delle dotazioni ordinarie delle istituzioni dell’AFAM;

3) ad intervenire con adeguati strumenti di orientamento e comunicazione pubblica per motivare gli studenti neo-maturi, e in particolare le studentesse, a proseguire gli studi nelle università, nelle accademie di belle arti, nei conservatori di musica e nelle altre istituzioni dell’istruzione e formazione post-secondaria nella fase che seguirà l’emergenza, non solo sanitaria, dovuta al COVID-19;

4) ad incrementare ulteriormente il Fondo Integrativo Statale (FIS) per il diritto allo studio universitario, al fine di sostenere la frequenza, la mobilità, l’indipendenza e la crescita culturale degli studenti capaci e meritevoli provenienti da famiglie con limitati mezzi economici e ad emanare il decreto sui criteri di eleggibilità alle prestazioni del diritto allo studio universitario di cui all’articolo 7, comma 7, del decreto legislativo n. 68 del 2012, in particolare rivedendo i criteri relativi all’ISEE stabiliti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2001;

5) ad ampliare l’area degli studenti esentati dal pagamento delle contribuzioni (la cosiddetta no tax area introdotta dall’articolo 1, comma 255, della legge n. 232 del 2016), fornendo alle istituzioni formative superiori i mezzi finanziari necessari a compensare il calo di gettito contributivo, e a sollecitare le predette istituzioni ad adottare esse stesse ulteriori forme di sospensione, dilazione o differimento del pagamento delle contribuzioni studentesche nei periodi di cancellazione o riduzione delle attività didattiche in presenza;

6) ad intervenire con congrue misure di sostegno agli studenti fuori sede, in particolare per il pagamento dei canoni di locazione nei periodi di sospensione delle attività didattiche in presenza;

7) ad adottare i provvedimenti di proroga necessari affinché l’emergenza e le misure di sicurezza sanitaria e distanziamento sociale non blocchino o rallentino le carriere degli studenti – con particolare riferimento a quelle attività formative che non è possibile condurre a distanza – aumentando i tempi di conseguimento del titolo e i relativi costi a carico degli studenti e delle loro famiglie, nonché a sollecitare e coordinare le istituzioni formative nell’adozione degli analoghi provvedimenti di loro competenza;

8) ad adottare iniziative per trovare le risorse necessarie per venire incontro a quegli studenti che non sono in grado di seguire le lezioni tramite la didattica a distanza per mancanza di supporti tecnologici o per mancanza di collegamento della rete;

9) ad assumere iniziative per il proseguimento delle attività Erasmus e la fruizione all’estero delle relative borse di studio per quegli studenti che hanno dovuto rinunciarvi a causa della pandemia e per la revisione, a livello europeo, delle normative del Programma Erasmus, al fine di adeguarle all’eventuale necessità di misure di contenimento dell’epidemia;

10) a valutare la possibilità di evitare di svolgere test di accesso ai corsi universitari – considerati i relativi problemi correlati con l’obbligo di distanziamento sociale – quando il rapporto tra candidati e posti sia inferiore o di poco superiore a uno;

11) ad adottare provvedimenti per garantire continuità assistenziale agli studenti fuori sede e disponibilità per tutti di adeguati dispositivi di protezione contro il contagio, in particolare per coloro che svolgono attività di tirocinio esterno in ambienti a rischio, nonché di integrare le relative polizze assicurative con riguardo al rischio di contagio da COVID-19, con particolare attenzione a studenti e studentesse con disabilità;

12) ad adottare con estrema urgenza, di concerto tra il Ministro dell’università e della ricerca e il Ministro della salute, i provvedimenti necessari ad aumentare decisamente, sin dal prossimo anno accademico, i posti disponibili per le scuole di specializzazione medica, tenendo conto che il ritardo maturato di oltre dodici mesi tra anno di pertinenza del finanziamento e anno di inizio delle attività di specializzazione ha già provocato un enorme e crescente divario tra numero di candidati e posti disponibili: divario che ha dato origine a fenomeni come quello dei cosiddetti «camici grigi» e che è destinato ad aggravarsi ulteriormente quest’anno per la presenza di candidati che hanno potuto conseguire l’abilitazione contestualmente alla laurea magistrale;

13) a rivedere, anche sulla scorta dell’esperienza fatta durante l’emergenza della pandemia, la normativa riguardante le specializzazioni mediche e sanitarie (modalità di selezione, ruolo e compiti degli specializzandi, reparti ospedalieri accreditati per la formazione specialistica, etc.), procedendo in particolare all’immediata ricostituzione dell’Osservatorio per la formazione medico-specialistica presso il Ministero dell’università e della ricerca, garantendo al suo interno la rappresentatività di tutti i principali attori;

14) a valutare, in diretto collegamento con i punti precedenti, la possibilità di incrementare, nei limiti delle risorse infrastrutturali disponibili presso le università, il numero dei posti disponibili per l’immatricolazione ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia e ai corsi di laurea nelle professioni sanitarie in modo da garantire nel futuro un afflusso costantemente ben calibrato di giovani leve alle professioni mediche e sanitarie, nonché di rivedere le procedure di selezione degli aspiranti anche sulla base delle problematiche conseguenti all’emergenza sanitaria;

15) ad adottare iniziative per estendere le lauree abilitanti, ora presenti nell’intera area medico-sanitaria, anche ad altre aree disciplinari, tra cui in particolare quella farmaceutica, e alle lauree (triennali) relative alle professioni intermedie, adatte agli studenti che aspirano ad una formazione superiore a rapida professionalizzazione;

