Pubblichiamo l’intervista a Flavia Piccoli Nardelli su “L’importanza dell’Archivio di Radio Radicale” realizzata da Lanfranco Palazzolo giornalista di Radio Radicale.
L’intervista è stata registrata mercoledì 29 maggio 2019.
Pubblichiamo l’intervista a Flavia Piccoli Nardelli su “L’importanza dell’Archivio di Radio Radicale” realizzata da Lanfranco Palazzolo giornalista di Radio Radicale.
L’intervista è stata registrata mercoledì 29 maggio 2019.
Flavia Piccoli Nardelli è intervenuta alla Camera, per la dichiarazione di voto del Partito Democratico, a favore della mozione che impegna il Governo a riconoscere ufficialmente il genocidio del popolo armeno, perpetrato dai Giovani Turchi nell’aprile del 1915, e a darne risonanza internazionale. Un atto storico che rende giustizia al popolo Armeno.
Perche’ non accada mai più: “riconoscere la tragedia armena non significa da parte nostra fare un processo alla Turchia di oggi, per quanto commesso anteriormente alla stabilizzazione della moderna Repubblica turca, ma invitarla ad un processo di riflessione matura, che può essere foriera di nuovi, positivi equilibri”.
Pubblichiamo l’intervista di Flavia Piccoli Nardelli, rilasciata a Radioradicale.it, sulla risoluzione presentata dal Partito Democratico in Commissione Esteri alla Camera dei deputati per il riconoscimento del genocidio contro la minoranza yazida perpetrato dai terroristi dello Stato islamico Daesh.
Flavia Piccoli Nardelli ha presentato, in Conferenza stampa alla Camera, il docufilm dal titolo “Hawar, il mio viaggio nel genocidio yazida” realizzato da Düzen Tekkal, giornalista, autrice di bestseller, regista, attivista per i diritti umani e presidente dell’Ong Hawar.help, che ha scavato nella tragedia della minoranza degli yazidi, emarginati e discriminati dalla storia recente e letteralmente decimati dalle violenze dell’Isis a partire dall’agosto del 2014.
Durante l’incontro, organizzato in collaborazione con la Fondazione Adenauer a Roma, la Tekkal, legata per discendenza alla minoranza curda, pur essendo nata e cresciuta in Germania, ha messo in evidenza “un’indifferenza internazionale da stigmatizzare”, ribadendo che “resta prioritario” il riconoscimento più ampio possibile del genocidio della minoranza religiosa e, allo stesso tempo, di avviare al più presto un giusto processo per punire i colpevoli
Domenica 3 marzo tutti noi possiamo votare alle primarie del Partito Democratico per scegliere il nuovo segretario.
Insieme a tanti amici mi riconosco nella mozione di Maurizio Martina “#fiancoafianco Cambiare il Pd per cambiare l’Italia” in nome dell’unità del Partito Democratico.
Considero fondamentale andare a votare.
Dobbiamo rappresentare l’alternativa forte e senza ambiguità al sovranismo antieuropeo di Lega e M5S, che diffondono odio sociale, sottovalutano i problemi reali del Paese e trascinano l’Italia e l’Europa in una deriva antidemocratica.
Il decreto legge 113 è molto lontano dall’idea di sicurezza che apparentemente afferma di voler garantire o almeno lo è per la cultura politica cui appartengo. È legato ad un’idea di sicurezza “militarizzata” molto lontana da quella fatta di impegno per la collettività, per la società civile, fatta di aiuto reciproco, in cui mi riconosco. Assimilare in un unico provvedimento sicurezza e immigrazione lo si è detto è profondamente sbagliato: molte delle misure previste non offrono garanzie adeguate, specialmente verso le persone più deboli come i minori non accompagnati.
Il cosiddetto “decreto sicurezza” o “decreto Salvini” (dl 113 del 4 ottobre 2018) parte innanzitutto da una filosofia di fondo profondamente sbagliata, perché sovrappone in modo scontato e automatico il tema della sicurezza e quello dell’immigrazione, affrontando quest’ultimo in termini solo “securitari” e al tempo stesso in modo propagandistico, soffiando sul fuoco delle paure delle persone.
Dopo di che, scendendo nel merito, le misure in esso contenute sono in realtà inefficaci e addirittura controproducenti dal punto di vista degli effetti pratici, con un vero e proprio “effetto boomerang” dal punto di vista della sicurezza. Non si scoraggerà certo l’immigrazione, e aumenterà l’insicurezza. Alcune delle misure del decreto hanno portato addirittura a sollevare forti dubbi sulla sua costituzionalità, tanto che il Presidente della Repubblica, in modo irrituale ma motivato, ha accompagnato la sua firma con una precisa lettera che ha richiamato gli obblighi internazionali dello Stato e in particolare quanto direttamente disposto dall’articolo 10 della Costituzione, che protegge i cittadini stranieri.
È scomparso l’Ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris, un uomo che sarà ricordato per la sua intelligenza, preparazione e generosità.
Acuto e animato da grande curiosità intellettuale ha portato la sua competenza nel mondo accademico e nelle sedi delle grandi fondazioni culturali del nostro Paese.
Ha saputo suscitare energie e investire sui giovani.
È stato un grande Ambasciatore nella Germania della preunificazione. Resterà a noi il suo ricordo e il rimpianto per la sua assenza