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Azzolina: «a settembre la scuola riparte»

«A settembre la scuola riparte… Ho firmato lo scorso 24 luglio l’Ordinanza che stabilisce l’avvio delle lezioni dal 14 settembre… Stiamo lavorando in raccordo con i territori, con gli Enti locali, ma anche con Musei, Teatri, Archivi, Biblioteche, insieme con il Ministero del Beni Culturali, per creare alleanze con le scuole e far si’ che le lezioni possano essere ospitate anche altrove», ha confermato la Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, nel corso dell’informativa in aula alla Camera sulle iniziative di competenza per l’apertura dell’anno scolastico in relazione alla situazione epidemiologica da Covid-19.

Di seguito il testo integrale dell’informativa della Ministra Azzolina sulle iniziative di competenza per l’apertura dell’anno scolastico in relazione alla situazione epidemiologica da Covid-19

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell’Istruzione: «Presidente, deputate e deputati, l’informativa di oggi in quest’Aula mi permette di offrire al Parlamento un quadro complessivo e aggiornato sulle iniziative che il Governo ha adottato e sta adottando per consentire l’avvio dell’anno scolastico 2020-21 e il rientro a scuola in presenza in condizioni di piena sicurezza delle nostre studentesse, dei nostri studenti e di tutto il personale. Da parte dell’Esecutivo c’è il massimo impegno per garantire il diritto allo studio di tutte le alunne e di tutti gli alunni e anche il diritto alla salute di quante e quanti, a settembre, torneranno nei nostri istituti scolastici.

In campo non c’è solo il Ministero dell’Istruzione: ci sono quello della Salute, da mesi al lavoro per la tutela della sicurezza di noi cittadini, quello delle Infrastrutture e dei trasporti; tutto il Governo è unito per raggiungere l’obiettivo. Ci sono gli uffici scolastici regionali, i dirigenti delle nostre scuole, gli enti locali, le organizzazioni sindacali. Serve il massimo sforzo da parte di tutti coloro che sono coinvolti a vario titolo per il conseguimento di un risultato che riguarda il Paese intero.

Da settimane sto girando l’Italia per monitorare i tavoli regionali di lavoro per la ripresa di settembre. Ieri sono stata in Toscana e sono fiera di poter dire che sto trovando molta collaborazione sui territori fra coloro che, insieme al Ministero che mi onoro di dirigere, sono chiamati a lavorare con noi per riportare tutti e tutte in classe. Voglio ringraziare tutte e tutti coloro che si stanno spendendo in queste settimane a livello centrale e periferico per ottenere questo risultato, mettendo da parte pause, vacanze, esigenze personali, nel nome e per il bene della scuola; a partire da tutti quei dirigenti scolastici e quei docenti che anche ora, mentre si svolge questa informativa, stanno adoperandosi per le loro studentesse e i loro studenti.

La scuola sta facendo squadra, sta lavorando compatta, sta dando una grande lezione di resilienza, unità, capacità organizzativa; sta dimostrando ancora una volta il proprio valore a tutto il Paese, lavorando a testa bassa per il bene di tutti. Credo che la politica debba fare altrettanto e in questa occasione, ancor più che in altre, lasciatemelo dire, credo debba stringersi attorno al tema della ripresa delle attività didattiche in presenza, che merita di essere affrontato con serietà e consapevolezza.

Serve tanta responsabilità, anche da parte di ogni cittadino. Occorre che si mantengano, in questo lasso di tempo che precede il ritorno fra i banchi, comportamenti in linea con le indicazioni fornite dalle autorità sanitarie per tutelare la salute di tutti ed evitare che si diffondano i contagi o che si creino nuovi focolai.

A settembre, la scuola riparte: voglio dirlo in quest’Aula e ribadirlo con chiarezza per arrivare a tutte quelle famiglie che ci stanno ascoltando e che, spesso, sono travolte da toni allarmistici e apocalittici. Ho firmato lo scorso 24 luglio l’ordinanza che stabilisce l’avvio delle lezioni dal 14 settembre, mentre, dal 1° settembre, come previsto dall’ordinanza ministeriale del 16 maggio 2020, n. 11, si svolgeranno le attività di integrazione e recupero degli apprendimenti per tutte quelle studentesse e quegli studenti che non hanno raggiunto gli obiettivi previsti, ma anche per tutti quelli che i docenti vorranno coinvolgere.

