Condivido la dichiarazione di Pier Carlo Padoan sulla Nota di Aggiornamento al DEF: «questa NADEF è un documento basato su misure che sono inefficaci, dannose e pericolose per il Paese: sono inefficaci perché non sono iscritte in una visione complessiva e logica di lungo periodo di dove si può portare il Paese; sono dannose perché implicano in molti casi lo smantellamento di misure che già funzionano per trovare risorse che altrimenti non sarebbero disponibili; sono pericolose perché inseriscono nel sistema fattori di rischio, quei fattori di rischio che i mercati già da mesi stanno valutando e ogni giorno che passa costituiscono una tassa crescente, la tassa del Governo sul Paese, una tassa crescente sulle tasche dei cittadini».
Infatti, anche per le parti di comptenza della Commissione Cultura (scuola, università, ricerca e beni culturali) la Nota di aggiornamento del DEF 2018 presentata dalla maggioranza Lega-M5S è non solo generica ma fortemente lacunosa: si taglia pesantemente sull’alternanza scuola lavoro senza precisare dove saranno destinate quelle risorse; non si capisce come si intenda promuovere l’inclusione scolastica; non sono chiari i progetti per la scuola digitale; nessuna novità sull’edilizia scolastica; non si spiega come saranno finanziate le assunzioni di personale nella scuola e nei beni culturali; non si specifica quale riduzione di risorse comporterà il trasferimento della competenza sul turismo dal Ministero per i beni culturali al Ministero dell’agricoltura; non si fa cenno a misure concrete in favore della ricerca; non si specificano gli strumenti per ampliare la no tax area dell’Università.
Per questo il Gruppo del partito Democratico in Commissione Cultura ha presentato un parere negativo alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018, pubblicato qui di seguito.
PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVO DEL GRUPPO DEL PARTITO DEMOCRATICO
La VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione),
esaminata per le parti di propria competenza la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 (Doc. LVII, n. 1-bis), che rappresenta il principale documento di politica economica e di bilancio con il quale il Governo, in una prospettiva di medio-lungo termine, traccia gli impegni e gli indirizzi delle politiche pubbliche di consolidamento finanziario e di spesa;
premesso che,
la presente Nota è stata trasmessa alle Camere con estremo ritardo, contravvenendo al termine del 27 settembre previsto dall’articolo 7, comma 2, lettera b) della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e determinando, conseguentemente, una compressione del tempo necessario per l’esame parlamentare del documento;
la Nota desta forti preoccupazioni per il futuro del Paese perché presenta una errata strategia di rafforzamento dell’economia nazionale, peggiora la nostra esposizione agli effetti dell’instabilità finanziaria, non determinata dai solidi fondamentali economici dell’Italia ma dalla scarsa credibilità internazionale del Governo, e rischia di compromettere la fiducia faticosamente acquisita grazie ai Governi della scorsa legislatura che ha consentito di percorrere dal 2014 un chiaro sentiero di ripresa caratterizzato da tassi di crescita del PIL sempre maggiori e una costante diminuzione del debito pubblico;
la Nota propone un quadro di finanza pubblica imprudente e difficilmente sostenibile, anche perché corredato da strumenti di politica economica, finanziati in deficit nonostante siano stati presentati per anni come dotati di adeguata copertura finanziaria, ancora non definiti nel dettaglio ma che non sembrano in grado di garantire i previsti risultati di crescita, stimati nell’1,5 per cento per il 2019, 1,6 per cento per il 2020 e 1,4 per cento per il 2021, come confermato da tutti i previsori internazionali, a partire dal FMI che ha rivisto al ribasso le prospettive di crescita per il nostro paese;
ritenuto che, la NaDef mostra notevoli lacune e non prospetta alcun intervento adeguato a sostegno dei settori che investono il sapere nelle sue declinazioni quali scuola, università, ricerca e istituti culturali, benché essi rappresentino il volano per un durevole sviluppo sociale ed economico;
