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La legge per la promozione della lettura

«Solo un 7 per cento di nostri connazionali legge un libro al mese» ha affermato Flavia Piccoli Nardelli nel corso del proprio intervento alla Camera durante la discussione generale della proposta di legge per la promozione e il sostegno della lettura,  «… non sono solo i meno abbienti quelli che leggono poco: sono anche i meno abbienti, ma leggono poco anche i professionisti, i capitani d’azienda, le persone che non hanno problemi economici. … Eppure libri e lettura, su qualsiasi supporto, costituiscono una base fondamentale per la crescita economica, sociale e culturale di un Paese» per questo il nostro Paese ha urgente necessità di una legge per la promozione della lettura!

Camera dei deputati – XVIII Legislatura
Resoconto stenografico dell’Assemblea, seduta n. 204 di lunedì 8 luglio 2019
Proposta di legge: Piccoli Nardelli ed altri: Disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura (A.C. 478-A); ed abbinate proposte di legge: Belotti ed altri; Mollicone ed altri; Frassinetti ed altri; Casciello ed altri (A.C. 1410-1516-1614-1686) (Discussione)
Discussione sulle linee generali – A.C. 478-A

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, desidero spiegare in un breve intervento le ragioni di questa proposta di legge fortemente sostenuta dal Partito Democratico.

Il gruppo PD l’ha presentata sin dall’inizio di questa legislatura. Sono ragioni che compongono un mosaico ampio di tipo sia politico sia culturale sia economico e vi confesso che sono anche motivazioni personali perché ognuno di noi si porta dentro un grande amore per un libro che lo accompagna per tutta la vita e che in certi momenti riaffiora, influenzando gusti e scelte successive.

Il mio amore di bambina è stato I ragazzi della via Pál che nel mio ricordo regge ancora oggi il confronto con la contemporaneità ed è metafora di quel che accade nella vita, delle battaglie che devi affrontare, degli alleati che trovi per combatterli, delle risorse personali che ognuno deve scoprire in se stesso per confrontarsi adeguatamente con gli altri.

Quindi, la proposta di legge per la promozione della lettura è anche un tentativo, perché ogni bambino nel nostro Paese possa avere il ricordo di un libro da portare con sé.

Altre sono le motivazioni politiche della proposta di legge atto Camera n. 478, “Disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura”, oggi in discussione in quest’Aula, che discutiamo – voglio ricordarlo – nella quota di calendario riservata all’opposizione. Essa cerca di risolvere alcuni aspetti critici registrati, rilanciando le buone pratiche già attive nel Paese e cercando di mettere a sistema, in una sorta di legge quadro, gli interventi più urgenti per affrontare tutte quelle emergenze del settore che ben conoscete.

Gentile Presidente, tutti sappiamo, come è emerso anche dagli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, che il nostro è un Paese che legge poco, che ha alle spalle una storia fatta di analfabetismo, di recupero difficile di popolazioni povere, di ricadute in forme gravi di analfabetismo di ritorno. Da queste considerazioni era scaturita già nella XVII legislatura una proposta di legge, la cui prima firma era quella di Giordano, cui si aggiunse poi quella di Sandra Zampa, che portava un titolo più ampio: “Disposizioni per la diffusione del libro su qualsiasi supporto e per la promozione della lettura”. Quel testo riportava dati che voglio ricordare, perché non sono cambiati molto da allora: 46 italiani su 100 hanno letto almeno un libro all’anno, a fronte dei 70 della Francia, degli 82 della Germania, dei 76 della Gran Bretagna. Più o meno, quindi un italiano su due non legge affatto. Eppure libri e lettura, su qualsiasi supporto, costituiscono una base fondamentale per la crescita economica, sociale e culturale di un Paese.

Purtroppo, negli anni successivi quel dato è peggiorato, e in un’interessante indagine conoscitiva sulle buone pratiche della diffusione culturale siamo stati costretti a certificare che il dato si era ridotto al 41 per cento, con solo un 7 per cento di nostri connazionali che legge un libro al mese Giuseppe Laterza, in quella sede, spiegò che non sono solo i meno abbienti quelli che leggono poco: sono anche i meno abbienti, ma leggono poco anche i professionisti, i capitani d’azienda, le persone che non hanno problemi economici.