In Parlamento, in questi mesi, ho avuto modo di chiarire più volte che la sospensione delle attività didattiche in presenza ha rappresentato per tutto il Governo una scelta dolorosa e difficile. Si è trattato però di un atto necessario, indispensabile per fronteggiare il diffondersi della pandemia. Gli scenari forniti dal Comitato tecnico-scientifico erano chiari: lasciare i nostri ragazzi e le nostre ragazze, unitamente a tutto il personale, a scuola, avrebbe rappresentato un grave rischio per la salute nazionale. Abbiamo scelto una linea di prudenza che ha consentito di salvare migliaia di vite e restiamo convinti della nostra scelta.

In questi mesi, ci siamo mossi con responsabilità, con prudenza, nell’esclusivo interesse delle cittadine e dei cittadini ed è con lo stesso senso di responsabilità che oggi siamo chiamati ad affrontare il rientro a scuola. Voglio ricordare che, nel frattempo, già a giugno, con gli esami di Stato della scuola secondaria di secondo grado, abbiamo riportato mezzo milione di studentesse e di studenti e i componenti di ben 13 mila commissioni a scuola: un’operazione che si è svolta senza criticità, anche qui grazie alla collaborazione di tutti.

Nel primo giorno delle prove ho voluto essere presente in una scuola di Bergamo, in un territorio che ha sofferto molto: ho voluto portare la vicinanza del Governo e il mio impegno personale, come donna, come italiana, come insegnante. È ancora viva nella mia mente l’emozione di quella mattinata, l’emozione delle ragazze e dei ragazzi che ho incontrato, pronti a dimostrare quanto appreso nel corso degli studi, ma anche del personale scolastico, pronto a ricominciare con spirito di servizio e impegno. Per alcune realtà locali martoriate dal COVID, lo svolgimento degli esami di Stato ha rappresentato per certi versi una vera e propria prova generale di ritorno alla quotidianità. I fatti dimostrano che quella scelta ha prodotto i risultati sperati: lo confermano i tanti messaggi di ringraziamento, le molte lettere pervenute in queste settimane. Abbiamo dimostrato di sapere come tutelare la comunità scolastica nel momento più difficile e come ripartire poi con gli esami appena è stato possibile farlo.

L’obiettivo di settembre è impegnativo: lavoriamo alla ripartenza con spirito di servizio, con un importante sforzo organizzativo e anche con una visione che prova a guardare oltre l’emergenza, cercando di generare dalla risposta alla crisi anche delle opportunità di miglioramento e di sviluppo, a partire dal rilancio degli investimenti per l’istruzione. Solo per la ripartenza di settembre abbiamo previsto, tra risorse già stanziate e le prossime in arrivo, 2,9 miliardi di euro: se consideriamo le risorse mobilitate da quando ho giurato come Ministra a gennaio, appena sette mesi fa, parliamo di oltre 6 miliardi, che rappresentano – e credo che su questo davvero non si possa che essere tutti d’accordo – un segnale inequivocabile della volontà di rimettere la scuola al centro di investimenti importanti e di essere un Paese in cui l’istruzione possa essere davvero motore di sviluppo, innovazione, ascensore sociale per i capaci e meritevoli, come sancito all’articolo 34 della nostra Costituzione.

Tutti abbiamo percepito che l’interruzione della socialità scolastica (la scuola in ogni caso non ha mai chiuso) ha posto con chiarezza al centro del dibattito la centralità di un’esperienza, come quella educativa, di tale complessità da schiacciare ogni semplicismo e la complessità dovuta ad un elemento bistrattato e dimenticato negli ultimi anni, ma a noi ben presente: dalla scuola dipende il futuro del Paese. È anche per questa ragione che siamo dinanzi ad un momento storico decisivo: la pandemia, non nascondiamocelo, ha cambiato il nostro modo di vivere e sta lasciando dei segni profondi sull’esistenza di tutti noi. E i suoi effetti non sono terminati: è un tema globale, tanto che in altri Paesi, in Europa e non solo, ci sono ancora molte incertezze su come far ripartire la scuola, garantendo anche la massima sicurezza; Paesi con i quali ci siamo confrontati più volte nelle settimane e nei giorni precedenti e che hanno preso a modello le scelte italiane per la gestione dell’emergenza e della ripartenza.

