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Mozione unanime alla Camera sulla riapertura delle scuole

Lo Stato deve garantire il diritto all’istruzione

La Camera dei deputati ha approvato una mozione sulla riapertura delle scuole con l’accordo di tutte le forze politiche, compresa Fratelli d’Italia, che, dopo qualche perplessità, l’ha votata pur non firmandola. Ed è una mozione che tocca tutti i punti critici irrisolti e che impegna il governo “a intraprendere ogni possibile iniziativa finalizzata alla riapertura in sicurezza degli istituti scolastici e dei servizi educativi per l’infanzia, per riprendere, ove interrotta o limitata, l’indispensabile attività didattica in presenza, nonché ad adottare iniziative per sostenere, anche con adeguati finanziamenti straordinari e misure di accompagnamento, il sistema nazionale di istruzione e formazione oltre che, per quanto di competenza, gli enti locali”.

Si parla di vaccinare rapidamente tutto il personale scolastico; di considerare prioritaria “la riapertura delle attività in presenza nelle scuole anche rispetto ad altre attività essenziali, e anche in considerazione del minore rischio di contagio e dell’importanza educativa dell’istituzione scolastica per l’intera comunità”; di definire “criteri validi su tutto il territorio nazionale che debbano sussistere affinché possa, eventualmente e in via residuale, procedersi alla temporanea chiusura di singoli istituti scolastici o singole classi”; di avviare “un confronto con gli enti territoriali e locali al fine di attuare misure organizzative del trasporto pubblico locale che possa agevolare, in piena sicurezza, il diritto a svolgere le attività didattiche in presenza” per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado; di accelerare “l’adozione di protocolli di prevenzione, protezione e controllo più frequenti, più rapidi e più rigidi”.

MOZIONE APPROVATA 08/04/2021

La Camera, premesso che:

il nostro Paese, com’è noto, è stato tra i primi ad essere colpito dalla pandemia dovuta alla diffusione dell’infezione da Sars-Cov-2; tra le misure immediatamente adottate, nell’urgenza del momento e in assenza di evidenze scientifiche, vi è stata la sospensione di tutte le attività didattiche in presenza;

ad oggi, l’Italia risulta essere uno dei Paesi che, nella prontissima fase della pandemia, ha tenuto le scuole chiuse più lungamente, essendo proprio la prima nazione europea ad essere investita dall’infezione da Sars-Cov-2. È andata sicuramente meglio a partire da settembre 2020 e fino a gennaio 2021. Ed infatti, un’autorevole indagine promossa dall’Unesco ha riconosciuto all’Italia il merito di non essere tra i Paesi che più di altri hanno chiuso le scuole. Nonostante le notevoli difficoltà che ha dovuto affrontare il Paese in quei mesi, il sistema-scuola ha retto e ha mantenuto sempre aperte le scuole dell’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado;

la sospensione delle attività didattiche in presenza e il conseguente avvio della didattica a distanza hanno causato notevoli danni agli studenti e alle studentesse. La reale portata delle conseguenze, su un piano psicologico, sociale, formativo ed educativo, non è ancora valutabile, ma già si teme, che possano difficilmente essere colmate. La letteratura scientifica sul tema è univoca e ha già rivolto un accorato appello alle istituzioni affinché si velocizzi la riapertura in sicurezza delle scuole di ogni ordine e grado, soprattutto per contenere massimamente gli effetti negativi del perdurare della mancanza di socialità;

la sospensione delle attività didattiche in presenza ha colpito maggiormente chi si trovava già in una condizione di povertà educativa, nonché le fasce meno abbienti, impossibilitate ad accedere a dispositivi elettronici e di connessione digitale. Secondo recenti dati Istat, l’8 per cento degli studenti e delle studentesse non ha libero accesso alla didattica digitale integrata, percentuale che aumenta al 23 per cento tra gli studenti e le studentesse che riportano condizioni di disabilità, mentre è il 20 per cento che la svolge solo saltuariamente;

dunque, è sempre più fondato il rischio che la pandemia e le conseguenti chiusure pregiudichino il diritto all’istruzione, sancito dall’articolo 34 della Costituzione, accentuino le differenze socio-culturali tra i ragazzi, aumentino la dispersione scolastica e i disagi che ne conseguono a discapito dei singoli e dell’intera collettività;

in Italia, il tasso di abbandono scolastico precoce presenta valori ancora troppo alti e, per quanto negli ultimi anni sia stato parzialmente recuperato, oggi appare molto forte il rischio di peggiorare nuovamente la situazione come conseguenza della pandemia;