Il combinato disposto degli articoli 3 e 9 della Costituzione indica che nella cultura, nelle opportunità culturali c’è il riscatto della persona, e che la libertà, il benessere e lo sviluppo della società e degli individui sono valori fondamentali che potranno essere raggiunti solo attraverso la capacità di cittadini ben informati per esercitare i propri diritti democratici e per giocare un ruolo attivo nella società.

D’altra parte, la partecipazione costruttiva e lo sviluppo della democrazia dipendono da un’istruzione soddisfacente, così come da un accesso libero e senza limitazione alla conoscenza, al pensiero, alla cultura, all’informazione.

Quella prima proposta di legge, l’atto Camera n. 1504, nasceva su sollecitazione del Forum per il libro, che aveva coinvolto con un Patto per la lettura molti candidati alle elezioni politiche del 2013 appartenenti a schieramenti diversi, accomunati dall’attenzione per il mondo delle biblioteche e della lettura, e preoccupati dai dati sempre più allarmanti legati al crollo del mercato del libro, alla crisi delle librerie, alle difficoltà lamentate dagli editori. L’adesione al Patto per la lettura fu ampia e convinta; la proposta di legge ebbe un lungo iter, ma il procedimento legislativo non si concluse a causa della mancanza di una copertura finanziaria adeguata alle disposizioni previste. Nella scorsa legislatura, dunque, avemmo molti interlocutori autorevoli fra gli editori, i docenti universitari, gli attori dell’economia della cultura. Voglio ricordare qui per tutti il professor Solimine, che del resto è di casa qui alla Camera, come presidente del Premio Strega Giovani, che si assegna ogni anno ormai in Sala della Lupa.

In questa nuova legislatura la Commissione cultura ha ripreso in esame il testo, aggiornando i dati già in proprio possesso; ha convocato in audizione ancora una volta accademici, esperti, specialisti nei settori delle biblioteche, delle librerie, dell’editoria, sindacati, associazioni di categoria della filiera del libro e della lettura; sono state svolte 19 audizioni, che si sono aggiunte al materiale raccolto nelle 26 audizioni tenutesi nella XVII legislatura.

I lavori del comitato ristretto, nominato dalla Commissione cultura per rielaborare in un testo unificato le proposte di legge presentate dai colleghi di altri gruppi parlamentari, ben quattro, hanno prodotto un provvedimento di legge che arriva oggi in Aula, semplificato in alcune parti e arricchito in altre, ma con gli stessi principi fondanti e con un’ampia condivisione da parte delle diverse forze politiche. Si interviene sotto il profilo della promozione, con un piano d’azione che tocca i temi più sensibili, a fronte della fragilità di questo Paese: sotto il profilo organizzativo, si cerca di tutelare il mondo delle biblioteche degli enti locali, di intervenire sulle biblioteche scolastiche, di sostenere il mondo delle librerie; si prevedono interventi finanziari sicuramente ancora inadeguati di fronte agli interventi richiesti, ma che istituiscono dei fondi che ci auguriamo potranno essere integrati da nuove risorse in futuro; aumenta il Fondo per la promozione della lettura affidato al Cepel; si raddoppia il tax credit per le librerie indipendenti; si opera su una card che interviene, come ha specificato il presidente Gallo, sulle povertà educative, proponendo un modello innovativo di sostegno pubblico e privato insieme, ma senza pregiudicare la 18app, che proprio in questi giorni è stata riconfermata nelle cifre previste per i nati nel 2001.

Si prevedono, inoltre, alcuni interventi significativi su temi specifici, che la relatrice ha ricordato, per favorire progetti, iniziative, attività per la promozione della lettura. All’articolo 4 si istituisce la capitale italiana del libro, riproponendo il modello virtuoso della capitale italiana della cultura.

L’articolo 8 prevede che il libro venga considerato all’interno della filiera del dono, estendendo la disciplina agevolativa prevista dalla legge n. 166 del 2016, la cosiddetta legge antisprechi (ne parlerà Maria Chiara Gadda fra poco), consentendo le cessioni gratuite di libri e neutralizzando gli effetti fiscali per le imprese che donano ad enti no profit prodotti non più commercializzati o non idonei alla commercializzazione, ma si incentiva così lo sviluppo dell’economia circolare e il recupero di beni a fini di solidarietà sociale.