L’Italia ha già deciso come farlo e lo ha fatto attraverso linee guida che sono state ufficialmente presentate il 26 giugno scorso ed emanate con decreto del Ministro dopo un lungo lavoro di confronto con tutti gli attori coinvolti nel sistema nazionale di istruzione e formazione e dopo essere state approvate anche dalle regioni e dagli enti locali.

Siamo partiti dalle prescrizioni del Comitato tecnico-scientifico del Ministero della Salute, avute prima, con il documento del 28 maggio fornito al Ministero dell’Istruzione, e successivamente integrate con ulteriori chiarimenti. Abbiamo fatto tesoro delle proposte del comitato di esperti che io stessa ho nominato; abbiamo ascoltato tutti, enti locali, regioni, organizzazioni sindacali, associazioni di genitori e studenti, di chi rappresenta le persone con disabilità, il mondo delle paritarie. Abbiamo costruito, attorno alla necessità del distanziamento fisico indicata dal Comitato tecnico-scientifico del Ministero della Salute, un documento che parla alla scuola, che guarda agli aspetti didattici, all’organizzazione scolastica, tenendo conto della specificità di un sistema in cui abbiamo oltre 8 mila autonomie scolastiche, circa 40 mila edifici e in cui sussistono condizioni anche molto diverse. Abbiamo realtà particolari, quali scuole di montagna e sulle isole, che intendiamo tutelare e rilanciare quali presidi di democrazia e integrazione sul territorio, come anche istituti che sono ospitati da strutture storiche o scuole di recente costruzione, una varietà che non poteva avere come risposta linee-guida rigide e centralizzate. Per questo, abbiamo prodotto un documento che consenta a ciascun istituto, con il supporto dei nostri uffici scolastici, degli enti locali e del Ministero, di operare tenendo conto delle proprie condizioni di partenza e del proprio contesto. Il Ministero dell’Istruzione, a cui su questo versante spettano competenze di coordinamento pedagogico, sta ora chiudendo – con gli altri Dicasteri coinvolti, con le regioni e gli enti locali e con le forze sociali – anche le linee-guida per i più piccoli, per i nidi, un lavoro portato avanti in queste settimane dalla Vice Ministra Anna Ascani, in un’ottica di spirito di squadra che deve permeare l’operato di tutto il Governo e di comune assunzione di responsabilità; saranno pronte a breve. Per le scuole dell’infanzia è anche vigente il documento del 26 giugno, condiviso con regioni ed enti locali. Le singole istituzioni scolastiche sono chiamate ad operare nel rispetto di un complesso equilibrio tra sicurezza, benessere socio-emotivo di studenti e personale scolastico, qualità dei contesti e dei processi di apprendimento e rispetto dei diritti costituzionali alla salute e all’istruzione. Il loro ruolo è centrale ed è costantemente accompagnato dall’amministrazione centrale e periferica e dagli enti locali, al fine di definire soluzioni concrete e realizzabili in considerazione dell’alto numero di variabili che concorrono al superamento dei diversi ostacoli. A questo scopo, il Ministero dell’Istruzione ha organizzato – e cura – un sistema di coordinamento a livello nazionale e periferico, con gli enti locali, le autonomie territoriali, le parti sociali, le stesse istituzioni scolastiche e tutti gli attori istituzionali, chiamati a cooperare nell’ambito del sistema di istruzione e formazione. A livello regionale, l’organizzazione dell’avvio dell’anno scolastico viene curata da ciascuna regione, attraverso l’istituzione di appositi tavoli regionali operativi, insediati presso gli uffici scolastici regionali del Ministero dell’Istruzione, già al lavoro da settimane, a cui sono chiamati a partecipare il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, individuato come coordinatore, l’assessore regionale all’istruzione, l’assessore regionale ai trasporti, l’assessore regionale alla salute, il rappresentante regionale dell’Unione province italiane, il rappresentante regionale dell’Associazione nazionale dei comuni d’Italia, il referente regionale della Protezione civile. Compito dei tavoli regionali è quello di monitorare costantemente le azioni poste in essere dalle conferenze dei servizi a livello territoriale e dai diversi attori coinvolti, al fine soprattutto di rilevare eventuali criticità di non immediata o possibile soluzione a livello locale. Ancora: a livello territoriale, provinciale, metropolitano e comunale stanno operando apposite conferenze dei servizi, con il coinvolgimento dei dirigenti scolastici, finalizzate ad agire concretamente sulle criticità individuate nelle istituzioni scolastiche insistenti sul territorio di analisi, con particolare