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Martella: credito di imposta per testate online e altre misure per il settore

La Commissione Cultura della Camera ha svolto in videoconferenza l’audizione del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Andrea Martella, sulle iniziative di sua competenza per fronteggiare le conseguenze dell’emergenza epidemiologica nel settore dell’editoria e dei prodotti editoriali.

Molti i temi toccati nel corso dell’intervento in audizione. Tutte le misure già adottate così come quelle alle quali il Governo sta lavorando sono ispirate ad una logica di filiera che tenga insieme in un unico quadro tutti gli operatori del settore e i loro specifici bisogni. Di seguito il testo depositato dal Sottosegretario Martella.

ANDREA MARTELLA, Sottosegretario all’informazione e all’editoria: «Presidente, Onorevoli deputati, desidero innanzitutto ringraziarvi per questa occasione di confronto. Le circostanze del tutto eccezionali che il Paese sta vivendo rendono più che mai indispensabile per il Governo la continuità del confronto con il Parlamento e il pieno e proficuo esercizio della sua funzione di indirizzo e controllo, nel rispetto delle prerogative costituzionali.

Mai avremmo immaginato di dover fronteggiare un evento di tale portata.

Quando in questa stessa sede ho illustrato le linee programmatiche del mio mandato, nell’autunno scorso, il nostro orizzonte era dominato da questioni di tutt’altro ordine di grandezza. Quanto accaduto a partire dalla fine di febbraio ha mutato ogni ambito di vita personale e collettiva e stravolto, su scala globale, l’agenda politica, economica e istituzionale dei governi nazionali e delle istituzioni sovranazionali, a partire dall’Unione europea.

In questo scenario di emergenza, il settore dell’informazione ha svolto e continua a svolgere una funzione essenziale di pubblico servizio. Mentre le esigenze di contenimento del contagio da COVID-19 imponevano un’inedita limitazione delle libertà personali, il servizio informativo non solo ha concorso all’efficacia alle misure di contenimento del contagio, ma soprattutto ha mantenuto aperto uno spazio che deve ritenersi incomprimibile per ogni democrazia liberale che voglia rimanere tale: lo spazio della libertà di espressione, quello che garantisce la libertà di informare e di essere informati su quanto sta accadendo.

Se il sistema nazionale dell’informazione ha dato nell’emergenza una buona prova di tenuta, come testimoniato dalla crescita di lettori e di utenti dei servizi informativi, questo si deve anche alle scelte effettuate dal Governo e dal Parlamento a partire dall’ultima legge di bilancio, come proverò brevemente a illustrare.

Con la manovra di bilancio e il decreto proroga termini abbiamo messo in sicurezza il settore, sterilizzando i tagli già previsti e garantendo al sistema della contribuzione diretta un orizzonte di stabilità fino al 2022. Senza questo intervento, l’impatto della crisi sarebbe stato ben più drammatico per le numerose testate locali e diocesane che sono le principali beneficiarie del sostegno diretto.

Sempre attraverso la legge di bilancio, abbiamo garantito all’imprese editrici e stampatrici gli strumenti necessari per affrontare i processi di ristrutturazione e riorganizzazione, scongiurando l’esplosione di crisi aziendali che avrebbero messo definitivamente in ginocchio il settore e scaricato maggiori oneri sulla collettività.

Ma abbiamo anche calibrato interventi di dettaglio che si sono poi rivelati indispensabili alla luce di quanto accaduto. Penso, ad esempio, alla  proroga dei contratti con le agenzie di stampa che forniscono i servizi di informazione primaria delle amministrazioni centrali dello Stato.

In assenza di questa previsione, si sarebbe dovuto andare a gara per l’affidamento di tali servizi, con le difficoltà immaginabili nel contesto attuale, ma soprattutto si sarebbe creata una condizione di incertezza per un segmento di informazione, quale quello primario, di cui si è apprezzata nell’emergenza l’importanza e la funzione.

