La commissione Cultura della Camera ha approvato all’unanimità in via definitiva la legge che conferisce il titolo di “Monumento nazionale” all’ex Campo di prigionia e internamento di Servigliano, in provincia di Fermo, oggi denominato “Parco della Pace”. Il testo già approvato dal Senato, quindi diventa legge.
(AGI) – Roma, 2 mar. – «L’approvazione oggi in Commissione Cultura in sede legislativa della legge per dichiarare monumento nazionale l’ex campo di prigionia di Servigliano, nelle Marche, è un fatto che assume in queste giornate drammatiche per la guerra tra Russia e Ucraina un significato particolare. Non più solo il riconoscimento di quanto di terribile avvenne nel ‘900, con i suoi due conflitti mondiali, e testimonianza dell’enorme sofferenza di chi ha vissuto in quel campo di prigionia, ma monito contro quello che non avremmo mai voluto constatare: la guerra di nuovo in Europa, di nuovo l’invasione di un Paese con i carri armati, di nuovo morte, distruzione e sofferenze per uomini, donne e bambini», ha dichiarato Flavia Piccoli Nardelli, della presidenza del gruppo Pd alla Camera, e relatrice del provvedimento sull’ex campo di prigionia di Servigliano.
«Vedere donne e bambini con poche masserizie, file di famiglie e di persone accalcarsi sui treni e affollarsi ai confini dell’Ucraina per scappare dalla guerra, non puo’ non toccarci nel profondo e darci l’impressione di un ritorno al passato. Il nostro comune voto di oggi – conclude Piccoli Nardelli – e’ dunque anche il rifiuto di accettare che esistano di nuovo situazioni e luoghi che possano giustificare l’esistenza di campi come Servigliano».
Il campo di prigionia di Servigliano
La storia del campo di prigionia di Servigliano è intrecciata alle vicende più drammatiche del Novecento, di cui è uno dei luoghi più simbolici a livello nazionale ed europeo. Il campo di Servigliano, situato poco fuori il paese lungo la via per Amandola, fu costruito nel 1915, poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale. Era un campo di prigionia che poteva ospitare fino a diecimila prigionieri. Alla fine del conflitto fu sgomberato e chiuso. Nel periodo tra le due guerre, fu usato come deposito di armamenti.
Poco dopo l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, tornò però ad ospitare prigionieri, fino alla fine delle ostilità, quando le circa trentamila persone che si trovavano al suo interno riuscirono a fuggire, accolte e aiutate da molte famiglie di Servigliano e dei paesi vicini.
Dal 1943-1944 il campo venne riutilizzato per l’internamento degli ebrei sia italiani, che stranieri. Nel maggio del 1944 gli ebrei di Servigliano vennero deportati ad Auschwitz. Nei primi mesi del 1945, con la vittoria degli alleati, il campo rimase vuoto. In primavera, tuttavia, vennero avviati dei lavori di risistemazione degli interni, volti ad accogliere 500 militari polacchi per cui era stato organizzato un corso di addestramento. Nel giugno del 1944 giunsero nel campo anche numerosi profughi sloveni.
Nell’estate del 1946, il campo di Servigliano venne evacuato. Dal settembre del 1947, fu destinato all’accoglienza dei profughi giuliano-dalmati. Nel 1955 il campo cominciò a svuotarsi e gli ultimi ospiti vennero trasferiti ad Ascoli Piceno, dove erano state realizzate appositamente alcune abitazioni.
Nei dieci anni dal 1945 al 1955, quando fu definitivamente chiuso, si stima che il campo abbia ospitato più di 40.000 persone.
La struttura rimase in condizioni di abbandono fino al 1970.
Il campo ha attraversato tutti gli snodi drammatici della storia del Novecento: nato come campo profughi nella Prima guerra mondiale, quando ha accolto profughi e prigionieri di guerra provenienti dall’Austria, è poi stato, in tempi diversi, campo di prigionia per i nemici inglesi e americani e per gli ebrei. Per questo Servigliano – che è stata una «città di legno» – può essere un luogo simbolo del Novecento: una casa delle tragedie del secolo, la cui memoria è legata alle terribili sofferenze e storie di sopraffazione che gli uomini hanno messo in atto, nel tempo, gli uni sugli altri.
Oggi gli spazi interni sono stati sgomberati dalle baracche e resi fruibili per attività sportive, con la palestra inaugurata nel dicembre 1997.
Nel 2001 si è costituita l’associazione “La Casa della Memoria”, che ha iniziato un lavoro di ricerca, documentazione e divulgazione della memoria e delle storie del campo di Servigliano.
Nel 2013 è stata inaugurata l’aula didattica multimediale cosiddetta Casa della memoria. L’allestimento dell’aula si propone di conservare la memoria delle vicende che segnarono la vita della comunità locale e, in particolare, dei tre diversi momenti che caratterizzarono la storia del Campo di prigionia: cioè campo di prigionia nella Grande guerra, luogo di internamento di soldati e ebrei durante l’occupazione tedesca e campo profughi nel dopoguerra. La Casa della memoria ospita oggi una mostra permanente sulla storia del Campo e propone una corposa attività di ricerca e di organizzazione di incontri e convegni come momenti di riflessione su diversi temi attinenti alla storia del secolo trascorso. Inoltre, offre alla consultazione un archivio storico, e materiali didattici e scientifici che illustrano le vite di chi sostò e transitò per il campo.