riferimento a spazi, arredi, edilizia, interventi e soluzioni, in relazione alle risorse disponibili sul territorio in risposta ai bisogni espressi. Specifiche e dettagliate indicazioni organizzative sono state fornite alle scuole al fine di garantire omogeneità al loro lavoro, nel rispetto delle diversità territoriali e gestionali autonome. L’autonomia scolastica, ormai ventennale, costituisce uno strumento privilegiato per l’elaborazione di una corretta strategia di riavvio dell’anno scolastico, che sia quanto più rispondente alle esigenze dei territori interessati. Il regolamento 8 marzo 1999, n. 275, recante “norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche”, conferisce alle scuole la possibilità di costruire percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto di apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, attraverso la definizione di precisi ambiti di intervento organizzativo. Per questo, le istituzioni scolastiche sono libere di avvalersi di ulteriori forme di flessibilità derivanti da questo prezioso strumento, sulla base degli spazi a disposizione e delle esigenze dell’utenza e del territorio. Ma le istituzioni scolastiche sono anche chiamate a garantire a ciascun alunno la medesima qualità dell’offerta formativa, ferma restando l’opportunità di adottare differenti soluzioni organizzative. L’organizzazione delle attività educative didattiche dovrà prevedere la valorizzazione e l’impiego di tutti gli spazi interni ed esterni, privilegiando, ove possibile e se le condizioni anche climatiche lo consentiranno, l’utilizzo di spazi aperti. I bambini di età inferiore ai 6 anni hanno esigenze del tutto particolari legate alla corporeità e al movimento; il curricolo si basa fortemente sull’accoglienza, la relazione, la cura, la vicinanza fisica, il contatto, lo scambio e la condivisione di esperienze. La prossima riapertura richiederà perciò l’adozione di misure particolarmente attente alla garanzia del rispetto, non solo delle prescrizioni sanitarie, ma anche della qualità pedagogica delle relazioni. Un’attenzione particolare è riservata ai bambini e alle bambine, che per la prima volta risultano iscritti, prevedendo per essi e per i genitori momenti dedicati di ascolto e di primo ambientamento. Nella riprogettazione degli spazi e degli ambienti educativi dovranno essere seguite alcune accortezze educative. Quali? La stabilità dei gruppi: i bambini frequentano per il tempo previsto di presenza con gli stessi educatori, insegnanti e collaboratori di riferimento. La disponibilità di uno spazio interno ad uso esclusivo per ogni gruppo di bambini, con i suoi rispettivi giochi ed arredi, opportunamente igienizzati, comporterà la necessaria eventuale riconversione di tutti gli spazi disponibili in spazi distinti e separati, per accogliere stabilmente gruppi di apprendimento, relazione e gioco. Già oggi l’ingresso dei bambini avviene in una fascia oraria temporale aperta, che potrà essere opportunamente adeguata alle nuove condizioni, programmata e concordata con le famiglie. La refezione scolastica, così come la ricreazione e tutti i momenti di pausa dall’attività didattica, è un momento assolutamente importante per lo sviluppo del ruolo sociale di valorizzazione e di crescita di ogni alunno: alle scuole è stata raccomandata la cura nel cercare e trovare apposite soluzioni, le più percorribili, al fine di non sacrificare, se non necessario e comunque in minima parte, lo svolgimento di momenti di aggregazione così importanti nella crescita individuale. La stessa importanza, anche se con funzioni ed incidenza diverse sulla personalità in formazione e sul percorso di crescita soggettivo, deve essere riservata alle attività dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, il cosiddetto PCTO. Intendiamo poi far sì che nulla di quanto faticosamente realizzato dai docenti italiani durante il periodo dell’emergenza possa andare perduto: vogliamo valorizzarlo, farne una ricchezza, trasformare l’esperienza avuta in azione educativa oggetto di continuo approfondimento. È per questa ragione che nel Documento per la pianificazione della ripresa delle attività scolastiche educative e formative è stata prevista l’adozione di specifiche linee-guida per l’utilizzo della didattica digitale integrata – proprio perché sia chiara la sua funzione di integrare, non di sostituire il percorso di apprendimento -, quale ulteriore potente strumento metodologico e didattico in via ordinaria e straordinaria. Si tratta di un documento già pronto e che sarà condiviso con le forze sociali e il Consiglio superiore della pubblica istruzione, che sarà diffuso nei prossimi giorni.