Allo stesso modo, avevamo previsto in legge di bilancio una riqualificazione del credito di imposta per le edicole per la compensazione delle tasse locali e le spese di affitto. Uno strumento che oggi si dimostra importante per sostenere la rete delle edicole nell’emergenza, al punto che abbiamo ritenuto di rafforzarlo ulteriormente, attraverso il decreto Cura Italia, raddoppiandone l’importo da 2mila a 4mila euro; di estenderlo alle spese per la consegna a domicilio dei giornali; e per la prima volta di riconoscerlo anche alle imprese di distribuzione che portano i giornali nei comuni fino a 5mila abitanti.

Con la legge di bilancio abbiamo introdotto anche misure a sostegno della domanda. Mi riferisco alla misura per la promozione della lettura dei giornali  nelle scuole – il cui decreto attuativo è stato appena adottato – che riconosce alle istituzioni scolastiche pubbliche e paritarie, di ogni ordine e grado, un contributo per l’acquisto di abbonamenti a giornali e riviste di settore. Ma anche a quella che inserisce i quotidiani tra i prodotti culturali acquistabili dai ragazzi con la 18APP. Il nuovo strumento avviato, si consoliderà, comunque, con la riapertura dell’anno scolastico, perché riteniamo, a maggior ragione in questa situazione, che sia importante valorizzare la lettura dei prodotti editoriali, anche come finestra sul mondo e sull’attualità.

Ho voluto fare questa premessa per dare la necessaria cornice di contesto agli interventi a sostegno della filiera della stampa, che abbiamo adottato nella prima fase dell’emergenza, e per illustrare compiutamente gli strumenti ai quali stiamo lavorando per gestire la nuova fase della crisi.

A questo proposito, fatemi fare un’altra considerazione preliminare.

Personalmente – e tutto il Governo ha condiviso immediatamente questa impostazione – mi sono impegnato affinché fosse garantita nell’emergenza la filiera della stampa.

In considerazione della funzione di pubblico servizio svolta dal sistema dell’informazione, il Governo ha ritenuto di escludere le edicole e l’intera filiera della stampa dal novero delle attività commerciali e produttive soggette agli obblighi di sospensione per effetto dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo, 22 marzo e 1° aprile 2020.

Ritengo che questa scelta fosse imposta dal rispetto del dettato costituzionale che, attraverso l’articolo 21, garantisce il diritto fondamentale di informare e di essere informati; un diritto tanto più rilevante in un così grave frangente per la vita civile e istituzionale del Paese.

E colgo l’occasione per ringraziare, anche in questa sede, tutti i lavoratori della filiera editoriale che in questi due mesi quasi hanno assicurato il servizio informativo e garantito il pluralismo. Tutti – giornalisti, stampatori, poligrafici, distributori ed edicolanti – sono stati preziosi e fondamentali per la tenuta del sistema nell’emergenza. Abbiamo anche visto quanto i giornali siano stati importanti, soprattutto nelle aree più colpite dal contagio, per assicurare quel senso di coesione e di appartenenza a una comunità che ha tenuto accesa la luce dell’umanità nella sofferenza di tanta parte del Paese. In quelle aree, i giornali sono stati indispensabili non solo per informare, ma anche per tributare, nell’unica forma possibile, l’ultimo saluto a chi purtroppo non ce l’ha fatta. Credo che le pagine dei necrologi abbiano colpito tutti. Nell’impossibilità di celebrare i funerali, la stampa ha dato spazio e voce al cordoglio delle persone e alla sofferenza delle comunità, svolgendo una funzione di preminente valore sociale di cui dobbiamo essere consapevoli.

Come sapete, le prime misure adottate con il decreto Cura Italia sono state orientate innanzitutto a limitare la perdita dei ricavi pubblicitari che, soprattutto per le testate locali e per quelle più piccole, rappresenta la principale fonte di sostentamento.

