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L’alternanza scuola-lavoro incrementa le opportunità degli studenti

Alternanza scuola – lavoro. È questo uno degli interventi più significativi previsti dalla Legge 107/2015. L’obiettivo è quello di incrementare le opportunità degli studenti di acquisire competenze spendibili nel mondo del lavoro. La norma ha anche l’obiettivo strategico di superare il ritardo culturale accumulato in questi campo nonostante gli sforzi del legislatore e l’impegno di molte istituzioni scolastiche che hanno investito in progetti d’avanguardia realizzati attraverso convenzioni tra scuola e imprese.

Il Paese, ovviamente, è andato avanti, non ha aspettato gli interventi della politica, dimostrando che i tempi sono maturi perché anche in Italia si realizzino interventi organici e di sistema rispetto ad un tema che è fondamentale.

Occorre attuare modalità di apprendimento flessibili che colleghino la formazione in aula con l’esperienza pratica arricchendo il percorso formativo degli studenti e favorendo il loro orientamento.

Ma è anche una straordinaria opportunità per le aziende da un lato e per le realtà culturali dall’altro di approfittare dell’aiuto che può venire da una nuova visione innovativa come quella che dei diciottenni possono portare nell’organizzazione del lavoro.

Credo quindi sia un passo indispensabile per il nostro Paese aver realizzato un collegamento organico tra scuola e mondo del lavoro attraverso partenariati stabili ed efficaci e aver correlato l’offerta formativa allo sviluppo culturale, sociale ed economico dei nostri territori.

È evidente che stiamo attraversando una fase transitoria in cui sarà necessario consolidare le buone pratiche messe in atto anche se i primi dati che arrivano dalle scuole dimostrano grande partecipazione.

Se da una parte era prevedibile che gli istituti tecnici avessero maggiore facilità nel recepire la portata innovativa contenuta nella norma, ciò che sorprende favorevolmente è la capacità che hanno avuto anche i licei di orientarsi in questa prima fase dando vita ad una serie di iniziative molto interessanti.

È stata colta l’opportunità concessa alle scuole di realizzare attività di educazione al patrimonio culturale.

Il recente riassetto del MiBACT, che ha previsto l’istituzione dei Poli museali e la creazione di un nuovo sistema museale, ha fornito il contesto istituzionale più idoneo per sviluppare i progetti di alternanza.

Ci sono una serie di buone pratiche che dimostrano, dunque, come la scuola abbia saputo affrontare questo passaggio cruciale. Penso, per esempio, al progetto sperimentale MUSA realizzato dal Liceo Marco Polo di Venezia che oggi mette in rete undici licei del Veneto attivando una serie di percorsi di alternanza in musei, ville venete e fondazioni.

I ragazzi, coinvolti nel programma Palazzo Grassi Teens,  affiancati dallo staff del museo, si occupano della programmazione, dello sviluppo e del follow up di iniziative specifiche, contribuendo ad avvicinare i loro coetanei al museo e all’arte contemporanea.

Per quanto riguarda i Poli Museali sono state stipulate, in Puglia,  alcune convenzioni con licei classici e linguistici per Catalogazione Libri, inventariazione materiale archeologico, Mediazione (visite guidate, attività per bambini); dalla Toscana dove una convenzione Quadro tra Usr, DG, MIUR e Polo Regionale Toscana ha consentito di attivare il progetto “Ambasciatori dell’Arte.

In questo contesto, sono interessanti anche le iniziative realizzate dal Palazzo Reale di Genova che ha stipulato quattro convenzioni con licei e IIS per costruire attività di mediazione e comunicazione e per la creazione di itinerari turistici integrati.

Così quelle messe in campo dalla Soprintendenza di Pompei che ha firmato un protocollo d’intesa con il MIUR per favorire iniziative di valorizzazione del patrimonio.

In conclusione, anche laddove sembrava più complesso dare il via ai progetti di alternanza, le cose si stanno muovendo e dimostrano che c’è un Paese, impegnato, attento e pronto a cogliere le opportunità che gli vengono offerte. Pronto ad investire sul futuro.

La realizzazione di questi progetti si sta scontrando, in alcuni casi, con le resistenze di una parte del corpo docente ma anche con le difficoltà oggettive di coinvolgere le imprese nella costruzione dei progetti formativi.

Penso che nei prossimi mesi sarà necessario, da una parte, favorire il coinvolgimento degli insegnanti attraverso corsi di formazione e di aggiornamento mirati ad una loro crescita professionale e, dall’altra, eliminare gli alibi che consentono alle aziende di non mettersi in gioco fino in fondo e pensare a una serie di incentivi che permettano alle imprese di svolgere fino in fondo la loro funzione fondamentale di attori sociali del cambiamento.