Così come particolare rilevanza assumerà la formazione di tutto il personale scolastico. Le istituzioni scolastiche organizzeranno, singolarmente o in rete, una specifica attività di formazione per il personale docente e ATA in materia di utilizzo delle tecnologie relativamente alle diverse mansioni e professionalità – docenza, attività tecnica e amministrativa, di accoglienza e sorveglianza – al fine di non disperdere e potenziare ulteriormente le competenze acquisite nel corso del periodo di sospensione delle attività didattiche in presenza per i docenti e del personale amministrativo nel corso dei periodi di lavoro agile.

Ma anche il Ministero è in campo con il programma “Formare al futuro”. La formazione del personale scolastico, docenti, ATA, dirigenti scolastici, riparte dal digitale, con l’obiettivo di capitalizzare e valorizzare le esperienze e le competenze maturate nei mesi di sospensione delle attività didattiche in presenza con la didattica e le attività lavorative a distanza, ma anche di guardare al futuro e alla modernizzazione del sistema scolastico. I percorsi di formazione sono partiti in questi giorni e andranno avanti per tutto il prossimo anno scolastico, fino a dicembre 2021. È ampio il catalogo dei percorsi dedicati agli insegnanti; intelligenza artificiale, uso di App e piattaforme di e-learning nella didattica, cittadinanza digitale, sono solo alcuni esempi dei corsi disponibili già in questi giorni.

Per quanto attiene agli aspetti di promozione della cultura, della salute e della sicurezza, le istituzioni scolastiche stanno organizzando apposite campagne informative e di sensibilizzazione rivolte al personale, agli studenti e alle famiglie, attraverso le quali potranno richiamare i contenuti del documento tecnico del comitato tecnico-scientifico del Ministero della Salute, riguardante le precondizioni per la presenza a scuola. Ci saranno campagne specifiche anche da parte del Ministero dell’Istruzione.