i dati dimostrano che la generazione degli adolescenti di oggi vedrà ricadere le conseguenze della perdita di apprendimento, derivante dalla chiusura delle scuole e dall’adozione della didattica a distanza, sulla qualità della vita per il futuro, a cominciare dal loro livello medio di retribuzione nel corso della vita che si stima sarà inferiore per una percentuale dall’1,6 al 3,3 per cento. Tali ripercussioni saranno ancora più gravi se i soggetti si trovano in condizioni di maggiore debolezza e più rilevante svantaggio economico e sociale;

sebbene non sia stata ancora effettuata alcuna misura delle conseguenze della perdita degli apprendimenti, da più parti si richiama il rischio che l’accumulo di learning loss sia ormai difficilmente colmabile: secondo uno studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), per ogni terzo di anno di insegnamento efficace perso, si assiste ad una riduzione del Prodotto interno lordo (Pil) dell’1,5-2 per cento per la durata della vita lavorativa degli studenti di oggi di 6-18 anni;

oltre ai disagi causati dall’adozione della didattica a distanza, le scuole si sono dovute confrontare anche con le difficoltà connesse ai ritardi nelle procedure delle assegnazioni e al cambiamento dei docenti, con conseguenze importanti sulla continuità didattica, in una fase in cui il docente è stato spesso visto solo dietro lo schermo; la mancata continuità didattica appare particolarmente rilevante per quanto riguarda le cattedre del sostegno;

un’«Indagine sull’impatto psicologico e comportamentale sui bambini delle famiglie in Italia» – promossa dall’Irccs Giannina Gaslini di Genova – ha evidenziato come le restrizioni imposte dalle misure governative abbiano determinato e determinino nei bambini e negli adolescenti disturbi di «componente somatica», come disturbi d’ansia e disturbi del sonno, difficoltà di addormentamento, difficoltà di risveglio per iniziare le lezioni a distanza, con una significativa alterazione del ritmo del sonno;

l’assenza di socialità provocata dalla sospensione della didattica in presenza sta determinando conseguenze gravi anche in termini di disagio psichico negli adolescenti e nei bambini. Particolarmente allarmanti sono proprio i dati diffusi dall’ospedale pediatrico Meyer che evidenziano che i casi di anoressia e di ideazione suicidaria, nella fascia di età 12-18, nei mesi gennaio-febbraio 2021, siano quadruplicati rispetto ai mesi gennaio-febbraio 2020;

altra criticità è l’emergenza alimentare correlata alla chiusura delle mense delle scuole statali e paritarie: il monitoraggio effettuato da Save the Children per il tramite dei suoi Punti luce sparsi sul territorio, stima che 160 mila alunni siano rimasti senza cibo e/o pasti bilanciati. Lo studio evidenzia, infatti, che tenere le scuole aperte significa per i bambini più poveri, consumare un pasto completo, spesso l’unico della giornata. Alla povertà alimentare si associa, quale altra faccia della medesima medaglia, il disagio alimentare ovvero l’aumento esponenziale del consumo del cosiddetto «cibo spazzatura». La mensa scolastica, è quindi, luogo ove promuovere l’educazione alimentare e avvicinare i bambini ai prodotti locali;

il Centro di ricerca Innocenti dell’Unicef ha diffuso a settembre 2020 lo studio «Sfere di influenza – Un’analisi dei fattori che condizionano il benessere dei bambini nei paesi ricchi», nel quale si legge: «quella che è iniziata come una crisi sanitaria si è progressivamente allargata, andando a interessare tutti gli aspetti delle economie e delle società. Se da un lato i bambini sembrano non subire gli effetti diretti più gravi sulla salute provocati dal virus, dall’altro, come ci hanno insegnato crisi precedenti, saranno uno dei gruppi più colpiti dal suo impatto, a lungo termine»;

a subire, le conseguenze della chiusura delle scuole e del ricorso alla didattica a distanza sono, oltre agli studenti e alle studentesse, i lavoratori genitori, ivi compresi quelli appartenenti alle categorie professionali oggi considerate essenziali quali ad esempio le categorie del settore sanitario;

tale condizione sta, inoltre, pregiudicando prevalentemente l’occupazione femminile, in quanto la donna è spesso il soggetto che si trova in condizioni lavorative di maggiore precarietà, con retribuzioni economiche inferiori e con la preminente funzione di cura di genitori anziani e figli piccoli e quindi più facilmente indotta a rimanere a casa con i figli;

la malattia generata dal contagio del Coronavirus può manifestarsi anche nei bambini e adolescenti, in particolare in quelli con un’età inferiore ai 12 anni, ma con sintomi meno gravi rispetto a quelli manifestati dagli adulti. Numerosi studi, infatti, indicano come caratteristica intrinseca di questa tipologia di virus, quella di una minore capacità di trasmissione dello stesso tra bambini, adolescenti e giovani, e da questi ultimi agli adulti, ragion per cui la scuola e i contesti formativi frequentati prevalentemente da giovani possono considerarsi tra i luoghi e gli spazi sociali più sicuri, nel rispetto continuo delle regole e dei protocolli sanitari previsti proprio dal Comitato tecnico-scientifico;

