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150 anni AIE, Baricco: “I prossimi 150 anni passeranno in 30”

«Non sopravvalutate quello che la politica può fare per noi. La politica è importante ma noi cambiamo il mondo senza la politica e quando ci va bene con la sua pacata collaborazione. Noi possiamo cambiare il mondo senza aspettare la politica» afferma lo scrittore Alessandro Baricco durante il suo intervento alla celebrazione dei 150 anni dell’Associazione Italiana Editori, oggi all’Auditorium Parco della Musica di Roma, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella

«Non abbiate paura dell’ascesa delle tecnologie nella nostra vita. I vostri cataloghi sono pieni di storie che ci rassicurano sul nostro essere umani», storie alle quali «le persone vorranno attingere per dissetarsi sempre di più. Gli editori sono quelli che costruiscono i rubinetti per dissetarsi».

Baricco osserva come, dopo aver studiato per due anni la rivoluzione digitale si sia reso conto che una simile rivoluzione sia avvenuta senza il contributo della politica. Una rivoluzione che, dice agli editori, «non è il vostro nemico ed anzi è il vostro alleato perché continuerà a creare un movimento di idee, desideri e forze di cui abbiamo bisogno. Una sola cosa c’è da temere ed è la bonaccia. La rivoluzione digitale rende, invece, impossibile giocare un gioco chiuso. Per ogni macchina cui ci affideremo, ci sarà un libro di più sul nostro comodino», osserva facendo notare come ogni passo avanti che gli umani fanno verso la fiducia nelle macchine (software, device), è un passo che li allontana dalle proprie radici, da quello che sono, e quindi produce di conseguenza la necessità di tornare verso la propria natura di umani.

«Abbiamo bisogno di scuola, scuola: fatela! Abbiamo bisogno di educazione, educazione: educate! È un gesto che deve fare ognuno di noi» sottolinea Baricco stilando per gli editori un vero e proprio elenco di suggerimenti per i prossimi 150 anni, sollecitandoli a non farsi ipnotizzare dai numeri, a mettere la scuola e l’educazione fra le priorità da realizzare nel concreto, a santificare gli autori, a non pubblicare brutti libri, a non credere di essere i migliori.

«I prossimi 150 anni ce ne metteranno 30 a passare» ha sottolineato, perchè la velocità sarà uno degli elementi caratterizzanti del prossimo secolo e mezzo per gli editori. Per questo motivo, ha spiegato, sarà necessario confrontarsi con i ventenni di oggi che, ha spiegato Baricco, fondatore della scuola Holden, «io conosco bene: possono mancare di visione, di coraggio, ma hanno questo senso della velocità, che è indispensabile» perché, argomenta lo scrittore, «il nostro mestiere ha bisogno anche della velocità» sebbene non di quella che «rovina la lentezza che serve» al lavoro dello scrittore. In ogni caso, fa notare Baricco agli editori, «tra 150 anni chi farà il vostro mestiere, penserà che quello che fate voi adesso, è un lavoro da tipografi. Tra 150 anni, infatti, chi si impegnerà nel vostro settore sicuramente non si limiterà a pubblicare libri, ma saprà fare la televisione, il cinema, la scuola, saprà essere in ogni spazio in cui la gente coltiva sogni».

«Fare gli editori – ha poi continuato – significa allestire mondi dove le persone vorranno vivere».

Baricco, infine, suggerendo di non dare troppa importanza ai numeri, chiede agli editori di soffermarsi su un ragionamento: «ora 1 italiano su 2, non apre un libro nel corso di 1 anno. Se, però, ci fosse una statistica su quanti italiani in un anno hanno tirato con l’arco, hanno visitato un paese islamico, sono saliti su una montagna, la statistica sarebbe magari la stessa: 1 su 2. E magari quell’1 su 2 che non legge libri, amerebbe farlo, come chi non è salito su una montagna, amerebbe farlo. Ecco perché non dovete farvi ipnotizzare dai numeri – scandisce Baricco agli editori – perché il dato da cui siamo partiti è bello per il fatto che cambiare quell’1 su 2 è un compito che ci aspetta».