La governance del sistema, come anticipato fin dall’inizio di questo mio intervento, coinvolge molti attori, tutti impegnati nell’unico obiettivo di riportare tutti a scuola. Saremo pronti; in concreto, grazie alle linee guida emanate, stiamo innanzitutto riorganizzando e migliorando gli spazi interni delle scuole; abbiamo messo a disposizione degli enti locali 330 milioni per l’edilizia leggera, abbiamo già finanziato 5.664 enti che ora stanno realizzando gli interventi. In questo filone si inserisce anche la gara per i banchi di cui si sta occupando il commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e il contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19. Si tratta di banchi monoposto di tipo tradizionale o di tipo innovativo. Lo stesso comitato tecnico-scientifico del Ministero della Salute, nel documento del 28 maggio, ha suggerito l’uso di sedute monoposto per favorire il distanziamento. In queste settimane, abbiamo chiesto a tutti i dirigenti scolastici di fornirci con precisione dati certi rispetto al fabbisogno di arredi di ciascuna scuola. Non abbiamo imposto una sola tipologia di banco, come ho letto da più parti, ma semplicemente lo Stato, per la prima volta, si è preso la responsabilità di sostenere le scuole, aiutandole a rinnovare gli arredi. Ci hanno risposto 8.008 istituzioni scolastiche sulle 8.390 esistenti, praticamente quasi tutte. Gli istituti ci hanno chiesto 2,4 milioni di banchi, oltre 750 mila sono per la scuola primaria, dunque necessariamente banchi di tipo tradizionale, più adatti per i piccoli, mentre 1,7 milioni sono stati i banchi richiesti per le secondarie, di cui oltre uno su quattro di tipo innovativo. L’alta richiesta delle scuole dimostra che di questi arredi c’era bisogno e da tempo. Lo Stato, finalmente, interviene. Ho letto diverse corbellerie in questi giorni (Commenti), numeri e cifre dati a caso, anche rispetto ai costi. Ho letto che il Governo sta sprecando denaro sulla scuola; permettetemi di esprimere tutto il mio biasimo e di invitare tutti ad attenersi solo ad informazioni certe e verificate. Consentitemi, altresì, un’ulteriore considerazione. Io credo che ogni singolo euro speso per la scuola non sia perduto, ma costituisca, invece, un investimento, un investimento per il futuro dell’Italia, arredi compresi. Oltre a migliorare gli spazi, dove non ce ne sono abbastanza, stiamo lavorando in raccordo con i territori, con gli enti locali, ma anche con i musei, i teatri, gli archivi e le biblioteche, insieme con il Ministero per i Beni culturali, per creare alleanze con le scuole e far sì che le lezioni possano essere ospitate anche altrove. Voglio citare, ad esempio, l’esperienza del Teatro della Pergola di Firenze che ho avuto modo di visitare ieri e che metterà i propri spazi a disposizione delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Per il reperimento dei locali necessari stiamo lavorando con tutti i soggetti e le istituzioni, laiche e religiose, che in questo momento hanno manifestato la concreta volontà di fornire un contributo fattivo per tutte le scuole del sistema nazionale di istruzione e formazione e ad essi va il mio ringraziamento. Una scuola che si apre al territorio, a ciò che la circonda, è uno stimolo per una didattica innovativa e inclusiva di cui abbiamo bisogno, così come abbiamo bisogno di docenti e personale ATA per poter operare, anzi, senza di loro nulla, e dico “nulla”, sarebbe ovviamente possibile. Per questo abbiamo chiesto al MEF oltre 80 mila assunzioni a tempo indeterminato per i docenti. Non solo, grazie alle risorse stanziate con il “decreto Rilancio”, avremo più docenti e ATA da distribuire su tutto il territorio nazionale. L’amministrazione ministeriale sta lavorando in queste ore alla distribuzione delle risorse agli uffici scolastici regionali. A giorni, saranno formalizzate. Quanto ai docenti in più, particolare attenzione sarà data alla scuola dei più piccoli, all’infanzia e alla primaria; parliamo della fascia di età che più ha sofferto in questi mesi la sospensione delle attività didattiche. Il tema dell’organico è centrale per la scuola, non abbiamo mai perso di vista, anche in questi mesi così complessi, tutte quelle operazioni che servono ad avviare il nuovo anno e a gettare le basi per quelli successivi. Partiamo dai concorsi: abbiamo bandito 78 mila posti per assumere nuovi insegnanti, li espleteremo al più presto per riattivare una macchina concorsuale ferma da troppo tempo, con grave danno per la scuola che senza concorsi non ha tutti gli insegnanti di cui ha bisogno, concorsi che valorizzano l’esperienza dei docenti con più annualità di servizio alle spalle e che, al contempo, permettono ai giovani che vogliono cominciare a insegnare e che da diversi anni attendono queste procedure di cimentarsi e ottenere l’agognato ruolo. Abbiamo voluto concorsi selettivi, come impone la Costituzione, diversificati, certo, per dare a chi ha anni di insegnamento alle spalle il giusto riconoscimento del percorso fatto, ma seri; lo abbiamo fatto per la convinzione condivisa, anche con le più alte istituzioni dello Stato, che il dettato costituzionale e il bene della scuola esigono un passaggio concorsuale che selezioni e consacri alla professione più delicata e più vitale per il futuro di un Paese persone capaci, meritevoli, con la passione per l’insegnamento. Valorizzazione delle capacità e del merito, uguaglianza e solidarietà sono solo alcuni dei principi espressi nella nostra Costituzione, un testo che deve continuare a rimanere la bussola di ogni nostra azione. Nonostante le difficoltà e nonostante diverse posizioni strumentalmente critiche, abbiamo garantito anche la mobilità del personale scolastico nella certezza di dover assicurare anche quest’anno il diritto di tutti, come previsto dalle norme vigenti, di ricongiungersi, dopo anni passati lontano da casa, alle loro famiglie. Abbiamo istituito le graduatorie provinciali per le supplenze, digitalizzando tutta la procedura; anche queste agevoleranno la chiamata dei supplenti, garantendo più trasparenza e rapidità. Di fatto, stiamo digitalizzando quasi un milione di domande. Si tratta di uno strumento che inizia a porre rimedio in via strutturale a problematiche annose per il nostro sistema di istruzione, fra le quali la mancanza cronica di alcune tipologie di docenti, soprattutto nelle aree del Nord del nostro Paese, che sgrava le istituzioni scolastiche da una mole enorme di incombenze e che pone un freno alla vecchia roulette della scelta di dieci o venti scuole.

