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Una mia riflessione sull’alternanza scuola/lavoro

In questi anni sono state realizzate molte misure importanti per combattere la dispersione scolastica, migliorare il quadro delle competenze degli studenti e favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Penso al sistema duale sperimentato con successo in molte scuole, all’apprendistato in formazione o all’alternanza scuola/lavoro. Purtroppo, proprio l’alternanza è stata oggetto di critiche e non si sono sufficientemente evidenziati gli elementi estremamente positivi che ha introdotto. 

Non vi è alcun dubbio che alcune scuole abbiano avuto delle difficoltà nell’affrontare la riforma ma derubricare l’alternanza a un complessivo insuccesso non è solo ingeneroso ma sembra non tenere conto del un numero assai significativo di esperienze che stanno dando buoni risultati.

Vorrei che fossero proprio loro a parlare: a Catania, liceo scientifico E. Boggia ha realizzato un museo delle memorie urbane con un rifugio antiaereo localizzato nel cortile dell’istituto; ad Avellino, il liceo classico Pietro Colletta e il Liceo Polivalente Paolo Emilio Imbriani con la collaborazione della Biblioteca Statale di Montevergine, hanno redatto un progetto per consentire di tenere aperta la loro biblioteca scolastica; il museo Peggy Guggenheim ha messo in rete diversi licei del Veneto nell’ambito dell’iniziativa “Tutta un’altra alternanza” che permette ai ragazzi di svolgere attività museali;  la scuola Guido Marcelli di Foiano della Chiana che, nell’ambito del progetto Ambienti Digitali per l’Apprendimento, ha realizzato il primo robot docente mettendo a frutto lo studio del coding e della robotica.

 

Perché faccio un elenco? Perché sono convinta che per comprendere il successo o meno di un progetto sia necessario vedere come è stato realizzato. Questi sono esempi di scuole che, grazie, ai fondi stanziati dal governo, dall’Europa e, a un sapiente utilizzo degli spazi straordinari concessi dall’autonomia scolastica, hanno dato vita a progetti innovativi e significativi per gli studenti.

Questo è il senso dell’alternanza che è una metodologia didattica innovativa e non, certamente, uno strumento per usufruire di manodopera a basso costo. L’alternanza non è un contratto di lavoro ma è uno strumento per fornire ai ragazzi le competenze e le conoscenze di base per inserirsi nel mercato del lavoro in un Paese dove, purtroppo, la relazione tra formazione e lavoro è assai fragile.

È del tutto evidente che l’amministrazione debba impegnarsi per individuare e combattere tutte le storture e, proprio in questo senso, è stata prevista – oltre il monitoraggio – una misura molto importante: la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti.

Questo è uno strumento che darà agli studenti la possibilità di valutare l’efficacia, la correttezza e la trasparenza dei  percorsi di formazione che svolgono. Il Miur, inoltre, sta lavorando ad una piattaforma che renderà operativa la carta, consentendo alle scuole di gestire al meglio i percorsi facendo incontrare domanda e offerta.

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Credo che il nostro obiettivo debba essere quello di far funzionare al meglio l’alternanza promuovendo una relazione più efficace tra scuole e imprese/enti e mettendo in rete le buone pratiche che funzionano, consentendo alle scuole più in difficoltà di essere sostenute da quelle che hanno realizzato percorsi che funzionano. Sarebbe un vero peccato perdere questa opportunità.