è senza dubbio apprezzabile la distribuzione gratuita di mascherine e gel igienizzante a tutto il personale scolastico e agli studenti che consente a tutti di proteggersi a prescindere dalle condizioni, economiche familiari. Cionondimeno, l’essere stati chiamati a distribuire 11 milioni di mascherine al giorno ha inevitabilmente evidenziato talune criticità legate all’acquisizione massiva delle stesse da parte della struttura commissariale, criticità riconducibili talvolta alla distribuzione e talvolta alla qualità e alle caratteristiche delle stesse;

nell’ambito di uno studio promosso dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù, dalla Società italiana di pediatra e dalla Società italiana di ortofonologia, fra ottobre e dicembre 2020, si è svolta un’indagine specifica che ha coinvolto due plessi scolastici per un totale di 1262 soggetti, 1094 studenti, 141 insegnanti e 27 addetti del personale: più del 96 per cento del totale. Gli screening si sono svolti a inizio settembre e poi sono proseguiti a cadenza mensile. Nel primo round sono stati testati 1099 campioni e solo un soggetto è risultato positivo, nel secondo, a fronte di 1075, solo 7 sono risultati positivi e, nel terzo, su 1257 test, solo 3 studenti sono risultati positivi. In totale, quindi, 11 persone, più 5 debolmente positive su 14 classi. Solo due soggetti, tra quelli positivi, hanno condiviso la stessa classe nello stesso intervallo temporale, ma gli autori ritengono improbabile che il virus sia stato trasmesso tra di loro, quindi in realtà non è stato identificato alcun contagio verificato nel contesto scolastico, tanto che gli autori definiscono la scuola un luogo sicuro purché le precauzioni indicate nei protocolli vengano sempre rispettate;

durante la cosiddetta seconda ondata della pandemia da Covid-19, la maggioranza degli Stati europei ha deciso di mantenere aperti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, considerandoli luoghi sicuri. Si è disposta la chiusura degli stessi solo nell’ambito di un lockdown generalizzato e totale;

secondo dati riportati dall’Unesco, Paesi come Francia, Spagna, Austria, Svizzera, Belgio hanno deciso di mantenere le scuole aperte, sempre nel rispetto dei protocolli sanitari indicati dai diversi Stati, come l’utilizzo obbligatorio delle mascherine per alunni, docenti e per l’intero personale scolastico, il rispetto del distanziamento, aerazione, sanificazione e monitoraggio continuo attraverso l’utilizzo periodico di test per Covid-19 all’interno delle strutture scolastiche e formative; altri Paesi, come Germania e Regno Unito, hanno riaperto gli istituti scolastici gradualmente dopo periodi di lockdown totale, anche a causa della maggiore presenza delle diverse varianti del Coronavirus;

inoltre, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss) diffusi il 30 dicembre 2020, solo il 2 per cento dei focolai avrebbe origine all’interno del contesto scolastico. Infatti, tre luoghi a maggior fischio di contagio da Coronavirus risultano le abitazioni private, gli ambiti sanitari e quelli professionali-lavorativi;

l’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) sottolinea come la scuola ricopra un ruolo fondamentale per la società e in particolar modo per la vita dei bambini: la chiusura delle scuole non risulta essere una misura di contrasto che possa incidere in modo significativo sul controllo della pandemia in corso e dovrebbe, inoltre, rappresentare l’ultima risorsa cui attingere nella strategia di contrasto e controllo della pandemia. Secondo gli studi e le analisi dell’Ecdc, se fossero state adottate le misure adeguate al contenimento del contagio, le scuole avrebbero rappresentato luoghi a rischio come qualsiasi altro luogo pubblico in quanto l’incidenza della trasmissibilità di Covid-19 nelle scuole sembra essere strettamente connessa ai livelli di trasmissione presenti nella comunità e non il contrario. L’apertura delle scuole non sembra, quindi, aver influito significativamente sulla maggiore diffusione del virus che ha condotto alla cosiddetta seconda e terza ondata;