All’articolo 10 si istituisce l’albo delle librerie di qualità, che consentirà alle librerie di fregiarsi di un marchio concesso al punto vendita per l’attività svolta a favore della promozione della lettura, assicurando un servizio innovativo. Rimangono il 5 per mille per il Cepel, l’art bonus per le biblioteche, e, come dicevo, il credito d’imposta in favore delle librerie.

Questa legge diventa dunque l’ultimo importante provvedimento del progetto che ha visto il Partito Democratico impegnato a dare soluzioni condivise ai diversi mondi della cultura del nostro Paese, partendo dal principio “per ogni euro in sicurezza uno in cultura”, che il Presidente del Consiglio Renzi propose a seguito degli attentati terroristici del Bataclan a Parigi. Ognuno di noi ha visto e misurato le difficoltà del settore. Ricordo che questa è una legge per la promozione della lettura, non sul prezzo dei libri; e lo dico anche per rispondere alle perplessità e alle prese di posizione registrate in questi giorni. Siamo convinti che tutta la filiera meriti la nostra attenzione, dagli autori agli editori, dai distributori ai librai e ai bibliotecari. Abbiamo cercato di venire incontro a due settori in particolare difficoltà, le biblioteche e le librerie; siamo intervenuti sulle biblioteche scolastiche, un tema fondamentale per una legge che vuole aumentare il numero dei lettori. Lo si è fatto investendo sulla formazione del personale scolastico, che può farle vivere, può promuoverle a momento essenziale nell’attività scolastica. E si è intervenuti sulle librerie, tenendo in grande considerazione, desidero dirlo, quanto ci hanno detto i librai, perché consideriamo davvero le librerie un presidio di crescita della comunità, di aggregazione sociale, di scuola di democrazia.

Ecco perché siamo intervenuti con due provvedimenti, raddoppiando il tax credit di cui godono a far data dalla finanziaria del 2017, che ha dato buoni risultati; e ritoccando la legge cosiddetta Levi del 2011 sul prezzo del libro, allineando lo sconto praticabile sulla varia al 5 per cento secondo il modello francese. Naturalmente questo comporta il riordino delle promozioni, oggi lasciate all’arbitrio massimo. Per intenderci: gli sconti ci saranno sempre, ma saranno dopo sei mesi dall’uscita del libro, secondo un calendario concordato che verrà definito e che vedrà i diversi marchi editoriali succedersi uno dopo l’altro, non superando il 20 per cento dello sconto consentito.

Si poteva fare di più? Forse sì. Nel mio auspicio questo è un telaio, un telaio a cui attaccare interventi più ambiziosi in futuro ed è importante che questo sia diventato un provvedimento condiviso pressoché da tutti i gruppi presenti in Commissione, che hanno lavorato insieme con disponibilità e attenzione nel Comitato ristretto. È un primo atto importante di un cammino che dovrà proseguire. Nel testo non è stato affrontato il tema dei libri scolastici proprio perché questa è una legge sulla promozione della lettura, ma siamo consapevoli che questo è un tema difficile che ha bisogno di essere affrontato in modo organico. Da più parti nei gruppi parlamentari è emersa l’intenzione di procedere con proposte di legge specifiche su questa materia.

Un ultimo punto merita una riflessione. Nel testo unificato molte attività di promozione della lettura sono state affidate al Cepell, l’istituto costruito sul modello del centro per il libro francese che opera anche in Italia su questi temi. È evidente che molto si riuscirà a fare per dar seguito a questo testo se il Governo metterà il Cepell in condizione di svolgere efficacemente questo compito. Chi oggi è intervenuto nel dibattito – e la relatrice, in particolare – ha condiviso e correttamente interpretato i principi ispiratori di questa proposta di legge, così come tutti i rappresentanti del mondo del libro e della lettura che, con disponibilità e passione, hanno offerto alla Commissione le loro riflessioni e le loro proposte. In contemporanea nasce, grazie all’impegno di tutta la Commissione, Presidente, un Intergruppo parlamentare per la promozione della lettura, forte di più di ottanta fra deputati e senatori che servirà a tenere attiva l’attenzione del Parlamento su questi temi. Concludo ringraziando sin d’ora – e verrà fatto naturalmente al termine del nostro esame – il consigliere e tutta la segreteria della Commissione, oltre al servizio studi della Camera, così come mi preme ringraziare anche la segreteria della Commissione cultura della scorsa legislatura, cui si deve il sostegno al primo impianto di questa proposta di legge. Grazie a tutti voi (Applausi).