ritenuto impossibile valutare, dai dati riportati, se la manovra tracciata sia effettivamente in grado di promuovere una crescita dell’economia e dell’occupazione tale da generare le ottimistiche previsioni di crescita indicate dal Governo pari al 1.5 per cento nel 2019, 1.6 nel 2020 e 1.4 nel 2021;
visto che, nel settore scolastico non è chiaro come si intenda sviluppare percorsi di cittadinanza attiva fin dal primo ciclo di istruzione, con particolare riguardo agli strumenti per una educazione inclusiva e di qualità per tutti;
considerato che, non si comprende in quale modo saranno realizzate le «misure per garantire le prestazioni e i servizi necessari per raggiungere la piena inclusione scolastica e assicurare il diritto allo studio agli studenti diversamente abili o con bisogni educativi speciali» e il miglioramento della «formazione iniziale dei docenti di sostegno, definendo degli indicatori per misurare la qualità dei processi di inclusione in ogni scuola anche al fine di ottimizzare le risorse e ridurre le disparità regionali, nell’ottica dell’armonizzazione del servizio su tutto il territorio nazionale»;
visto che, tutto ciò è già stato realizzato dal decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66 (Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità) che ha previsto una scuola sempre più accogliente per gli alunni con disabilità, rafforzando il ruolo delle famiglie e delle associazioni nei processi di inclusione e coinvolgendo tutte le componenti del personale scolastico, rivedendo la formazione iniziale dei docenti di sostegno dell’infanzia e della primaria, attraverso l’istituzione di un Corso di specializzazione ad hoc, un percorso di formazione iniziale anche per i docenti della scuola secondaria, nonché la previsione di un Progetto educativo individualizzato (PEI) di ciascun alunno con disabilità e in coerenza con il Piano dell’inclusione di ciascuna scuola;
tenuto conto che, saranno utilizzati nuovi strumenti per l’aggiornamento continuo e la valorizzazione professionale del corpo docente, attraverso la revisione del sistema di reclutamento e affrontando il problema dei trasferimenti, che limita un’adeguata continuità didattica. Sarà inoltre valorizzato il ruolo del personale amministrativo tecnico e ausiliario (ATA) anche attraverso la formazione in servizio del personale di segreteria;
visto che, anche in questo caso, ci si chiede in che modo si intenda realizzare questi altisonanti obiettivi ricordando che il decreto legislativo n. 59 del 2017 ha previsto un nuovo modello di reclutamento e di formazione iniziale per evitare il formarsi di nuovo precariato, per garantire un percorso chiaro e certo dal concorso all’immissione in ruolo e l’elevata qualificazione del percorso di formazione dei futuri docenti mediante un concorso e poi, solo per i vincitori, un percorso triennale retribuito di formazione, inserimento e tirocinio (FIT) fino all’immissione in ruolo;
considerato che, si intende introdurre modifiche alla legge 13 luglio 2015, n. 107 (c.d. Buona scuola) che riguardano gli esami di stato, l’accesso alla professione di docente, l’inclusione degli alunni con disabilità, alternanza scuola-lavoro, reclutamento dei docenti, attività sportive scolastiche, edilizia scolastica e dispersione scolastica;
constatato che la Nota di aggiornamento non prevede nuove risorse, ma viene riportato puntualmente che gli interventi proposti saranno «nell’ambito delle risorse previste a legislazione vigente»;
tenuto conto che, le azioni di governo avviate nella precedente legislatura hanno posto la scuola al centro del sistema Paese; la legge 107, che il governo oggi vuole modificare, ha previsto un finanziamento aggiuntivo di 3 miliardi a regime sul capitolo istruzione e un piano di assunzioni per la copertura delle cattedre vacanti e il potenziamento della didattica e 40 milioni di euro per la formazione in servizio dei docenti;
considerato altresì che, il piano di assunzioni previsto, sempre dalla Buona Scuola è stato il più consistente degli ultimi 20 anni: per l’anno scolastico 2017-2018 i posti che sono stati stabilizzati sono stati 58.348 (di cui 6.260 unità di personale Ata, 259 dirigenti scolastici e 56 educatori nei convitti e negli educandati). In precedenza, nel 2015 sono stati 90.000 i docenti assunti. Il valore medio annuo di assunzioni prima del Piano della Buona Scuola era di 24.000 circa;Pag. 135
