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I segreti di Andreotti in seicento metri di carta

Nel luglio del 2007 il presidente Andreotti, che da sempre era stato tra i sostenitori dell’attività dell’Istituto Sturzo, decise di affidarci il suo archivio personale custodito fino a quel momento in un grande appartamento nel centro storico di Roma. L’archivio funzionava come un grande centro di documentazione per l’attività del presidente, che contribuiva alla definizione della sua struttura attraverso precise strategie di tipo conservativo, selezionando la documentazione e identificando l’oggetto, il tema o il nome di riferimento, apposto in forma autografa sulle carte.

andreotti-680x453In quell’estate l’Istituto si assunse il compito di portare tutto il materiale nei locali di Palazzo Baldassini per custodirlo e riordinarlo. Il presidente Andreotti pose come unica condizione che l’archivio fosse aperto immediatamente alla consultazione, senza attendere ulteriori riordini, sorprendendo tutti noi che pure di archivi ci occupiamo da molti anni. Il presidente legittimava in questo modo il lavoro, che l’Istituto Sturzo aveva fatto e faceva, di raccolta degli archivi della tradizione del cattolicesimo politico italiano, aggiungendosi ai più di settanta archivi personali e ai tre archivi di partito già custoditi.

L’archivio è costituito da tremilacinquecento buste, pari a circa seicento metri lineari di documentazione. Un archivio straordinario dunque, quando si pensi che la media dell’archivio di un politico di statura nazionale di solito oscilla tra i quattrocento e i seicento faldoni.
Su quell’archivio hanno lavorato ormai più di cento studiosi. Fino a poco tempo fa ogni richiesta di consultazione veniva inviata al presidente Andreotti, che nel giro di ventiquattr’ore la restituiva, approvandola.
I due custodi indicati dal presidente, due personalità a lui legate da una lunga e profonda amicizia – il senatore Nicola Signorello e l’avvocato Mario Barone – hanno in tutti questi anni collaborato fattivamente con l’Istituto, promuovendo una serie di attività per la valorizzazione dell’archivio e riuscendo anche a digitalizzare l’intera raccolta degli scritti, circa seimila testi pubblicati sul sito dell’Istituto.

La consistenza e la varietà delle tipologie documentarie, oltre alla ricchezza dei contenuti, offrono ampia testimonianza della storia italiana – e non solo – di tutta la seconda metà del Novecento, e rendono questo complesso documentario sicuramente unico nel panorama degli archivi personali contemporanei.
L’archivio conserva documentazione relativa alla sfera sia privata che pubblica del presidente Andreotti dalla metà degli anni Quaranta ai nostri giorni e permette di ripercorrere in modo continuativo e significativo la sua lunga attività di uomo di governo e di partito, di studioso, di giornalista e di saggista. Le carte testimoniano attraverso un percorso impostato sia sulle vicende biografiche, sia sulle esperienze politiche, culturali e professionali, il ruolo istituzionale, come ministro e presidente del Consiglio, con particolare riguardo alla politica estera e comunitaria, all’attività nel partito della Democrazia cristiana, ma anche ai rapporti con istituzioni e personalità della Chiesa, della cultura, dell’arte e dello sport, sia a livello nazionale che internazionale.

L’apporto di Giulio Andreotti si riflette anche nella logica di aggregazione della carte, di tipo prevalentemente tematico, e nel modo in cui nel tempo sono state strutturate alcune pratiche, concepite come dei veri e propri dossier documentari, con documenti che coprono un arco temporale anche molto ampio, che può andare dalla fine degli anni Quaranta fino ai nostri giorni.

Come segretario generale dell’Istituto Luigi Sturzo, a fianco del presidente Franco Nobili, amico da sempre del presidente Andreotti, il mio compito fu allora ed è stato per tutti questi anni quello di custodire, assicurare il riordino e la valorizzazione di queste straordinarie memorie. È davvero corretto dire che la prima repubblica finisce con la morte di Giulio Andreotti.

* Flavia Nardelli è stata segretario generale dell’Istituto Luigi Sturzo fino al febbraio scorso, quando è stata eletta alla camera dei deputati nelle liste del Partito democratico

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