La complessiva tenuta delle vendite e l’aumento degli accessi ai siti delle testate registrato nelle ultime settimane, non possono in alcun modo neutralizzare gli effetti negativi derivanti dal crollo degli investimenti pubblicitari delle imprese, inevitabile in ogni fase di crisi.

E’ per questo che abbiamo modificato il credito di imposta per gli investimenti pubblicitari, già vigente a regime come incentivo agli investimenti incrementali sull’anno precedente, in una misura applicabile per l’anno in corso all’investimento complessivo. E’ un primo segnale importante per incentivare le imprese a mantenere una certa quota di investimento in pubblicità sui giornali e le televisioni locali. E stiamo lavorando, in vista del prossimo decreto, per rafforzarlo, ampliando la percentuale della spesa ammessa al beneficio fiscale e incrementando corrispondentemente le risorse poste a copertura.

Allo stesso modo, abbiamo ampliato ed esteso –come già ricordato–  il credito di imposta per edicole, raddoppiandone l’importo massimo e portandolo a copertura di spese prima non previste, tra cui anche quelle per la consegna a domicilio dei giornali. L’emergenza ha infatti evidenziato come la consegna a domicilio dei giornali debba ritenersi un servizio essenziale soprattutto per la fascia di popolazione – gli anziani e i bambini – più colpita dalle limitazioni di movimento imposte dalle misure di contenimento del contagio. La scelta di molte edicole di svolgere questo lavoro di prossimità, portando a casa dei clienti giornali e anche prodotti editoriali per i bambini – perché soprattutto per loro le restrizioni hanno pesato e pesano tanto – è stata importante e merita di essere valorizzata attraverso uno specifico sostegno pubblico. Quanto alle edicole, stiamo valutando l’opportunità di riconoscere agli esercenti di tali attività, ove non destinatari di altre forme di sostegno, un bonus una tantum per i maggiori oneri correlati allo svolgimento dell’attività durante l’emergenza sanitaria.

Per inciso vorrei ribadire, in questa sede, che stiamo continuando nel confronto per rafforzare il profilo delle edicole come hub di servizi territoriali, consolidando attraverso l’Anci le intese con i comuni e con le Asl per l’erogazione di servizi anagrafici e di prenotazione delle prestazioni sanitarie. Cosi come contiamo di chiudere presto un accordo con le Poste per ridurre i costi dei pagamenti digitali e di favorire le condizioni per una nuova disciplina dell’aggio. A questo proposito, nelle prossime settimane lavorerò per quanto di competenza per arrivare ad una nuova intesa nell’interesse complessivo della filiera.

Sul fronte della tutela del reddito, ci siamo battuti affinché fosse riconosciuta l’indennità da 600 euro anche ai giornalisti più esposti agli effetti della crisi, cioè ai giornalisti precari e autonomi a basso reddito iscritti all’INPGI e lavoriamo affinché anche nel prossimo provvedimento siano confermate forme di sostegno al reddito ai lavoratori precari dell’informazione.

In generale, tutte le misure di sostegno già adottate, così come quelle alle quali stiamo lavorando in queste ore, sono ispirate a una logica di filiera che tenga assieme, in un unico quadro, tutti gli operatori del settore e i loro specifici bisogni.

Sempre secondo una logica di filiera, stiamo studiando un nuovo pacchetto di misure economiche per il settore editoriale, idoneo ad assicurare la tenuta di un comparto di cruciale rilevanza per la qualità della democrazia.

L’importanza della pubblicità è quindi evidente. Noi stiamo, come detto, lavorando per ampliarne risorse e percentuali compatibilmente con il quadro delle risorse complessive. Oltre al rafforzamento degli incentivi alla ripresa degli investimenti pubblicitari da parte delle imprese, attraverso il credito d’imposta già menzionato, stiamo valutando anche l’introduzione di un credito d’imposta ad hoc per i servizi digitali (servizi di server, hosting e banda larga) rivolti alle testate edite in formato digitale. Le testate online hanno svolto e stanno svolgendo un presidio informativo rilevante nell’emergenza sanitaria ed è opportuno introdurre una forma di sostegno ad esse mirata. E’ una misura fortemente innovativa che punta ad offrire alle testate giornalistiche una nuova forma di sostegno idonea ad accompagnare i processi di trasformazione digitale che questa crisi ha di fatto accelerato.