secondo l’istituto superiore di sanità (Iss), in Italia, si è stimato che la cosiddetta variante inglese del virus Sars-Cov-2 ha una trasmissibilità superiore del 37 per cento rispetto ai ceppi non varianti. I bambini, in particolare i più piccoli, sembrano essere meno suscettibili all’infezione da Sars-Cov-2 rispetto ai bambini più grandi e agli adulti, il che sembra verificarsi anche per la cosiddetta variante inglese, che manifesta un aumento cospicuo della trasmissibilità in tutte le fasce di età. Al momento, non vi sono evidenze scientifiche che dimostrino un aumento di sintomatologie, ricoveri o decessi dovuti alla circolazione della variante inglese, né che la stessa sia resistente ai vaccini tuttora in uso nel nostro Paese;

nonostante la diffusione delle nuove varianti, la cosiddetta terza ondata del contagio, non evidenzia una maggiore velocità di diffusione del virus rispetto alla seconda ondata, ma esattamente il contrario. Anche la portata del contagio è nettamente inferiore: il valore del picco d’incidenza – positivi su 7 giorni per 100 mila abitanti – della seconda ondata è stato di 412, mentre il valore di picco attuale è di 266, raggiunto il 17 marzo 2021;

secondo una recentissima e imponente ricerca italiana condotta da una squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici, tra cui Sara Gandini dello Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, sulla base dei relativi dati raccolti, si può affermare che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle eventuali possibilità di contagio del virus. Lo studio è stato realizzato attraverso un’analisi incrociata dei dati del Ministero dell’istruzione con quelli delle Agenzie di tutela della salute e della Protezione civile su un campione di più di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti. Il tasso di positività tra i ragazzi risulta inferiore all’1 per cento dei tamponi effettuati, percentuale che non influenza minimamente la curva pandemica. I giovani contagiano il 50 per cento in meno rispetto agli adulti, anche nel caso di variante inglese. I focolai da Sars-Cov-2, all’interno delle aule scolastiche, sono molto rari e la frequenza nella trasmissione da studente a docente è statisticamente poco rilevante e quindi i docenti non sembrano rientrare tra le categorie professionali a maggior rischio di contagio;

la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza indica, all’articolo 3, la necessità che tutte le decisioni relative a bambini e adolescenti debbano considerare preminente l’interesse di detti soggetti e, all’articolo 28, prevede che gli Stati debbano promuovere la regolarità della frequenza scolastica e la diminuzione del tasso di abbandono,

 

impegna il Governo:

 

1) a intraprendere ogni possibile iniziativa finalizzata alla riapertura in sicurezza degli istituti scolastici e dei servizi educativi per l’infanzia, per riprendere, ove interrotta o limitata, l’indispensabile attività didattica in presenza, nonché ad adottare iniziative per sostenere, a questo scopo, anche con adeguati finanziamenti straordinari e misure di accompagnamento, il sistema nazionale di istruzione e formazione oltre che, per quanto di competenza, gli enti locali;

2) ad adottare iniziative volte a curare, con particolare attenzione, gli ambienti scolastici e l’impianto organizzativo a sostegno degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali, anche a sostegno delle famiglie le cui difficoltà oggi risultano amplificate dal gap determinatosi dall’emergenza sanitaria;

3) ad adoperarsi, in tutte le sedi, al fine di garantire la massima uniformità sul territorio nazionale delle decisioni relative all’apertura delle istituzioni scolastiche, promuovendo meccanismi di composizione degli interessi che, in un’ottica di leale collaborazione, assicurino il massimo sostegno e l’effettiva attuazione delle scelte nazionali nei contesti regionali;

4) a proseguire, concludendola nel minor tempo possibile, la vaccinazione di tutto il personale scolastico;

5) a considerare prioritaria la riapertura delle attività in presenza nelle scuole anche rispetto ad altre attività essenziali, anche in considerazione del minore rischio di contagio e dell’importanza educativa dell’istituzione scolastica per l’intera comunità;

6) a definire, con il maggior livello di dettaglio possibile, criteri (condizioni e indicatori di contagio) validi su tutto il territorio nazionale che debbano sussistere affinché possa, eventualmente ed in via residuale, procedersi alla temporanea chiusura di singoli istituti scolastici o singole classi;

7) a promuovere interventi specifici per l’istruzione e la formazione professionale e per il sistema degli Istituti Tecnici superiori (Its), particolarmente colpiti dalla sospensione delle attività in presenza;

8) ad avviare un confronto con gli enti territoriali e locali al fine di attuare misure organizzative del trasporto pubblico locale che possa agevolare, in piena sicurezza, il diritto a svolgere le attività didattiche in presenza per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado;

