Per troppi anni la scuola è stata considerata un luogo lontano dall’innovazione. Oggi assistiamo a un cambiamento di paradigma grazie alla puntuale ed efficace implementazione del Piano Nazionale Scuola Digitale che ieri è stato oggetto di un’importante iniziativa.
Finalmente, con questo progetto abbiamo lanciato un processo di innovazione del sistema di istruzione del nostro Paese. I dati emersi nel corso dell’incontro sono confortanti e descrivono una scuola rinnovata che prova a mettere gli studenti nelle condizioni di sviluppare le competenze per la vita.
I passi avanti fatti in poco più di un anno e mezzo sono stati straordinari: solo due anni fa i numeri evidenziavano una realtà molto diversa. Una scuola che non beneficiava di risorse per innovare con la conseguente arretratezza in fatto di digitalizzazione (l’Italia, secondo l’OCSE, è in ritardo di 15 anni rispetto ai partner europei).
Per questo con il Piano Nazionale Scuola Digitale sono state investite risorse per 1,1 miliardi di euro e dal 2015 sono state realizzate il 70% delle azioni previste dal Piano e sono già stati investiti 500 milioni per lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, il potenziamento degli strumenti didattici e laboratoriali, la formazione dei docenti.
Uno dei progetti più importanti riguarda la creazione di 25 curricola su competenze digitali: la scuola ha cominciato a scrivere dal basso percorsi per la didattica innovativa grazie anche alle risorse stanziate per la formazione di oltre 140mila dipendenti della scuola: 8.300 animatori digitali, 25mila docenti che costituiranno i “team per l’innovazione” (composti da almeno tre persone per ciascuna scuola a sostegno degli animatori), 7mila dirigenti scolastici, 18.500 tra Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi, personale amministrativo e tecnico per la scuola primaria e secondaria e 10 docenti per ciascuna scuola (per un totale di 85mila insegnanti circa).
Non stiamo, dunque, discutendo solo della digitalizzazione delle scuole, certamente necessaria visti i nostri ritardi, ma di un piano culturale che risponda alla necessità di costruire una visione di Educazione nell’era digitale attraverso un processo che, per la scuola, sia correlato alle sfide che la società deve affrontare nell’interpretare e sostenere l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita (life-long) e in tutti contesti della vita, formali e non formali (life-wide). Un processo che renderà le nostre scuole spazi aperti destinati all’apprendimento e non semplicemente luoghi fisici. In questo cambio di traiettoria, le tecnologie diventeranno abilitanti e al costante servizio dell’attività scolastica (per quanto riguarda l’apprendimento ma anche l’amministrazione).
Il grande lavoro messo in campo è stato premiato. Ora la cosa più importante è rafforzare l’alleanza con tutti coloro che ogni giorno realizzano la scuola, con i territori e con il mondo dell’impresa per fare in modo che il nostro sistema di istruzione diventi a tutti gli effetti uno dei più grandi generatori di innovazione del Paese.