considerato inoltre che, il precedente Governo ha approvato in favore dei docenti la Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione, un voucher di 500 euro all’anno da utilizzare per l’aggiornamento professionale; ha stanziato, inoltre, 90 milioni per l’innovazione didattica e la creazione di laboratori territoriali;
tenuto conto che, per quanto riguarda l’edilizia scolastica, il Governo Renzi ha avviato un piano di investimenti di 9,5 miliardi di euro per la messa in sicurezza, la ristrutturazione, l’adeguamento e la costruzione di nuovi edifici scolastici e 2,6 miliardi di euro utilizzati per l’adeguamento sismico e la messa in sicurezza;
per quanto riguarda l’alternanza scuola-lavoro, oltre al differimento dello svolgimento da parte degli studenti del monte ore di alternanza – quale requisito di ammissione agli esami di Stato – si prevede di intervenire al fine di rendere i percorsi il più possibile orientativi e di qualità, rispondenti a standard di sicurezza elevati e coerenti con il percorso di apprendimento dello studente interessato, anche relativamente al territorio di riferimento. In tal senso il monte ore globale verrà ridefinito in base al percorso scolastico;
visto che, tale scelta avrà come effetto la riduzione del numero delle ore previste obbligatoriamente dalla «Buona scuola» per il triennio superiore (erano 200 ore per i licei, 400 per i tecnici e 400 per i professionale) e un taglio che ne deriva di circa 65 milioni di euro già dall’anno scolastico 2019-2020;
considerato che, nel primo anno di attuazione i dati dimostrano che sono stati 652.641 gli studenti che hanno fatto esperienze in alternanza, ben il 139 per cento in più rispetto al 2014/15. Delle classi terze, quelle che rientrano nell’obbligo previsto dalla legge, circa 455.062 studenti su 502.275 iscritti, il 90,6 per cento del totale. Altri dati dimostrano che le scuole che hanno fatto Alternanza sono passate dal 54 per cento al 96 per cento. I percorsi di Alternanza attivati hanno registrato un +154 per cento, passando dagli 11.585 del 2014/2015 ai 29.437 del 2015/2016. Le strutture ospitanti coinvolte sono state 149.795: +41 per cento rispetto all’anno precedente;
dai dati forniti dal precedente ministero risultano firmati 40 protocolli nazionale e 60 regionali, avviato con Unioncamere il registro nazionale delle imprese in alternanza, creato un sito internet http://www.istruzione.it/alternanza/index.shtml dedicato all’alternanza, risultano utili collaborazioni con Musei nazionali, parchi archeologici, associazioni nazionali, grandi imprese, amministrazioni comunali, enti no-profit e federazioni sportive, tutte con rappresentanza nazionale in modo da aiutare tutte le realtà scolastiche;
considerato inoltre che, la legge di bilancio 2017, ha inserito la possibilità di assumere, entro sei mesi dall’acquisizione del titolo di studio, studenti che hanno svolto, presso il medesimo datore di lavoro, percorsi di alternanza scuola-lavoro o periodi di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, godendo di un esonero contributivo (massimo di 3.250 euro annui per 3 anni);
per quanto riguarda il settore dell’università e della ricerca, il governo non assume nessun impegno finanziario;
nel settore dell’università, non risulta alcun dato circa l’incremento del fondo di compensazione necessario a sostenere la previsione di agevolare l’accesso alla no tax area al fine di ampliare la platea di studenti beneficiari dell’esenzione;
ampliare la platea degli studenti è una previsione che ci possiamo solo augurare, considerato che la Legge di Stabilità 2017, per la prima volta in Italia, con il Governo Renzi, ha introdotto la no-tax area per gli studenti che provengono da famiglie con meno di 13 mila euro annui di Isee. È stato inoltre reso strutturale l’incremento, già anticipato nel 2016, di 50 milioni di euro del fondo statale che integra le risorse regionali per le borse di Pag. 136studio: 210 milioni di euro annui in totale con un incremento percentuale del 57,0 per cento;
