La sen. Vanna Iori, capogruppo del Partito Democratico in commissione Cultura al Senato, è intervenuta in Aula per la dichiarazione di voto del Partito Democratico a favore del disegno di legge 1421, “Disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura”, già approvato dalla Camera dei deputati.
IORI (PD). Signor Presidente, colleghe e colleghi, vorrei iniziare il mio intervento con un’immagine che a mio avviso diventerà indelebile ed è già per molti aspetti iconica, quella di un bambino che, nel giorno dello sgombero della casa dove abitava con la famiglia a Primavalle, ha portato con sé i libri di scuola e quelli che suo padre vendeva in un banchetto di antichità a Porta Portese; nient’altro che libri, carta, ma per lui molto preziosa. Tra le tante cose che poteva decidere di portare con sé, ha voluto semplicemente dei libri. Credo che si tratti di un’immagine di grande bellezza, di grande speranza e di grande umanità. Quel bambino sceglie di avere delle opportunità e probabilmente l’unica possibilità per emanciparsi dall’indigenza e dalla marginalità gli è apparsa quella di studiare, di conoscere e di attraversare altri mondi con la mente. Leggere è infatti uno degli strumenti più importanti che fin dall’infanzia i bambini hanno a disposizione per crescere, sviluppare un senso di sé, maturare senso critico, conoscersi e aprirsi all’altro, al nuovo, all’impensato, all’inatteso.
Credo che in questa epoca di grande disintermediazione, in cui tutto si svolge sul web, in un eterno presente in cui le informazioni semplificate, e a volte false, ci vengono imposte in rapida successione senza che la dimensione del tempo ci consenta di approfondire (costringendoci invece alla superficie, alla piattezza, piuttosto che alla profondità), leggere, conoscere, pensare siano elementi fondamentali, non solo per lo sviluppo cognitivo ed emotivo dei singoli ma anche per lo sviluppo sociale, economico e politico, per non consegnare il Paese a chi lo vorrebbe schiavo e silente; un Paese di cittadini tutti uguali.
Ecco, quel ragazzo, economicamente più fragile degli altri e debole socialmente, sembra mostrare volontà, curiosità, progetti. Ebbene, il senso di quella fotografia restituisce il senso anche del lavoro che abbiamo svolto su questa proposta di legge, quello di mettere in risalto il valore della lettura, la promozione del libro come strumento di libertà.
Chiunque può sfogliare pagine ed è proprio per queste ragioni che il Partito Democratico ha sostenuto questa proposta, come prosecuzione di una serie di misure volte a investire sulla cultura e sulla conoscenza. Penso all’applicazione 18app, ai nuovi meccanismi di erogazione del Fondo unico per lo spettacolo, alla riforma del cinema, all’autonomia gestionale dei musei. Abbiamo sostenuto questo lavoro perché purtroppo il nostro è un Paese che non legge.
Dopo la Seconda guerra mondiale – chi non è più giovanissimo lo ricorderà – gli italiani non conoscevano ancora la nostra lingua; un grave problema, che spinse la Rai ad ideare un programma televisivo condotto dal maestro Manzi, che si intitolava «Non è mai troppo tardi», in cui si proponeva di insegnare a leggere e a scrivere; lo scopo era quello di uscire dall’ignoranza, per contribuire alla costruzione del Paese.
Anche se oggi il tasso di analfabetismo è di gran lunga diminuito, gli italiani non sono tanto abituati a prendere in mano un libro e a leggerlo. Sono solo 60 su 100 gli italiani che leggono almeno un libro all’anno. Siamo ultimi in Europa e questo rappresenta in tutta la sua evidenza un’emergenza nazionale. Se a ciò si aggiungono gli ultimi dati registrati dalle prove Invalsi che certificano l’analfabetismo funzionale di molti studenti, l’incapacità cioè di comprendere un testo semplice (che evidentemente descrivono un quadro di profondo impoverimento culturale delle fasce più giovani e più deboli della popolazione), ci rendiamo conto di quanto è urgente intervenire su saperi e conoscenze.
Per contrastare la povertà materiale dobbiamo iniziare dal contrasto alla povertà educativa, promuovendo la lettura per i bambini, secondo l’esempio virtuoso di «Nati per leggere», o intervenendo sulle biblioteche scolastiche. In questa proposta di legge è inserito un intervento mirato, una carta della cultura, per aiutare le famiglie con ISEE bassi ad acquistare libri e a fruire di cultura per promuovere la diffusione della lettura in tutte le possibili circostanze; lo dico con forza perché vorrei chiarire che questa non è una legge sul prezzo dei libri, ma cerca di mettere ordine nel sistema delle promozioni. Le ragioni di questa scelta stanno nel tentativo di aiutare le librerie più piccole, sempre più penalizzate dalla concorrenza delle grandi multinazionali (reali o virtuali), a sopravvivere. Negli ultimi cinque anni sono state chiuse, secondo Confcommercio, ben 2.332 librerie e, per ognuna che scompare, si perde un luogo che è un presidio di cultura e di pensiero, un deposito di idee e di linguaggio. (Applausi dal Gruppo PD e della senatrice De Petris). È quindi sicuramente una legge che contiene tante misure positive che, da un lato, cercano di bilanciare l’interesse del lettore, sia dei cosiddetti lettori forti, sia dei lettori da acquisire, e dall’altro, di tutelare le piccole librerie e, in generale, tutta la filiera della produzione e della distribuzione del libro, soprattutto nelle aree del Paese più disagiate, dove spesso le librerie svolgono anche la funzione di sviluppo di comunità.
Con questa legge si rilanciano buone pratiche già attive nel Paese, cercando di mettere a sistema gli interventi più urgenti per affrontare le emergenze del settore. Cito solo alcuni esempi: i patti locali per la lettura (che uniscono in modo virtuoso soggetti pubblici e soggetti privati), biblioteche, comunali, librerie, biblioteche scolastiche, gruppi di volontari; si raddoppia il finanziamento previsto per il tax credit per le librerie; si prevede l’albo delle librerie di qualità; si istituisce la Capitale italiana del libro; si prevede che il libro venga considerato all’interno della filiera del dono, consentendo le cessioni gratuite di libri e si incentiva così anche lo sviluppo dell’economia circolare e il recupero di beni a fini di solidarietà sociale. È evidente che avremmo sperato in uno sforzo ancora più significativo dal punto di vista finanziario, tuttavia è un inizio e un segnale importante per stanziare fondi pubblici a sostegno dell’intera filiera del libro, come si fa per la cultura.
In questo quadro, però, un compito importante deve svolgerlo la scuola che deve avere la capacità di diffondere e incentivare l’abitudine e la passione per la lettura, perché non esistono solo i libri di testo ma anche il sistema mediatico può e deve fare la sua parte.
Concludo con una brevissima riflessione: questa è per molti, purtroppo, un’epoca di rabbia, di solitudine, di smarrimento e di vuoto esistenziale. Esiste un antidoto per incanalare e comprendere queste condizioni esistenziali e si chiama cultura, si chiama istruzione. In questa epoca dove tutto corre veloce sul web, sembra così difficile pensare, riflettere, stare in dialogo silenzioso con un testo. Ebbene sostenere la lettura è un messaggio importante. L’unico modo forse che abbiamo per resistere a questa ondata di neo-analfabetismo. Chi è curioso, chi guarda al di fuori dell’oblò, può attenuare i suoi timori e arricchire il suo sguardo sul mondo.
Per tutte queste ragioni esprimo, Presidente, il voto favorevole del Partito Democratico. (Applausi dal Gruppo PD).