Anche su questo ci sono state molte polemiche pretestuose. Voglio fare chiarezza: per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria i contratti a tempo determinato – perché di questo stiamo parlando – andranno prima a chi è abilitato e dopo, in subordine, a chi si sta laureando in scienze della formazione primaria. Si tratta della laurea che abilita all’insegnamento proprio per questo grado di scuola e durante la quale si fanno anche specifici percorsi di tirocinio. Parliamo quindi di giovani preparati, perché già in possesso delle competenze derivanti dallo svolgimento del tirocinio; persone che comunque venivano già chiamate tramite lo strumento della messa a disposizione. In un Paese che li ha spesso dimenticati, noi abbiamo scelto di stare dalla parte dei giovani; giovani che hanno scelto di insegnare e che stanno studiando alacremente, secondo un percorso di studi con accesso limitato, proprio per svolgere una delle professioni più importanti che esistano.

Ancora, con la procedura sinteticamente chiamata “call veloce” consentiremo ai docenti collocati in posizione utile nelle graduatorie concorsuali e nelle graduatorie ad esaurimento di poter esprimere volontariamente l’opzione per l’immissione in ruolo in una regione diversa da quella della graduatoria di appartenenza, velocizzando la loro assunzione e andando a coprire posti che altrimenti resterebbero vuoti.

Ci sono poi due temi che mi sono particolarmente cari. Parlo delle studentesse e degli studenti con disabilità, con disturbi specifici dell’apprendimento e con altri bisogni educativi speciali, e delle alunne e degli alunni che vivono in condizioni di disagio, anche economico, in famiglie che hanno subito gli effetti di questa emergenza. Le linee guida emanate a giugno prevedono come priorità irrinunciabile quella di garantire, adottando tutte le misure organizzative necessarie, ordinarie e straordinarie, con il coinvolgimento delle famiglie e delle associazioni per le persone con disabilità, la presenza quotidiana a scuola degli alunni con bisogni educativi speciali, in particolar modo di quelli con disabilità, in una dimensione inclusiva e partecipata.

Ho fortemente voluto che fosse offerta questa garanzia alle famiglie ed era doveroso farlo; così come abbiamo voluto utilizzare le risorse PON, risorse europee, per dare una mano concreta a chi sta vivendo difficoltà economiche che possono ricadere sugli studi dei figli e generare, purtroppo, anche fenomeni di dispersione scolastica. Abbiamo previsto uno stanziamento di 236 milioni, oltre i 2,9 miliardi, per dare libri scolastici, zaini e dispositivi digitali gratuitamente alle ragazze e ai ragazzi delle secondarie di primo e secondo grado meno abbienti; materiali che saranno loro forniti direttamente dalle scuole. Il bando è scaduto lo scorso 23 luglio, hanno aderito quasi 4.900 scuole, daremo libri gratis a centinaia di migliaia di studentesse e di studenti. Abbiamo integrato, triplicandole, le risorse che ogni anno sono stanziate sul diritto allo studio e previsto una filiera corta. Con i soldi dati direttamente alle scuole con questa misura sosterremo rapidamente migliaia di famiglie. Non vogliamo lasciare indietro nessuno: i nostri uffici territoriali monitorano i casi più difficili, supportano le scuole in difficoltà; lo faremo ogni giorno, ogni ora, fino alla ripresa delle attività didattiche in presenza. Abbiamo un contatto costante con il Ministero della Salute per tutti gli aspetti di carattere sanitario: penso al tema dei test sierologici e alla rinnovata relazione che sarà creata fra le scuole e i presidi sanitari pubblici sul territorio per poter supportare dirigenti e personale in relazione a qualsiasi aspetto che riguardi i temi di natura sanitaria. Colgo l’occasione per ringraziare anche in questa sede il Ministro Roberto Speranza, da parte del quale non è mai mancata la collaborazione e che sta facendo davvero un lavoro importante per il nostro Paese.