16) ad adottare iniziative per valorizzare il titolo di dottore di ricerca nell’accesso alla pubblica amministrazione e per sostenere, con proroghe di retribuzione, differimento dei termini, congedi retribuiti e strumenti analoghi, le attività di ricerca di dottorandi di ricerca, anche condotte in aziende nel caso degli apprendisti di III livello, dei dottorati industriali, assegnisti, ricercatori a tempo determinato e di tutti i ricercatori precari delle università e degli enti di ricerca, affinché l’inevitabile rallentamento o addirittura la sospensione per periodi non brevi dell’attività di ricerca non porti ad una loro ingiusta espulsione dal sistema nazionale della ricerca e quindi, in fondo, ad un danno strategico al futuro del Paese;

17) ad incentivare con finanziamenti aggiuntivi iniziative per reindirizzare, nel rispetto della autonomia scientifica e della determinazione responsabile dei propri obiettivi strategici, almeno una parte delle attività del CNR e di altri enti pubblici di ricerca verso obiettivi strategicamente cruciali con prospettive di realizzazione a medio termine (3-5 anni), rinnovando l’esperienza dei progetti finalizzati che prevedevano una forte collaborazione tra ricerca accademica e industria con tempi precisi di esecuzione;

18) a ripensare in visione strategica al sistema pubblico dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, aggiornando profondamente la legge di riforma n. 508 del 1999, rimasta largamente inapplicata e ora antiquata e fuori contesto internazionale in un’area che comprende settori in cui l’Italia vanta un’indiscussa leadership mondiale e che potrebbe rappresentare un punto di forza del sistema Paese;

19) ad adottare iniziative volte a snellire tutte le procedure che riguardano gli acquisti per i materiali utili alla ricerca e, più in generale, a favorire una semplificazione della burocrazia che rende meno competitiva la ricerca italiana a livello internazionale;

20) ad adottare iniziative che semplifichino i meccanismi della valutazione della qualità della ricerca (VQR) e della didattica (AVA), ne rallentino la frequenza e riducano la confidenza nei dati puramente statistici, privilegiando i criteri ex post rispetto a quelli ex ante, e, per quanto riguarda la didattica, potenziando l’analisi qualitativa e quantitativa dei percorsi in uscita degli studenti in relazione alle competenze acquisite; ciò anche al fine di diminuire i carichi di lavoro che sottraggono a docenti e ricercatori tempo prezioso da dedicare alle loro attività didattiche e di ricerca e di evitare che si generino tendenze nei comportamenti dei ricercatori che contrastano con l’autonomia e libertà di ricerca garantite dalla Costituzione e con l’importanza strategica del libero sviluppo degli avanzamenti delle conoscenze;

21) ad adottare iniziative che consentano di tener conto, nell’ambito delle procedure per il conseguimento dell’abilitazione scientifica nazionale e di ogni altra procedura selettiva o concorsuale, delle conseguenze negative sullo svolgimento delle attività di ricerca, in particolare di quelle sperimentali, delle norme di sospensione delle attività emanate per l’emergenza dovuta al COVID-19;

22) a ripensare, proprio a seguito del periodo di emergenza per la pandemia e delle problematiche emerse, al sistema dell’accesso aperto alle conoscenze scientifiche e umanistiche, aggiornando la legge esistente in consonanza con le migliori pratiche internazionali, ponendo attenzione alle problematiche connesse con i costi di pubblicazione;

23) a ripensare gli attuali meccanismi che regolano l’assunzione del personale nel sistema della formazione superiore e della ricerca, che finiscono con l’impedire un congruo recupero della recente forte diminuzione degli organici, spesso con vistose disparità territoriali che squilibrano il sistema, riducendo le opportunità di inserimento per i giovani molto preparati e meritevoli;

24) ad adottare tutte le iniziative utili a migliorare la proposta formativa delle università e delle altre istituzioni formative, ampliando l’articolazione dell’offerta didattica e gli spazi di flessibilità dei curricula, rivedendo i settori scientifico-disciplinari, al fine di rendere i corsi di studio più adeguati alla complessità del nostro tempo, che richiede paradigmi formativi integrati e innovativi per far fronte alle sfide inattese e non facilmente decifrabili rispetto alle categorie del passato;

25) a prevedere, nel prossimo Programma Nazionale della Ricerca, nuovi progetti di ricerca in collaborazione pubblico-privato per ripensare il sistema economico e sociale post COVID-19, partendo da quattro grandi sfide che rappresentano un’opportunità per risolvere problemi sociali e allo stesso tempo per mettere l’Italia in prima linea nelle industrie del futuro: crescita green, attraverso investimenti in soluzioni per tenere puliti l’aria, la terra e il mare; cultura, attraverso soluzioni per rafforzare il ruolo della cultura e del patrimonio culturale come motore per la crescita sostenibile nelle aree urbane e interne; futuro delle infrastrutture e della mobilità, attraverso innovazioni finalizzate ad aumentare la capacità, l’accessibilità e la sicurezza anche sanitaria nell’attuale sistema di trasporto; benessere della società, per aiutare a soddisfare le esigenze di salute e non solo, di una società più diseguale e fragile.

(8-00074) «Vacca, Piccoli Nardelli, Fusacchia, Toccafondi, Fratoianni, Belotti, Aprea, Mollicone, Anzaldi, Basini, Bella, Bucalo, Carbonaro, Carnevali, Casa, Casciello, Cenni, Ciampi, Colmellere, De Menech, Di Giorgi, Fogliani, Frassinetti, Furgiuele, Gallo, Iovino, Latini, Marin, Martinciglio, Melicchio, Nitti, Orfini, Palmieri, Patelli, Pezzopane, Prestipino, Racchella, Rossi, Saccani Jotti, Sasso, Testamento, Toccalini, Tuzi, Vietina».