Per altro verso, si pone la necessità di valutare anche di forme di sostegno fiscale connesse all’utilizzo della carta, per le imprese editoriali che non accedono ad altre forme di sostegno pubblico. Penso al rifinanziamento di un’agevolazione fiscale già vigente, come il credito d’imposta per l’acquisto della carta per i giornali, sul quale stiamo lavorando con il Ministero dei beni culturali per estenderlo, eventualmente, anche al libro. Ma mi riferisco anche alla forfettizzazione delle rese dei giornali, che vorremmo portare al 100 per cento per abbattere il peso dell’imposizione IVA, a beneficio dell’intera filiera.

Sul fronte ordinamentale riteniamo necessario garantire, pur a fronte delle difficoltà amministrative legate all’emergenza, l’ordinato pagamento del primo rateo dei  contributi diretti in favore delle imprese editoriali, la cui erogazione è prevista entro il 31 maggio. A questo fine proporremo con l’amministrazione fiscale, la possibilità di differimento della verifica della regolarità previdenziale e fiscale delle imprese beneficiarie.

Allo stesso modo, valuteremo con le altre amministrazioni interessate, Lavoro e MEF, l’opportunità di differire il termine per il completamento della procedura di riequilibrio dell’INPGI, oggi fissato al 30 giugno 2020. A causa dell’emergenza, infatti, il tavolo tecnico istituito a tal fine nel febbraio scorso, anche su nostro impulso, ha potuto riunirsi solo una volta e deve ritenersi ormai insufficiente il tempo residuo a disposizione. Né d’altra parte potrà completarsi prima del prossimo giugno il processo di insediamento del nuovo consiglio di amministrazione dello stesso Istituto di previdenza dei giornalisti.

Analoghe considerazioni faremo anche con riguardo alla procedura di affidamento dei servizi di informazione primaria. Come sapete, la proroga dei contratti in essere disposta dal decreto “proroga termini” fino al 31 dicembre 2020 era funzionale alla verifica della possibilità di superare l’obbligo di gara per la selezione delle agenzie di stampa nazionali che forniscono il servizio informativo primario alle amministrazioni centrali, nel presupposto che l’informazione sia un bene costituzionalmente protetto e non fungibile, e come tale non assimilabile ad altri beni acquisibili sul mercato. Da allora stiamo lavorando, nella cornice di Editoria 5.0, a una disposizione di legge che disciplini in altra forma l’affidamento di questi servizi, ma l’attuale contesto ci induce a valutare un’ulteriore proroga dei contratti in essere per garantire un quadro di stabilità in attesa di una nuova disciplina.

Con l’occasione, ci tengo anche a ricordare che a tutt’oggi, grazie agli sforzi del personale e della dirigenza, il Dipartimento per l’informazione e l’editoria ha assicurato il regolare svolgimento dell’attività amministrativa e garantito la funzionalità delle procedure di accesso alle provvidenze pubbliche. Ricordo, ad esempio, che durante il lockdown, il Dipartimento, d’intesa con il Ministero dello sviluppo economico, ha assicurato la regolarità dei pagamenti, senza che si accumulassero ritardi per le imprese,  per un valore pari a 27,5 milioni di euro relativi al credito d’imposta pubblicità riferito al 2019. Una misura importante e attesa.

In definitiva, il nostro impegno per la gestione della seconda fase dell’emergenza sarà volto all’individuazione di ogni misura utile a garantire la tenuta occupazionale e finanziaria dell’intera filiera della stampa, limitando l’impatto economico delle perdite derivanti dalla caduta degli investimenti, e in generale a sostenere l’informazione professionale e di qualità.

