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Ambrosini: “Il (nuovo) lavoro del libraio non si fa più tra gli scaffali”

Paolo Ambrosini, presidente dell’Associazione dei librai italiani, in una lunga intervista rilasciata al Corriere della SeraIl (nuovo) lavoro del libraio non si fa più tra gli scaffali richiamando l’attenzione sulla gravità della crisi delle librerie in Italia (2.332 i punti vendita cessati in cinque anni con la perdita di 4.596 posti di lavoro) ha lanciato la proposta «al pari delle spese mediche, bisognerebbe poter detrarre le spese dei testi scolastici».

Corriere della Sera – 13 dicembre 2019
Il (nuovo) lavoro del libraio non si fa più tra gli scaffali
In 5 anni chiusi 2.332 punti vendita. Ambrosini (Ali): «Bisogna fare circolare la cultura»

di Helmut Failoni

Allarme rosso. Paolo Ambrosini, presidente dell’associazione librai Ali-confcommercio, lancia un Mayday. Non è il primo e non sarà l’ultimo. Facciamo parlare i numeri prima. Sono 2.332 le librerie e cartolibrerie chiuse dal 2012 al 2017 (fonte Ali Confcommercio su dati Istat Asia) con la perdita nel periodo di 4.596 posti di lavoro. Lo stock di imprese cala del 13,47% sul totale al 2012.

Sono dati preoccupanti, ma che purtroppo non stupiscono più di tanto, sapendo che il mercato del libro in Italia si colloca entro le dimensioni modeste dei livelli mediterranei piuttosto che in quello ben più fiorente dei Paesi nordici, dove leggere è più la regola che non l’eccezione.

«I dati — racconta Ambrosini al “Corriere” dalla sua libreria di tradizione nel Veronese — sono uguali a quasi vent’anni fa. Identici. Nel 2001 come oggi soltanto il 40% per cento degli italiani legge un libro all’anno. In Germania credo sia l’80% e nei Paesi nordici i picchi sono ancora più alti». In una situazione del genere — accettata tacitamente dalla politica, che non muove un dito — , il rischio che corrono le librerie di tradizione e quelle medio piccole in generale, è quello della chiusura «nel peggiore dei casi. E vi assicuro che è la scelta più dolorosa, perché questo lavoro si fa per passione». E se non si chiude bisogna pensare a un ridimensionamento della propria attività o a «diventare catena. Ovvero vendere a uno grosso: preservi il tuo posto di lavoro e vai sotto un padrone».