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Un disegno di legge per promuovere la lettura

Articolo di Flavia Piccoli Nardelli pubblicato lunedì 6 febbraio sul quotidiano “La Stampa”.

Azioni di governo sul territorio nazionale e risorse per le biblioteche pubbliche

«Seicento professori universitari di chiara fama chiedono alla scuola primaria maggiori competenze, controlli più seri, partecipazione alle commissioni di esame di coloro che saranno poi responsabili dei successivi livelli di istruzione dei nostri ragazzi. La questione viene posta al governo e investe il Paese intero. Non è un problema secondario.

Intervengo in modo volutamente semplice proponendo una causa altrettanto semplice: gli italiani, non solo gli studenti, scrivono male anche perché non leggono. E’ la verità ma il tema va affrontato con la cautela, i distinguo e la complessità adeguate perché il fenomeno reca con sé motivazioni storiche, geografiche, economiche.

Gli studi di Tullio De Mauro, sia quelli che riconoscono nel nostro Paese il valore dei dialetti sia quelli dell’ultimo periodo della sua riflessione che lavorano sull’analfabetismo funzionale degli adulti lo dimostrano. Perché se è vero che gli adolescenti nelle rilevazioni internazionali in comprensione del testo si collocano a metà classifica su 68 paesi testati (test OCSE PISA), gli adulti italiani (test OCSE PIAAC) si collocano tra gli ultimi in assoluto.

A problemi sistemici bisogna opporre soluzioni sistemiche. In Italia, tradizionalmente, alla lettura è stato assegnato un ruolo accessorio, si pratica per diletto, quando invece è una necessità. Per molti coincide con il periodo dell’istruzione. John Dewey affermava che l’istruzione non è parte della vita ma la vita stessa. La scrittura è a essa collegata, dico di più: lo è la scrittura corsiva, proprio quella che oggi si pratica sempre meno nelle scuole. Rimando alle riflessioni di Benedetto Vertecchi sull’importanza dello scrivere a mano, della scrittura corsiva e della lettura, ad esse collegata.

La scuola italiana ha fatto tantissimo, se pensiamo che ha raggiunto in 40 anni un obiettivo immenso: abbattere l’analfabetismo di base che ha una lunghissima storia nel nostro Paese. Oggi, però, deve innalzare i livelli di competenze di tutti quei cittadini esclusi per troppi anni dal sapere. Eliminare l’esclusione porta con sé l’assunzione di responsabilità sempre più grande. I docenti universitari sanno bene che l’impreparazione in molti dei ragazzi che arrivano all’università è il costo di una scolarizzazione che abbiamo voluto e che vogliamo sempre più larga. Oggi è un dovere sociale e culturale dare a tutti la possibilità di innalzare il proprio livello di partenza. E la lettura è un’arma potentissima.

Questo per dire cosa? Per spingere i docenti di ogni ordine e grado a trasferire agli studenti il gusto della lettura e della scrittura? Certo ma non basta, devono trasferire loro l’abitudine, la necessità della lettura. Che è sociale e culturale. E non basta, non basta ancora, perché tanti rimangono indietro oppure smettono. La dispersione scolastica rimane nel nostro Paese, nonostante il recupero che si è fatto, troppo alta. I dati dicono che il mercato che traina l’editoria è proprio quello della fascia degli adolescenti.

Le biblioteche scolastiche sono una rete viva e fittissima. Servono azioni di governo, forti, coordinate e continue. Servono risorse dedicate. Vanno potenziate le biblioteche di pubblica lettura che debbono e possono costituire una rete viva di democrazia e promozione sociale sul territorio. Leggere per pensare meglio, per scrivere meglio, per vivere meglio. Tentano di lavorare in questo senso i due bonus, quello per i docenti e quello per i diciottenni, recentemente varati dal Governo. Aspettiamo i dati che ci forniranno per avere una lettura complessiva ma serve un quadro legislativo di azioni organiche.

È il senso di un disegno di legge sulla promozione della lettura (AC n 1504), elaborata dalla Commissione Cultura della Camera affinché dia centralità al leggere e allo scrivere. Per sollecitare i docenti e per andare oltre, sensibilizzando la popolazione italiana adulta. Abbiamo bisogno che ottenga oggi un’attenzione più viva da parte di tutti.