A quest’ultimo proposito, richiamo in questa sede l’iniziativa assunta il 4 aprile scorso, con l’istituzione dell’ ”Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al COVID-19 sul web e sui social network”. Ho avuto l’opportunità di chiarire all’Assemblea della Camera, il 9 aprile scorso, in risposta ad una interpellanza parlamentare, come quell’iniziativa debba intendersi orientata ad agevolare il godimento del diritto individuale ad una adeguata informazione. L’obiettivo è quello di rendere maggiormente riconoscibili in rete i contenuti autentici e riconducibili a fonti ufficiali e istituzionali, distinguendoli da quelli fuorvianti e privi di certificati ancoraggi a verità scientifiche, senza in alcun modo tradursi in censure e senza menomare il pluralismo delle opinioni, né limitare l’esercizio della libertà di manifestazione del pensiero riconosciuta dall’articolo 21 della Costituzione. La sua funzione sarà quella di supportare le istituzioni attraverso proposte, analisi e strumenti che facilitino la diffusione di informazioni scientificamente affidabili sull’emergenza sanitaria, nella convinzione che il miglior contrasto alla cattiva informazione sia la capacità di ciascun cittadino di saper trovare da sé le notizie e le risposte di cui ha bisogno.

Vorrei soffermarmi, da ultimo, su un tema che ha guadagnato recentemente la ribalta della cronaca, ma che da tempo il Governo segue con grande attenzione.

Mi riferisco al fenomeno della pirateria editoriale e alla diffusione, in rete e nelle chat, di intere edizioni digitali dei giornali. Sono pratiche illegali che arrecano gravi danni al sistema editoriale e a tutta l’industria creativa, che minano il pluralismo dell’informazione e fanno male al giornalismo professionale e di qualità.

Nelle scorse settimane ho scritto al Presidente dell’Autorità per le comunicazioni per segnalare la necessità di un intervento, oggi più che mai urgente. Nel momento in cui la filiera editoriale e l’intera industria creativa soffrono per i danni derivanti dalla pandemia e mentre la rete sopporta un massiccio aumento del traffico dati per effetto dello smart working e della didattica a distanza, è a maggior ragione inaccettabile la circolazione sulle reti di comunicazione elettronica di contenuti editoriali pirata che colpiscono un settore non solo economicamente rilevante, ma cruciale per il pluralismo e la qualità stessa della democrazia.

Ho preso atto che, dopo l’interlocuzione istituzionale avviata dal Governo con Agcom e l’istruttoria svolta dalla stessa Autorità su esposto degli editori, la piattaforma che diffondeva illegalmente copie integrali dei principali quotidiani nazionali ha ritenuto di adeguarsi, seppur parzialmente, rimuovendo alcuni dei canali in questione. E registro che la stessa piattaforma è stata oggetto, proprio in questi giorni, di un provvedimento della Procura di Bari che ha disposto il sequestro di altri 19 canali pirata. Si tratta di segnali convergenti che dimostrano come una crescita di attenzione ai temi della pirateria digitale possa tradursi in più efficaci azioni di contrasto, come rilevato ieri anche dalla Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) e dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) in un comunicato congiunto.

Spero che questo comporti, anche da parte dei prestatori di servizi digitali, un aumento della consapevolezza della gravità dell’illecito, ma resta la necessità di valutare se il nostro ordinamento abbia tutti gli strumenti per garantire effettivamente un efficace contrasto a questo fenomeno.

Come segnalato dal Presidente dell’Autorità per le comunicazioni il 27 aprile scorso con lettera indirizzata al Presidente del Consiglio e al sottoscritto, si pone la necessità per il legislatore di colmare quelle lacune legislative che a tutt’oggi impediscono di disporre di adeguati strumenti per la difesa della proprietà intellettuale e dei contenuti editoriali. Lo dico in questa sede affinché i gruppi parlamentari possano eventualmente valutare con il Governo le iniziative da assumere. Per quanto di competenza mi attiverò nei prossimi giorni per una verifica tecnica con tutte le amministrazioni interessate.

