BEGIN TYPING YOUR SEARCH ABOVE AND PRESS RETURN TO SEARCH. PRESS ESC TO CANCEL

Quando è il futuro che si eredita

Lo scorso 21 aprile 2016 l’onorevole Flavia Piccoli Nardelli ha partecipato alla presentazione del saggio di Lorenzo Casini “Ereditare il futuro. Dilemmi sul patrimonio culturale. Riportiamo di seguito il testo del suo intervento:

Siamo qui oggi perché accomunati da uno stesso interesse, quello per il patrimonio culturale.

Tutti noi ne parliamo a diverso titolo e da angolazioni particolari. Il libro di Lorenzo Casini, “Ereditare il futuro. Dilemmi sul patrimonio culturale”, pubblicato nella Collana i Saggi del Mulino, lo fa dal punto di vista giuridico, dal suo punto di vista.

Il libro dà organicità a queste tematiche, recuperando anche una serie di interventi pubblicati su riviste diverse in un periodo relativamente lungo, dando conferma della profondità della riflessione di Lorenzo Casini.

Casini ci spiega, con grande chiarezza, che il fine del libro è offrire una lettura giuridica delle problematiche riguardanti i beni culturali, ma chiarisce che è comunque necessario usare, oltre alla scienza giuridica, anche l’economia e la statistica. E i suoi ringraziamenti a Sabino Cassese, a Maria Luisa Catoni ed a Giulio Napolitano, per i preziosi consigli e suggerimenti, lo confermano.

Casini affronta in modo organico storia e contesto del ministero. Illustra i dilemmi che oggi si aprono nel rapporto pubblico/privato, nell’esportazione e poi nella circolazione delle opere d’arte, nell’organizzazione delle mostre e nel problema di come intendere il paesaggio nel difficile rapporto natura/cultura. Esamina lo Stato ed i  suoi istituti, la riforma dei musei statali, il caso degli archivi, il modello di gestione applicato a Pompei.

Ci parla di un ministero nato vecchio e per di più indigente, con 19.000 unità di personale che hanno una età media di 54 anni, e con una carenza di organico di oltre 1.000 lavoratori.
Ci ricorda che in 40 anni di vita del dicastero si sono alternati 25 ministri, da Spadolini a Franceschini. E che solo due di questi ministri hanno mantenuto l’incarico per un periodo sufficiente ad impostare delle vere riforme (Gullotti ed Urbani).

Ma è un ministero che nel 2014 e nel 2015 ha vissuto una spettacolare inversione di tendenza, con il bilancio che supera di nuovo i 2 miliardi di euro nell’ultima Legge di Stabilità. E con un sistema museale ripensato e rinnovato che nei primi tre mesi del 2016 ha totalizzato un incremento del +13,5% di ingressi e del +24% di incassi.

Il saggio di Lorenzo Casini ha il pregio di offrire un’analisi sistematica con alcuni aspetti che mi sembrano particolarmente interessanti: uno di questi, per noi della Commissione Cultura, è la riflessione sulla funzione della valorizzazione del Paesaggio. Un’operazione sia di tutela dei valori già definiti, sia di creazione di nuovi valori e, nello stesso tempo, attività diretta poi ad assicurarne la fruizione e l’uso.

L’Autore ci ricorda che la Convenzione Europea del Paesaggio già nel 2000 lo ha definito come elemento “dinamico” che fonde nella pianificazione la tutela e la valorizzazione: paesaggio dunque come il “luogo di vita delle popolazioni”. Per cui tutto è paesaggio. Non lo sono più solo i luoghi eccezionali ma anche quelli degradati. Da qui la necessità della sua valorizzazione intesa come azione di restauro, tutela e creazione di nuovi paesaggi per la vita degli uomini.

Ma c’è anche un altro aspetto, per noi della Commissione, di grande interesse: quello sul patrimonio immateriale, sulla ridefinizione della Convenzione di Faro su cui si sta lavorando, quindi sul ribaltamento del rapporto tra fruitore e bene culturale, che che è principio fondante della riforma in atto.

Lorenzo Casini può contare su una formazione teorica di grande peso e la sta applicando alle problematiche reali del funzionamento del sistema dei beni culturali. Segue i provvedimenti alla luce di una riflessione che gli viene dalla dottrina ma fa esperienza delle difficoltà che vengono dal mediare la rappresentanza degli interessi, facendo fronte alle resistenze al cambiamento che nel Paese sono molto forti.

Noi lo vediamo all’opera. Ci avvaliamo della sua competenza, gli riconosciamo determinazione e grande equilibrio.

Per questo personalmente leggo questo libro con gli occhi del politico, come presidente della Commissione Cultura della Camera, quindi, lo vedo come la conferma delle ragioni dell’urgenza e dell’importanza del lavoro che da due anni stiamo facendo in Commissione ed in Parlamento.