premesso altresì che, anche nel settore della ricerca, agli obiettivi altisonanti – di rafforzamento e valorizzazione delle misure esistenti – non fa seguito alcuna idea politica «di sistema»;
considerato che, per la ricerca il precedente Governo ha fatto scelte importanti: l’ultima legge di bilancio ha investito sulle giovani ricercatrici e i giovani ricercatori avviando un piano straordinario di reclutamento di oltre 2.200 ricercatori, di cui oltre 900 destinati al Sud;
considerata, inoltre, la previsione di revisione del sistema di accesso ai corsi a numero programmato, attraverso l’adozione di un modello che assicuri procedure idonee a orientare gli studenti verso le loro effettive attitudini;
valutati, altresì, gli interventi previsti per il settore dell’Alta Formazione Artistica e musicale circa un possibile completamento del processo di riforma del sistema di reclutamento; un possibile piano di riassetto complessivo del sistema e di riordino dell’offerta formativa, definendo i criteri per l’attivazione dei corsi di specializzazione e di formazione e statalizzazione degli ex istituti musicali pareggiati e delle ex accademie storiche, ove possibile;
considerato che, anche a sostegno dell’Alta Formazione Artistica e musicale i precedenti Governi hanno approvato significativi interventi di riforma: avviato un processo di graduale statizzazione delle Accademie di belle arti non statali e degli Istituti superiori di studi musicali non statali; adeguati i regolamenti AFAM in materia di contribuzione studentesca alle novità introdotte per la contribuzione degli studenti universitari; assegnati per le esigenze di funzionamento ordinario 22 milioni di euro nel 2018, +28,5 milioni nel 2019 e a 55 milioni dal 2020;
visto che, anche per quanto riguarda il settore per i Beni e le attività culturali, non si comprende in quale modo si intenda realizzare gli obiettivi riportati;
considerato che, il documento anticipa un piano straordinario di assunzioni, in modo da fronteggiare il grave deficit di organico in parte dovuto allo spostamento delle competenze sul Turismo al Mipaaft e al gran numero di pensionamenti nel breve periodo;
visto che si intende introdurre «un piano di digitalizzazione del patrimonio culturale»;
per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale, la Nota annuncia una serie di iniziative: «mappatura dei beni culturali abbandonati e non utilizzati; prevenzione del rischio per i siti archeologici; realizzazione di un Catalogo Unico Nazionale Digitale del patrimonio culturale; monitoraggio della gestione dei siti UNESCO italiani; sviluppo di reti museali; sperimentazione di card digitali per usufruire di beni ed attività culturali; valorizzazione del patrimonio culturale della moda e del design».
visti, invece, gli interventi avviati negli ultimi cinque anni di legislatura dal precedente governo a sostegno del settore dei beni culturali, quali l’ArtBonus, un credito di imposta al 65 per cento per le donazioni in favore della cultura, che ha portato, dalla sua introduzione, circa 7.000 mecenati a donare oltre 280 milioni di euro, per oltre 1.400 interventi in tutta Italia; interventi sui musei statali, che come avviene in tutto il mondo, sono diventati luoghi di ricerca, studio, educazione e promozione della cultura, in cui conservare e tutelare il patrimonio storico e artistico della Nazione;
visto che, per il settore del cinema e dello spettacolo, è stata già approvata, per la prima volta dopo oltre cinquant’anni, una legge che ha aumentato le risorse di oltre il 60 per cento, introducendo strumenti automatici di finanziamento con forti incentivi per i giovani autori e per chi investe in nuove sale, ha esteso il tax credit alla produzione e alla distribuzione di Pag. 137videogiochi, aumentati gli obblighi di programmazione e investimento delle televisioni a favore delle produzioni italiane;
considerato che lo spettacolo dal vivo è stato già oggetto di una legge che ha riformato il sistema di finanziamento del teatro e le modalità di sostegno straordinario alla lirica, ma che ha previsto, dopo anni di tagli, l’aumento delle risorse del Fondo unico per lo spettacolo,
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PARERE CONTRARIO
Ascani, Anzaldi, Ciampi, Di Giorgi, Franceschini, Piccoli Nardelli, Prestipino, Rossi.