Per quanto ci riguarda, abbiamo intenzione di realizzare – e su questo eravamo al lavoro già prima del lockdown – una campagna di comunicazione istituzionale sul tema della pirateria. A fronte di un fenomeno non abbastanza percepito da parte dei cittadini, spesso fruitori inconsapevoli di contenuti illegali, occorre aumentare la consapevolezza collettiva dei costi della pirateria in termini di libertà e indipendenza del sistema dell’informazione e, in definitiva, di qualità della democrazia.

In questo quadro desidero affrontare anche un passaggio sulla direttiva copyright. Il 14 febbraio scorso, pochi giorni prima che esplodesse il contagio da COVID-19, il Governo ha depositato al Senato il disegno di legge europea, che dispone tra gli altri il recepimento della direttiva comunitaria sul diritto d’autore. A causa dell’emergenza sanitaria, si è svolta una sola seduta, ma credo che ci siano le condizioni perché il parlamento riprenda presto l’esame del provvedimento e si possa arrivare alla sua approvazione ben prima del termine del giugno 2021, previsto dalla stessa direttiva. E auspico, ragionevolmente, entro la fine di quest’anno.

Siamo consapevoli che la necessità di tutelare il valore dei prodotti editoriali deve spingerci a far presto. Del resto, il diritto ad essere informati e a informare passa anche attraverso il riconoscimento del giusto valore al lavoro della filiera editoriale. Un valore che non può essere eroso o svalutato dal vistoso squilibrio di forza contrattuale oggi esistente tra editori e Over the top, che induce le grandi piattaforme a non riconoscere la giusta remunerazione per lo sfruttamento di contenuti editoriali.

Prima di avviarmi alle conclusione, consentitemi un breve cenno al tema delle convenzioni con il servizio pubblico RAI per la trasmissione di programmi radiofonici e televisivi in lingua francese nella Valle d’Aosta e in lingua slovena, friulana e italiana in Friuli Venezia Giulia. Il 16 gennaio scorso, il DIE ha trasmesso alla Rai una nota di indirizzo, contenente le “indicazioni operative per la predisposizione degli atti convenzionali da stipulare fra la Presidenza del Consiglio dei ministri e Rai Radiotelevisione Italiana Spa, aventi ad oggetto la realizzazione di servizi a tutela delle minoranze linguistiche”. In sintesi, in tale nota si richiamava in primo luogo la necessità di garantire continuità ai servizi già erogati in Valle d’Aosta e in Friuli Venezia Giulia, mentre, in riferimento alle trasmissioni e ai contenuti audiovisivi in lingua sarda e in lingua friulana, si invitava la RAI a predisporre un’offerta aggiuntiva, funzionale alle esigenze dell’utenza di riferimento, definita quindi tenendo conto delle esigenze espresse dalle comunità locali. Nel mese di febbraio si era di conseguenza addivenuti all’ipotesi, condivisa dalle Regioni interessate, di stipulare tre distinte nuove convenzioni fra la Presidenza del consiglio e la RAI, rispettivamente dedicate alla Regione Valle d’Aosta, alla Regione Friuli Venezia Giulia e alla Regione Sardegna. Purtroppo, il precipitare dell’emergenza epidemiologica ha inevitabilmente dilatato i tempi della fase finale di questa istruttoria. Ciò nonostante, pur di garantire la necessaria continuità del servizio pubblico, nelle more del perfezionamento della nuova offerta di servizi integrativi e della stipula delle relative convenzioni, si è comunque provveduto a rinnovare la convenzioni in essere per un’ulteriore annualità.

Di fronte all’emergenza, abbiamo quindi ritenuto prioritario evitare interruzioni nel servizio a tutela delle minoranze linguistiche. Riprenderemo quindi in maniera intensificata il lavoro già avviato con le Regioni interessate; in particolare l’interlocuzione con il Friuli Venezia Giulia, con cui è ormai in fase di perfezionamento lo schema dei contenuti da inserire nella nuova convenzione. Anche con la Sardegna riprenderanno a breve le interlocuzioni, così come verrà presto definita la modalità più opportuna per garantire la tutela delle altre minoranze riconosciute dalla legge n. 482 del 1999. Confido che le nuove convenzioni saranno tempestivamente formalizzate e mi impegno a garantire che il Parlamento ne sia sistematicamente informato.

