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Flavia Piccoli Nardelli interviene alla Camera sul decreto sostegni-bis

“Istruzione e lavoro richiamano la comunità che vogliamo essere, il Paese che stiamo costruendo, il futuro che desideriamo per ognuno di noi”

Il decreto sostegni bis che abbiano approvato in Commissione Cultura «assicurano la riapertura in sicurezza dell’anno scolastico con risorse finanziarie (350 milioni di euro), garantendo apparecchiature per la sanificazione dell’aria, sistemi di sicurezza, distanziamenti, così come sperimentato negli ultimi mesi dell’anno scolastico 2020-2021. A questo si sono aggiunte significative risorse (400 milioni di euro) per assicurare alla scuola un contingente di insegnanti che fino a dicembre possano sostenere un lavoro di recupero nelle classi.», ha affermato Flavia Piccoli Nardelli intervenendo alla Camera dei deputati nella discussione generale sul decreto “sostegni-bis”.

Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’intervento di Flavia Piccoli Nardelli.

CAMERA DEI DEPUTATI – XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell’Assemblea. Seduta n. 538 di lunedì 12 luglio 2021

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Grazie, Presidente, bentrovata sottosegretaria. Sono moltissimi i temi su cui avremmo dovuto intervenire, Presidente. Il mio tema, però, oggi rimane quello della scuola. Ormai sono tante le occasioni che mi hanno vista intervenire in quest’Aula sulla scuola, per sostenere innovazioni, per auspicare cambiamenti, troppe volte, Presidente, per non rischiare la frustrazione per problemi che sembra non riusciamo a risolvere, che vedono corsi e ricorsi che si trascinano troppo a lungo; sempre, però, per difendere i diritti dei ragazzi, per ribadire che il diritto ad apprendere è, per noi del Partito Democratico, alla base di ogni possibile speranza per il nostro Paese.

L’intervento di oggi, necessariamente breve per garantire gli interventi dei diversi gruppi parlamentari in un momento di emergenza, nasce come presa d’atto delle parole con cui il Presidente Draghi ha presentato le politiche del suo Governo, ribadendo che è necessario investire nella formazione del personale docente, per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni, quando ha dato all’istruzione quel ruolo che le è proprio, sottolineando la necessità di riaprire la scuola il 1° settembre, con tutti gli insegnanti in cattedra. Due anni di gestione altalenante della scuola, dovuta alla pandemia, hanno lasciato strascichi che solo in parte vengono alla luce. Sono di questi giorni i dati forniti dall’Istat sugli esiti delle lezioni in DAD, che pure hanno garantito la continuità della scuola nel nostro Paese. Ma non abbiamo – ed è grave, sono certa che anche il Ministro ne sia convinto – dati accurati sulle perdite di apprendimento con cui dobbiamo misurarci.

Il provvedimento previsto da questo decreto, significativo per l’impegno preventivato, assicura la riapertura in sicurezza dell’anno scolastico con risorse finanziarie (350 milioni di euro), garantendo apparecchiature per la sanificazione dell’aria, sistemi di sicurezza, distanziamenti, così come sperimentato negli ultimi mesi dell’anno scolastico 2020-2021. A questo si sono aggiunte significative risorse (400 milioni di euro) per assicurare alla scuola un contingente di insegnanti che fino a dicembre possano sostenere un lavoro di recupero nelle classi.

Non voglio ricordare gli 800.000 ragazzi, secondo i dati Istat, esclusi dalle elezioni nel primo anno di COVID, né i dati problematici sul disagio psicologico, sulla carenza di attenzione, sulla didattica, rimasta alla lezione frontale e solo trasferita in lezioni a distanza.

Un terzo elemento desidero ricordare tra quelli previsti dal decreto in discussione: il sostegno alla scuola paritaria, infanzia compresa, segno di attenzione, ma anche di dignità per tutto il sistema scolastico nazionale. Il nostro intervento emendativo all’articolo 59, sul reclutamento straordinario degli insegnanti, previsto per garantire la loro presenza sulle 112.000 cattedre circa che a settembre risultano vacanti e disponibili, è, per noi del Partito Democratico, fortemente qualificante.