9) ad adottare iniziative urgenti a tutela della sfera emotiva, psicologica e pedagogica, anche attraverso l’utilizzo di figure professionali come educatori, pedagogisti e psicologi, anche implementando presidi educativi e sociali di prossimità, oltre che mediante l’istituzione, negli istituti scolastici, di sportelli di ascolto psicologico, nell’ambito del patto educativo scuola-famiglia, che svolgano attività di prevenzione, informazione, sostegno e consulenza con l’ausilio di personale specializzato e di guida verso eventuali servizi territoriali, a sostegno dell’intera comunità scolastica;

10) ad accelerare l’adozione di protocolli di prevenzione, protezione e controllo più frequenti, più rapidi e più rigidi, affinché si possano riaprire in sicurezza le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. A tal fine, ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per prevedere l’attivazione, presso le Asl, di servizi mirati di prevenzione e controllo dell’infezione da Sars-Cov-2 nelle scuole e nei servizi educativi, anche per la profilazione e pubblicazione in formato aperto del numero di contagi, quarantene e altri dati epidemiologici rilevanti che avvengono nei singoli istituti scolastici, anche allo scopo di facilitare la ricerca e gli studi scientifici sul tema, la somministrazione di test antigenici rapidi per lo screening dell’intera popolazione studentesca, così come già previsto nell’Intesa Stato-regioni siglata il 23 dicembre 2020, oltre che l’installazione di termo-scanner e di sistemi per la ventilazione meccanica controllata ove i più avanzati studi tecnico-scientifici ne dimostrino l’efficacia, volti ad attuare continui ricambi d’aria, prevedendo, altresì, di fornire alle scuole informazioni circa il contagio negli ambienti chiusi e linee guida relative alla ventilazione;

11) ad adoperarsi al fine di verificare che l’acquisto e la distribuzione delle mascherine presso gli istituti scolastici avvengano nel pieno rispetto delle caratteristiche e dell’età dei bambini cui sono destinate e, altresì, a valutare l’opportunità di rifornire le scuole di mascherine che assicurino un più elevato standard di sicurezza (FFP2), anche in virtù della maggiore contagiosità delle nuove varianti del virus;

12) ad avviare, al fine di valutare con la massima trasparenza l’impatto della didattica a distanza e della didattica digitale sul livello, degli apprendimenti degli studenti e sul benessere psico-fisico dei bambini e dei ragazzi, il monitoraggio qualitativo e quantitativo delle misure messe in atto dalle scuole per l’insegnamento, mediante l’utilizzo di strumenti digitali in conseguenza delle misure di contenimento adottate per l’emergenza da Sars-Cov-2, attraverso l’Invalsi e l’Indire;

13) a promuovere campagne di adeguata informazione vaccinale e regole di comportamento che limitino la diffusione del contagio al fine di diffondere maggiore consapevolezza e sicurezza sanitaria tra docenti, studenti e famiglie, per tornare quanto prima alla quotidianità e ad una vita equilibrata, sia da un punto di vista socio-psico-pedagogico, sia didattico-educativo;

14) ad attivare modalità di recupero e consolidamento degli apprendimenti, in particolare nella scuola secondaria, anche al fine di recuperare i gap formativi che una scuola «a singhiozzo» ha inevitabilmente creato, anche al fine di sostenere e supportare gli studenti più fragili e maggiormente esposti all’abbandono scolastico;

15) a svolgere una ricognizione capillare dell’impatto della chiusura delle mense scolastiche sulla povertà alimentare degli studenti, e ad adottare iniziative per prevedere nuovi e più cospicui investimenti e interventi volti a promuovere l’educazione alimentare e il consumo di cibo di qualità a scuola;

16) ad adottare iniziative volte a prevedere approcci alternativi alla didattica online per l’insegnamento dell’educazione civica ambientale, anche attraverso la previsione dello svolgimento di lezioni presso, parchi, parchi archeologici, orti botanici, riserve e oasi naturali, al fine di approfondire l’insegnamento mediante l’esperienza diretta con il territorio, e garantire, al tempo stesso, attività all’aperto nel rispetto delle misure cautelative, tali da concedere occasioni di ricreazione e socialità agli studenti.

(1-00449)

(Nuova formulazione) «Bella, Aprea, Belotti, Fusacchia, Piccoli Nardelli, Toccafondi, Fornaro, Lupi, Carbonaro, Casa, Cimino, Del Sesto, Iorio, Mariani, Melicchio, Spadafora, Tuzi, Vacca, Valente, Villani».