D’altra parte, la situazione di emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del COVID-19 ha rapidamente assunto una dimensione globale, provocando particolari difficoltà anche per il settore della stampa periodica italiana edita all’estero e per quella edita in Italia e diffusa prevalentemente all’estero. Fin dalla prima settimana di marzo sono state segnalate al Dipartimento per l’editoria particolari difficoltà operative che stavano ostacolando in molti Paesi l’adempimento, da parte degli editori dei periodici italiani editi o diffusi all’estero, delle formalità amministrative connesse alla corretta e tempestiva presentazione della domanda di contributo relativa all’annualità 2019, il cui termine scadeva il 31 marzo 2020.

Ad incidere negativamente ha concorso, tra l’altro, l’impatto dell’emergenza sanitaria sulla funzionalità della rete diplomatico-consolare, alla quale devono affluire le domande ai fini del successivo inoltro al Dipartimento per l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Dopo un primo e immediato intervento, con il quale era stato disposto il differimento al 30 aprile della sola scadenza per la presentazione della documentazione che correda la domanda di contributo, è stato valutato – in accordo con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale – un differimento dei termini anche per la presentazione della domanda al 30 aprile 2020, e successivamente, un ulteriore differimento di tali formalità al 30 maggio 2020, in considerazione anche della ridotta o assente funzionalità, in alcuni Paesi, dei servizi postali e di altri servizi essenziali.

Per concludere, l’orizzonte nel quale si muove il Governo – sia pure in un contesto necessariamente mutato a causa dell’emergenza – resta legato al progetto di riforma complessiva: Editoria 5.0. Dopo 40 anni dall’ultima legge organica (la 416/81) e a maggior ragione in questo difficile frangente per la filiera editoriale occorrono un quadro normativo rinnovato e risorse certe e stabili. L’esigenza che emerge dalla costante interlocuzione con i soggetti e i rappresentanti del settore è quella di avere un perimetro certo e stabile di strumenti di sostegno diretto e  indiretto su cui fare affidamento per programmare investimenti e per migliorare la qualità del prodotto editoriale. Cogliamo la presenza di una domanda crescente di buona informazione e la leva pubblica deve favorire l’opportunità di incontro della domanda con una offerta all’altezza delle aspettative dei lettori e delle sfide poste dal nuovo ecosistema digitale. Nella cornice di Editoria 5.0 intendiamo sviluppare, in particolare, un sistema stabile e mirato di incentivi all’innovazione per le imprese editoriali, modellato a partire dal credito d’imposta per i servizi digitali che proponiamo oggi per la gestione dell’emergenza; ma anche misure per la modernizzazione della rete di distribuzione e vendita, per la promozione della lettura presso le fasce di popolazione più esposte alla povertà educativa, per la tutela del lavoro giornalistico, in particolare quello dei giovani e – come già accennato – per la disciplina dei servizi di informazione primaria. Per questo continueremo a lavorare a tale disegno, confidando che entro la prossima legge di bilancio possano essere gettate le fondamenta della riforma di sistema.

Spero di aver fornito alla Commissione tutte le informazioni attese da questa audizione. Del resto so che tra gli ordini del giorno presentati ai decreti in fase di conversione e anche le diverse risoluzioni depositate come atti di indirizzo, da quasi la totalità dei gruppi parlamentari, evidenziano una sensibilità al tema che non si registrava da tempo e questo lo trovo un elemento davvero molto importante. Sono certo che ci siano tutte le condizioni per poter lavorare insieme nell’interesse di un bene comune prezioso qual è il sistema editoriale, a tutela del pluralismo e della qualità della nostra democrazia».