Accanto ai vari provvedimenti messi in atto dal Ministero dell’Istruzione, che può contare sui vincitori del concorso straordinario indetto dalla Ministra Azzolina e conclusosi in questi giorni, sugli insegnanti rimasti nelle GAE e nelle graduatorie di merito, sulle 4.000 cattedre STEM anticipate rispetto alle 42.000 previste a regime dal concorso ordinario, bandito, ma non ancora partito, il Partito Democratico ha proposto l’apertura di una procedura straordinaria per gli insegnanti con un’esperienza di almeno 36 mesi maturata nelle aule scolastiche, da verificare con una prova disciplinare in ingresso, che ne porti un numero certo – quello che rimane, una volta espletate tutte le altre procedure previste – ad un percorso di formazione, valutato alla sua conclusione, che consenta, se considerato idoneo, l’inserimento in ruolo al 1° settembre 2022.

Nello stesso spirito, quello di assicurare numeri certi, a fronte delle richieste previste, in risposta alle esigenze di un Paese che chiede per i propri figli stabilità e qualità, il Partito Democratico ha sostenuto la proposta dell’emendamento presentato dalla presidente Casa, a nome del MoVimento 5 Stelle, per l’inserimento con procedure semplificate degli insegnanti specializzati sul sostegno, nella consapevolezza della delicatezza e dell’importanza di queste figure. Procedure di reclutamento che si configurano come sanatorie? No, Presidente, visti le condizioni e i percorsi ipotizzati. Un concorso mascherato? No, nemmeno quello, ma un’ipotesi di reclutamento, che tiene insieme la necessaria formazione, peraltro già sperimentata in molti altri Paesi europei e frutto di approfondite riflessioni teoriche.

Non mi soffermo a spiegare perché il reclutamento senza formazione non garantisca adeguati livelli di qualità alla nostra scuola. Noi siamo convinti che questa procedura straordinaria serva in prospettiva, in vista di un sistema a regime, che è necessario programmare e su cui dobbiamo investire, perché, Presidente, è necessario superare questa fase del problema, risolvere il problema degli insegnanti, per concentrarci sugli alunni, per assicurare loro una didattica che superi la tradizionale lezione frontale, che integri la didattica a distanza, usandola nel senso più ampio delle possibilità che offre, che sani soprattutto lo iato che esiste tra il mondo della scuola e quello in cui i ragazzi vivono. Non possiamo permetterci – l’abbiamo detto – di arrivare impreparati all’inizio del nuovo anno scolastico. Dobbiamo affrontarlo con ampiezza di vedute, consapevoli dei problemi che possono presentarsi, forti di quanto abbiamo sperimentato e che ha funzionato.

Ecco, perché, Presidente, oggi il mio intervento sulla scuola ricalca idee note in quest’Aula, quelle in cui il Partito Democratico crede, ma arricchite dalla consapevolezza di sostenere ipotesi corrette, coerenti con le speranze che il Recovery Plan apre per il mondo dell’istruzione.

Presidente, ci sono ovviamente tante altre priorità, tanti altri interventi compresi in questo provvedimento, dalla sanità ai servizi, dall’automotive, su cui è stato reso disponibile una dote di 350 milioni di euro per la conversione ecologica del parco macchine del nostro Paese, fino al lavoro. Accade in queste ore, a Lodi, a Campi Bisenzio, con lavoratori che si sono visti licenziare con una mail: il tema del lavoro, dell’economia industriale che cambia e della responsabilità di impresa nei confronti dei lavoratori e dei territori è, se possibile, oggi, la priorità delle priorità. Per questo il Governo ha il dovere di richiamare alle proprie responsabilità chi delocalizza e sparisce. Sono ferite profonde che rischiano di diventare croniche, in un panorama economico messo a dura prova dalla crisi e dalla pandemia.

Istruzione e lavoro, Presidente – e concludo -, richiamano la comunità che vogliamo essere, il Paese che stiamo costruendo, il futuro che desideriamo per ognuno di noi, insieme, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).