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Maria Romana De Gasperi è stata la memoria di un’epoca

Flavia Piccoli Nardelli intervistata da Franco Cattaneo, editorialista de “L’ECO DI BERGAMO”, ricorda la  figlia di Alcide De Gasperi, morta ieri a 99 anni

di Franco Cattaneo

È stata la memoria di un’epoca di primaria grandezza politica e la custode dei ricordi del padre, Alcide De Gasperi, la ragazzina che ne raccolse anche l’ultima sofferenza politica: la bocciatura della Comunità europea di Difesa (Ced), questione tornata d’attualità nel contesto della guerra in Ucraina…

Maria Romana De Gasperi è morta ieri, a Roma, a 99 anni. Tra i fondatori e presidente della Fondazione intitolata al padre, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica, era la primogenita delle quattro figlie (Cecilia, Paola, suor Lucia) dello statista democristiano e leader della ricostruzione post-bellica d’Italia, oltre che ultimo segretario del Partito popolare.

La signora De Gasperi è stata ricordata alla Camera da Flavia Piccoli Nardelli, da sempre vicina a Maria Romana, parlamentare del Pd, per 20 anni segretaria generale dell’Istituto Sturzo, figlia di Flaminio Piccoli, storico leader democristiano e trentino come De Gasperi, grande amico del nostro direttore monsignor Andrea Spada (i due per anni si telefonavano puntualmente ogni mattina alle 6).

Onorevole Piccoli Nardelli, che ricordo ha di Maria Romana?
«Una persona cara a molti di noi. Ha vissuto accanto al padre i momenti più difficili della nostra storia, sono sicura che resterà il ricordo di lei e della figura del padre. È stata davvero la memoria di un’epoca, riuscendo a trasmettere e a portare avanti gli ideali del genitore. In questo ha svolto un ruolo importantissimo, basti pensare che aveva accompagnato il premier durante il viaggio in America del gennaio ’47, che sarà decisivo per gli aiuti del Piano Marshall all’Italia».

La testimonianza anche di una vita familiare all’insegna della dirittura morale.
«Ne ha parlato anche recentemente in un podcast della Fondazione reso disponibile dal “Corriere”, in cui raccontava la vita della famiglia a Roma durante il fascismo: un’esistenza grama, il papà che lavorava alla Biblioteca vaticana, poi l’arresto e il carcere, e lei ragazzina e staffetta partigiana che, in bici, nascondeva i giornali clandestini nei sacchetti degli alimentari.

Una vita austera, un’abitudine familiare tipica di una classe dirigente che applicava il rigore a se stessa prima che agli altri. I De Gasperi hanno svolto il loro ruolo sino in fondo».

Maria Romana ha scritto moltissimo sulla stagione degasperiana.
«Sì, fra l’altro il prossimo anno ricorre l’anniversario delle “Idee ricostruttive”, uno scritto del 26 luglio ’43 in cui De Gasperi presentava la piattaforma programmatica della futura Dc all’indomani della caduta del fascismo e dell’apertura di una nuova stagione di confronto politico in Italia. Maria Romana è sempre stata vicinissima al padre e di tanto in tanto recuperava alcune lettere di famiglia che commentavamo insieme. Ad esempio, c’è un simpatico scambio epistolare fra De Gasperi e il leader comunista in vista della prima volta del voto alle donne, alle amministrative del ’46. A Togliatti che lo invita a pensare al voto femminile, De Gasperi con un testo scritto a mano risponde: “Vuoi che abbia dei problemi? Ho una famiglia di cinque donne, e per me il problema non esiste”. Uno scritto carino e affettuoso, a dimostrazione di quanto sua moglie e le figlie contassero».

E lo si era visto già nella corrispondenza dal carcere.
«Scriveva parecchio per le sue bambine e Maria Romana, nel mostrarci gli scritti, riusciva ogni volta a commuoverci: erano una serie di storie e di fiabe, il racconto del Vangelo, alcuni disegni».

C’è anche la testimonianza sull’ultima battaglia di De Gasperi, quella a sostegno della Ced che, dopo il varo della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca), verrà poi bocciata dalla Francia.
«Proprio in questi giorni si parla di esercito europeo e De Gasperi teneva moltissimo alla Comunità europea di difesa: usava proprio questo termine, che è corretto.

Ci sono due lettere accorate scritte alcuni giorni prima che morisse, il 19 agosto ’54. Una è indirizzata a Fanfani, segretario Dc, dicendogli che – “per l’amor del cielo” – andava corretto quanto aveva saputo da Bruxelles, cioè di un atteggiamento negativo della Francia e di una posizione tiepida dell’Italia. Errore gravissimo, spiega, perché la sua idea di Ced era legata a quella di unità politica europea. In caso di fallimento, affermava testuale, ci vorranno lustri per rendere praticabile un’unione europea.

Nel leader democristiano, personalità di frontiera, convivevano gli ideali del politico dal respiro europeista e l’esperienza del testimone di due guerre mondiali: le nazioni andavano integrate nella dimensione comunitaria. Far marcia indietro sulla Ced, aggiungeva, sarebbe un atto di estrema debolezza e pesante per un Paese come l’Italia.

Nella seconda lettera a Rumor, vicesegretario del partito, osservava che era necessario convincere il premier francese, Mendès-France. La Comunità di difesa non supera l’esame della Francia e per De Gasperi quello che era un impegno cogente si trasforma in un grandissimo dolore».