In tema di sicurezza sanitaria voglio informarvi che il Ministero dell’Istruzione sta per definire, con il Dicastero della Salute e il Dipartimento della protezione civile, d’intesa con le parti sociali, il protocollo sulla sicurezza per settembre, partendo dal modello già sperimentato con successo in occasione degli esami di Stato del secondo grado.

Dunque, il lavoro procede a passo spedito e, pur essendo il quadro sempre passibile di mutamenti, non stiamo perdendo nemmeno un minuto. Le giornate sono pienamente dedicate alla ripresa.

Presidente, deputate e deputati, questo è il tempo di essere responsabili, e lo saremo, ma anche coraggiosi; di essere prudenti e, allo stesso tempo, innovatori; di guardare al presente immediato, ma anche al futuro. “Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è dato vivere con tutte le sue difficoltà”. Sono le parole di un grande statista italiano, Aldo Moro, che con la sua intera vita ha dato prova di onestà, di lungimiranza, di servizio al Paese.

Vogliamo farle nostre, è lo spirito con cui stiamo affrontando questi giorni. Voglio utilizzare parole nette: la scuola ripartirà e sarà più unita di prima. Lo sanno i dirigenti scolastici, gli insegnanti, i direttori dei servizi generali amministrativi, tutto il personale ATA, che si stanno facendo in quattro, giorno dopo giorno, per far sì che ciò possa accadere. Lo sto vedendo negli occhi di tanti di loro incontrati in queste settimane nelle visite alle scuole, che hanno già tutto pronto per settembre nelle varie realtà del Paese. La scuola riaprirà i cancelli grazie all’alleanza con le famiglie e con il territorio; la scuola riaprirà per accogliere i nostri studenti. Non possiamo, però, fermarci a settembre. Grazie al lavoro di tutto il Governo e alla tenacia e alla competenza del Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, a cui va il nostro ringraziamento, l’Italia ha oggi a disposizione uno strumento, quale il Recovery Fund, che consente di guardare al futuro del Paese con visione e speranza. Abbiamo l’occasione storica di farlo, rimettendo al centro la scuola; un’opportunità irripetibile, che dovremo saper sfruttare con la collaborazione di tutti.

Dovremo investire nell’edilizia scolastica per un piano pluriennale destinato ad ammodernare gli edifici scolastici già esistenti e a costruirne di nuovi, per la creazione di ambienti innovativi di apprendimento. Lavoreremo per la riduzione del numero di alunni e alunne per classe: basta classi sovraffollate, volgarmente dette classi pollaio. Dovrà essere varato un piano di formazione del personale scolastico in grado di assicurare qualità e innovazione; quella qualità dell’insegnamento degli studi che è il solo volano per lo sviluppo economico e sociale italiano. Le future generazioni, e non il consenso momentaneo, sono il nostro obiettivo.

Concludo, Presidente, facendo mie le parole di una grande personalità, prima donna chiamata a ricoprire l’incarico di Ministra della pubblica istruzione, Franca Falcucci: “Ho sempre creduto nella scuola come luogo dove si sviluppano le potenzialità delle persone e nel diritto di tutti a essere protagonisti della propria crescita”.

A settembre riporteremo tutti in classe in sicurezza. Come Governo abbiamo già dimostrato di saper tutelare la comunità scolastica nel momento più difficile e abbiamo già sperimentato la riapertura in sicurezza per mezzo milione di studenti. La scuola ora chiede collaborazione: non è il tempo delle divisioni, non può esserlo e non sulla scuola. Non ci siamo mai sottratti né ci sottrarremo al confronto con tutti, maggioranza, opposizione, forze sociali e tutti coloro che, come noi, pensando al bene della scuola, puntano alla crescita solidale dell’Italia. È una sfida che nessuno di noi può immaginare di perdere». (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).